La città eterna, blindata per i grandi 20, si è svegliata all’alba con i manifestanti di Extinction Rebellion e del Climate Camp seduti e distesi in mezzo alla strada, sotto al Ministero della Transizione Ecologica. Fermavano il traffico con i loro corpi, lasciandosi portare via di peso dalle forze dell’ordine. “Da Roma a Glasgow le vostre soluzioni sono il problema” è lo slogan degli attivisti, riferendosi agli ormai decennali fallimenti dei vertici dei potenti. Che non hanno fatto altro che aggravare la situazione. Domani inizierà la Cop 26 a Glasgow, ma anche stavolta non sembra avere buone premesse.
Il pomeriggio, mentre la città era bloccata e blindata (compresa la zona della stazione Termini), per permettere ai grandi Venti (e consorti) di fare shopping, gitarelle, summit e riunioni…
Al di fuori della zona rossa, al di là di una cortina di blindati e forze dell’ordine in assetto antisommossa, dalla Piramide alla Bocca della Verità, sfilavano pacificamente le lotte degli oppressi del mondo.
I contadini indiani contro il presidente Modi “fascista e genocida”, (in un anno sono morti almeno 500 contadini per mano della polizia); i curdi contro il dittatore turco Erdogan, che usa impunemente armi chimiche nel silenzio internazionale, “fuori la Turchia dall’Iraq e dalla Siria del Nord, basta guerre sporche” c’era scritto nei loro striscioni e ti ringraziavano quando li fotografavi.
Ha sfilato anche la comunità sudanese dicendo no al colpo di stato dei militari, e le donne dell’Equador che gridano la loro rabbia contro il regime corrotto di Lasso, poi c’è il Fronte di liberazione del popolo dello Sri Lanka, le bandiere palestinesi, la Rete no War e i cartelli che ricordano Assange, giornalista incarcerato e perseguitato dalle grandi “democrazie” del mondo (USA) per aver scoperto e resi pubblici crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti in Iraq e Siria.
E ancora la protesta contro i lager libici e contro i governi (tra cui l’Italia) che stringono accordi coi torturatori, striscioni anticapitalisti e anche contro il greenpass, anime e lotte diverse tenute insieme dalla voglia di costruire un mondo diverso, più equo inclusivo e giusto.
Tante bandiere rosse, lo slogan “Produci consuma crepa, questo è il capitolocene” dei Cobas.
La massiccia e potente presenza degli operai GKN, arrivati in 500 da Firenze a gridare i loro diritti.
La lotta per un reddito universale, per l’acqua pubblica, contro i brevetti, la lotta per il clima, contro il fossile, il grido dei giovani per il loro futuro. Tutti in corteo, tra musiche, percussioni (con oggetti riciclati) e balli, (anche a piedi nudi sull’asfalto). Risate e rabbia, rabbia e amore.
Cartelli con scritto “fora Bolsonaro”, che ricordano la deforestazione e i crimini contro la madre terra, contro gli animali, contro il pianeta vivente. Commessi da tutti i potenti del mondo (e in parte anche dalla complicità di noi cittadini).
E infine un signore anziano in bici, sorridente, con la bandiera della pace e un cartello che condensava tutto:
“Forse la destra fascista e populista prende piede, perché non c’è più la sinistra”
Voi G20 noi il futuro!