L’astensionismo nelle periferie non può non insegnarci qualcosa
La questione delle periferie è una questione sempre più scottante, la domanda di sicurezza ha implicazioni molto ampie.
Implica la richiesta di un sostanziale cambio di passo nella determinazione della qualità della vita in particolare nelle circoscrizioni 5 e 6, le più critiche sotto questo punto di vista.
Occorre che la prossima consiliatura abbia il coraggio di mettere in gioco tutta l’autorevolezza per dialogare con Regione, Prefettura, Questura e Procura per l’affermazione di un criterio di equità e giustizia sociale oltre che ambientale: Torino è una città che ha 2 anni di aspettativa di vita inferiore alla media nazionale, questo evidentemente sia per la qualità dell’aria, sia per la qualità delle vita e dei servizi, non ultimi quelli sanitari di prossimità.
Non solo: Torino è ricca di movimenti e associazioni che molto stanno facendo in questo senso.
Lavorare sulle periferie per garantire equità e qualità della vita impone politiche serie, investimenti, servizi di prossimità, che non possono non partire dall’ascolto attento e da una volontà reale di risolvere: la cittadinanza torinese ha a tutti gli effetti il background culturale per sostenere ed appoggiare politiche eque.
La redazione torinese di Pressenza, dal canto proprio, seguirà con attenzione le politiche della prossima consiliatura in particolare per quanto riguarda le circoscrizioni 5 e 6.
Occorrerà sgombrare il campo da una demagogia razzista e/o xenofoba, occorrerà che sia perseguito chi delinque in funzione del reato e non del luogo di nascita o dell’origine familiare, con equità, senza aggravanti pregiudiziali.
Occorrerà una grande professionalità scevra da pregiudizi da parte di tutti i corpi dello Stato.
Occorrerà che eventuali politiche di riqualificazione dei quartieri siano fatte con l’attenzione e la protezione delle fasce più fragili, senza relegarle, in abbandono, in quartieri sempre più periferici altrettanto abbandonati.
Occorrerà affrontare con serietà e soluzioni condivise tra le parti la questione delle persone Rom, Sinti e Caminanti, in totale discontinuità con ciò che è stato fatto in particolare dalla precedente amministrazione.
Enorme è la richiesta di case accessibili alle fasce più deboli: occorrerà avere il coraggio e la saggezza di ascoltare anche le istanze delle parti più radicali, spesso le uniche che danno voce alla fragilità sociale.
Tutto questo in nome della sicurezza, della pace e dell’equità sociale, senza la quale non ci può essere qualità della vita.