Anche nel caso del ciclone che si sta abbattendo sul territorio siciliano in queste ore, e che rischia di trasformarsi in uragano, conosciamo bene la grammatica che ci sta dietro: non è accettabile parlare di emergenza o di cambiamento climatico senza parlare delle risorse, degli investimenti, della messa in sicurezza dei territori, delle priorità che governo e amministrazioni locali assegnano a questo tema.
Negli ultimi tempi sempre più spesso viene nominato il PNRR, il piano di ripresa secondo il quale sono previsti investimenti in vari ambiti centrali, dalla sanità alla scuola al “consumo del suolo”. In merito a questo Draghi invita a limitare i danni quando in realtà solo un’inversione di rotta nella produzione indiscriminata e nel consumo, anche dei territori stessi, potrebbe dare un po’ di speranza. Lo stesso rapporto del 2021 dell’Ispra, agenzia scientifica del governo, scrive quanto segue “Il consumo del suolo, il degrado del territorio e la perdita delle funzioni dei nostri ecosistemi continuano a un ritmo non sostenibile e, nell’ultimo anno, quasi due metri quadrati ogni secondo di aree agricole e naturali sono state sostituite da nuovi cantieri, edifici, infrastrutture o altre coperture artificiali. Il fenomeno quindi non rallenta, neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown, con più di 50 chilometri quadrati persi, anche a causa dell’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale. Le conseguenze sono anche economiche, e i “costi nascosti”, dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 8 anni, sono stimati in oltre 3 miliardi di euro l’anno che potrebbero erodere in maniera significativa le risorse disponibili in tal senso”.
Si contano già i morti, si appella alla responsabilità individuale di stare al sicuro per non incorrere nell’allerta meteo, ma le avvisaglie dei disastri annunciati non vengono mai prese in considerazione. Questi fenomeni devastanti sono il risultato dell’abbandono dei territori a beneficio degli interessi di pochi. Ingenti somme di denaro pubblico vengono sperperate per allestire e difendere cantieri come quello del Tav, per farne l’esempio più significativo in termini di anni e soldi spesi, ma lo stesso modus operandi si delinea da nord a sud, così come le esperienze di lotta dal basso che resistono a queste operazioni vergognose.