27 ottobre – 5 novembre 2021
Complesso di Vicolo Valdina | Sala del Cenacolo
Piazza in Campo Marzio, 42, Roma
Orari di apertura: 27/10 – 4/11 dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso 17.30)
5/11 dalle 10 alle 14.
Chiuso sabato e domenica.
Dopo aver toccato oltre 60 città in Italia e nel mondo, dal 27 ottobre al 5 novembre le fotografie scattate dagli studenti di Still I Rise approdano per la prima volta nel cuore delle istituzioni italiane.
Nella splendida cornice affrescata della Sala del Cenacolo, all’interno del Complesso di Vicolo Valdina della Camera dei Deputati, la mostra fotografica “Through Our Eyes” (Attraverso i nostri occhi) rivelerà lo sguardo di ragazzi e ragazze profughi e vulnerabili, in una linea ideale che collega l’hotspot di Samos, in Grecia, alla città di Ad Dana, nel Nord Ovest della Siria.
Una selezione di 40 scatti racconterà di paure e speranze, di sogni ed estreme condizioni di vita, di amore e smarrimento. L’attenzione dei giovani autori delle fotografie, di età compresa tra i 10 e i 17 anni, si poserà con innocenza ed estrema saggezza sul mondo che li circonda, cercando un senso alle difficoltà, guardando al futuro talvolta con speranza, talvolta con estrema rassegnazione.
Il progetto era nato nel 2018 a Samos come un semplice compito di fine corso del laboratorio di fotografia del centro educativo Mazì: tuttavia, la potenza del risultato finale lo ha trasformato in un’esibizione fotografica che ha raggiunto migliaia di visitatori in Italia e nel mondo, declinandosi poi nell’omonima docu-serie, fino a confluire nel libro “Attraverso i nostri occhi”. Successivamente, Still I Rise ha replicato il progetto anche nella città di Ad Dana, dove sorge il centro educativo Ma’an, affinché anche gli studenti siriani potessero avere la stessa opportunità dei loro compagni in Europa.
«Quello che ci ha colpito di più quando abbiamo visto le fotografie realizzate dai nostri studenti a Samos è stato il fatto che si siano soffermati anche sulle bellezze dell’isola, sui momenti di svago all’esterno del campo, sui sogni e sulle speranze per il futuro», dichiara Nicoletta Novara, ideatrice della mostra. «Se dovessi rifare il progetto fotografico in questo momento, adesso che i nostri studenti vivono in un campo nuovo che assomiglia tanto a una prigione, distante 8 chilometri da tutto, credo che anche quella parte sarebbe annullata, lasciando spazio solo alle difficoltà e agli ostacoli che devono sormontare ogni giorno. Un po’ come nelle fotografie che ci sono arrivate dalla Siria, c’è una poesia struggente nei loro scatti e la certezza di un’infanzia rubata e segnata per sempre dalla guerra».
Through Our Eyes è diventato così il simbolo di un’infanzia e un’adolescenza che hanno qualcosa da dire, ma restano private di un luogo e del modo per far ascoltare la propria voce.