Continuano le azioni da parte delle migliaia di attivisti arrivati in questi giorni a Glasgow per la 26esima conferenza della nazioni unite sul cambiamento climatico (COP26).
La giornata di ieri, 10 novembre, è cominciata alle 9, all’ingresso dello Scottish Event Campus che ospita la conferenza, con un open mic a disposizione di attivisti e leader del movimento climatico. Chiunque avesse qualcosa di importante da dire ha potuto prendere la parola, rivolgendosi ai delegati mentre entravano nel Campus, per domandare giustizia climatica e azioni reali, non soltanto parole e promesse vuote.
La mattinata è continuata con un presidio per smascherare l’operazione di greenwashing di Drax, l’azienda proprietaria della più grande centrale elettrica del Regno Unito (Drax Power Station), interamente alimentata a biomassa, responsabile del più alto numero di emissioni del paese e l’azienda che brucia più alberi al mondo sotto forma di pellet compresso. Attivisti di Extinction Rebellion e BiofuelWatch, provenienti da tutto il Regno Unito, Europa e Canada hanno manifestato all’esterno della sala dell’incontro della World Bionergy Association, per chiedere che si ponga fine all’importazione di legname da Stati Uniti, Canada, Estonia e Lituania. Sally Clark, di Biofulewatch, ha dichiarato: “E’ vergognoso che il più grande bruciaotre di alberi del mondo, Drax, e il più grande produttore di peller, Enviva, giochino un ruolo di rilievo alla COP26 mentre le comunità che subiscono l’impatto della distruzione delle foreste da parte di Drax sono escluse dal summit sul clima”. [Stand.earth]
Verso l’ora di pranzo, una trentina di buddisti legati alla comunità XR Buddhists sono entrati nella sede centrale della Barclays Bank, sedendosi a terra e iniziando a meditare nello stupore dei presenti.
Alle 15, invece, si è concluso il presidio davanti al quartier generale di JP Morgan, che con 316 miliardi di dollari investiti in combustibili fossili dalla firma degli Accordi di Parigi nel 2015, è il maggiore finanziatore privato mondiale dell’industria fossile [bankingonclimatechaos]. XR Scozia ha protestato davanti a JP Morgan ogni giorno dall’apertura della Conferenza, chiudendo con una veglia di 24 ore con il sostegno XR UK, XR Parigi e XR Doctors.
Alle 16 gli attivisti si sono spostati in corteo verso la sede della COP26, per unirsi alla fiaccolata per commemorare Ken-Saro Wiwa, attivista e poeta nigeriano ucciso il 10 novembre 1995 per aver accusato Shell di essere causa della devastazione del territorio del Delta del Niger e di aver violato i diritti umani della comunità a cui appartiene quel territorio, gli Ogoni.
La Shell, infatti, estrae riserve di petrolio sotto le zone umide del delta del Niger, causando fuoriuscite di petrolio, fughe di gas e inquinamento terrestre, idrico e atmosferico su vasta scala da decenni.
Anni di devastazione e sfruttamento del territorio, hanno reso quelle zone uno dei luoghi più inquinati della Terra e il programma Ambientale delle Nazioni Unite ha affermato che potrebbero volerci fino a 30 anni per bonificare l’inquinamento causato da Shell e altre compagnie petrolifere.
Dopo una grande mobilitazione locale, Ken-Saro Wiwa fu ucciso insieme ad altri 8 attivisti Nigeriani dell’etnia, i quali furono prima arrestati e poi giustiziati.
Le persone che vivono oggi nel Delta del Niger sono costrette giornalmente a bere, cucinare e lavarsi con acqua inquinata e a mangiare pesce contaminato dal petrolio e da altre tossine, a causa delle attività di numerosissime aziende petrolifere.
Tra queste, Eni, azienda partecipata al 30% dallo stato italiano.
Noo Saro-Wiwa , figlio di Ken-Saro Wiwa, lo scorso anno ricordava la morte del padre con queste parole:
«25 anni fa, mio padre, Ken Saro-Wiwa, e i suoi otto colleghi sono stati assassinati dal regime militare nigeriano dopo aver condotto un finto processo. Il loro unico “crimine” è stato quello di lottare pacificamente per i diritti umani del popolo Ogoni e di fare una campagna contro le perdite di petrolio nel delta del Niger. I loro corpi sono stati sepolti in una tomba senza nome per quasi un decennio. Quando la nostra famiglia ha finalmente ricevuto i resti di mio padre abbiamo dovuto riassemblare il suo scheletro con le nostre mani prima di dargli una degna sepoltura. Ancora oggi il governo nigeriano non gli ha concesso la grazia ufficiale. Questo la dice lunga sulla nostra cosiddetta democrazia. Nessun governo può definirsi civile o rivendicare un’autorità morale, mentre si rifiuta di scagionare questi uomini innocenti.
#BlackLivesMatter al di fuori dell’Africa solo quando queste vite conteranno in Africa stessa»
Per scaricare “Il Delta dei Veleni”, il libro sugli impatti delle attività di Eni e delle altre multinazionali del petrolio in Nigeria
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