Non è la prima volta, infatti, che i talebani limitano in modo significativo la libertà femminile, con misure restrittive ascrivibili al loro primo regime nel Paese, dal ’96 al 2001.
Di lì, in seguito alla caduta del regime, le donne afghane avevano ripreso a frequentare la scuola e i luoghi di lavoro, fino a quando le loro vite sono state nuovamente stravolte dall’arrivo degli integralisti islamici.
L’istruzione, si sa, è l’arma più potente e non stupisce che i talebani abbiano imposto tali divieti.
Sebbene finora si siano verificate gravi violazioni in merito agli accordi internazionali, e non ci siano stati comunicati ufficiali da parte dei talebani, qualcosa si sta muovendo: nella regione occidentale, ad Herat, la terza città più grande dell’Afghanistan, molte scuole hanno riaperto.
Lo riferisce TOLOnews, il principale canale di notizie afgano, su twitter, postando la foto di una classe femminile e citando informazioni rilasciate da un’associazione locale di docenti. Il Consiglio degli insegnanti di Herat, infatti, in coordinamento con il Dipartimento dell’Istruzione, ha stabilito il provvedimento che interessa oltre 5000 giovani, dal settimo al dodicesimo anno di corso. Inoltre, secondo le stime dell’associazione locale, la decisione intende permettere il rientro in classe di 300mila ragazze, tenendo conto che una cospicua parte della popolazione scolastica – registrata dalle autorità – è composta proprio da loro.
L’intento, dunque, è quello che il provvedimento venga esteso alle studentesse del Paese, come richiesto dalle Organizzazioni internazionali governative e non, e dia nuova linfa alle aspirazioni infrante di tantissime ragazze.
Non è dato sapere quanto realmente abbia influito l’appello accorato di una studentessa che, a seguito di un breve intervento tenutosi lo scorso 21 ottobre durante una cerimonia a Herat, in occasione dell’anniversario della nascita del Profeta Maometto, ha stupito e commosso il pubblico. Anziché leggere una poesia, come da programma, la 15enne Sotooda Forotan ha dichiarato: «Oggi, come rappresentante delle ragazze, voglio lanciare un messaggio che proviene dai nostri cuori.
Sappiamo tutte che Herat è città della conoscenza… perché allora le scuole devono restare chiuse per le studentesse?», lanciando un chiaro monito ai talebani. L’appello è diventato ben presto virale tra gli utenti afghani dei social media, tornando ad alimentare la battaglia contro il bando dei mullah all’educazione femminile, consentita a livello nazionale finora soltanto nelle scuole primarie.
Tuttavia, nel resto dell’Afghanistan, al di là delle politiche oscurantiste dei talebani che non intendono comunque autorizzare classi miste né a scuola né all’università, ad impedire il rientro in classe delle studentesse più adulte potrebbe essere la drammatica situazione finanziaria in cui versa il Paese, a seguito del blocco dei sussidi internazionali: dalla salita al potere dei talebani, ad agosto, molti insegnanti denunciano di non aver ancora ricevuto nessuno stipendio.