Abbiamo fatto il punto sulla comunità Rom della Città Metropolitana di Torino con Igor Stojanovic, attivista del Centro socio-culturale Rom Sinti e Caminanti “Per il futuro”
Ci può fare un bilancio sulla precedente amministrazione guidata dalla Sindaca Appendino?
Per quanto riguarda il tema Rom gli effetti delle politiche della scorsa amministrazione sono stati devastanti. Le azioni intraprese hanno avuto ripercussioni molto negative sulla nostra comunità.
Il Progetto Speciale (lo sgombero di via Germagnano) non ha avuto alcun esito positivo per noi, possiamo definirlo un disastro sociale.
A forza di sgomberi sono venute anche a mancare delle persone Rom anziane non più in condizioni di poter vivere una vita, sebbene tribolata come lo era la vita nel campo di via Germagnano.
Abbiamo rilevato un aumento di “romfobia” a “antiziganismo” che è stato fomentato anche da quell’amministrazione. Siamo stati definiti “il problema Rom”, è evidente che ciò fomenta l’intolleranza, la romfobia appunto.
Dobbiamo anche ricordare, rispetto all’amministrazione Appendino, che persone che vivevano in campi diversi e si sposavano, non potevano fare nucleo familiare perché veniva loro negato lo spostamento di residenza da un campo all’altro, anzi, la risposta che veniva data è: ”se avete dei bambini mandiamo i servizi sociali a controllare”.
Stiamo parlando di matrimoni ufficializzati dal Comune, ricordiamo che mentre in passato il matrimonio Rom veniva riconosciuto, ora non è più così.
La visita da parte dei servizi sociali, per le persone Rom dei campi è un forte deterrente, benché siano norme previste. In Comune sanno bene che le persone dei campi vivono, come chiunque, con grande disagio la visita dei servizi sociali.
In Comune sanno altrettanto bene che il dormitorio per le persone sgomberate dai campi non è una via percorribile.
Come attivisti della comunità Rom, cosa vi aspettate da questa amministrazione?
Non ci aspettiamo un atteggiamento particolare, che questa consiliatura coccoli i Rom, che diventi “amica dei Rom”.
Ci aspettiamo che si prosegua ciò che abbiamo coltivato in questi mesi o anni con alcuni Consiglieri, attualmente eletti sia in Sala Rossa, che nelle circoscrizioni.
Dopo il disastro provocato dalle politiche di Appendino cha hanno determinato l’occupazione abusiva di case ATC, alcuni Consiglieri ci hanno realmente aiutato a seguire le varie situazioni.
Ad esempio in Parella siamo riusciti a fare un buon lavoro, a nostro avviso da prendere ad esempio, c’è stata da parte dei Consiglieri di Circoscrizione molta disponibilità e collaborazione, nonostante la pervicace opposizione delle destre.
Anzi, a nostro avviso hanno colmato anche delle carenze da parte dei servizi sociali. Dobbiamo evidenziare che da parte dei servizi social ci sono state minacce di separare le famiglie occupanti dai propri bambini: stiamo parlando di famiglie occupanti per stato di necessità e in periodo di pandemia.
Proponete che sia istituito un tavolo?
Innanzitutto occorre ripartire dal tavolo Rom, bisogna però che sia un tavolo reale e non “finto” come è successo con la precedente consiliatura, ci sentiamo di dover dare una mano all’amministrazione della Città Metropolitana.
Riteniamo che da parte del neo-sindaco Lo Russo, che abbiamo incontrato prima delle elezioni, ci sia disponibilità a risolvere i problemi che l’invisibilità e l’antiziganismo hanno creato.
Lo Russo sa che a Torino ci sono moltissime persone Rom perfettamente integrate.
Ciò che noi abbiamo chiesto è legalità: avete pubblicato articoli sui Piani Operativi Nazionali (PON) e delle Città Metropolitane che hanno gestito i fondi strutturali europei, di cui una parte assegnati alle minoranze etniche. Non vogliamo fondi che non ci spettino di diritto: ci sono già le strategie europee.
Stiamo lavorando con l’UNAR alla determinazione di strategie nazionali.
Riteniamo che l’incontro con Lo Russo sia stato positivo.
Veniamo al campo di Strada Aeroporto
E’ un campo abitato ormai da poche persone, da persone anziane e da giovanissimi.
Sono completamente emarginati, inoltre in epoca pandemica la DAD è stato un enorme problema: abbiamo portato dei tablet insieme ad altre associazioni di volontari, ma, mancando il wi-fi, la qualità della connessone è bassissima.
Occorre puntare al superamento del campo, anche percorrendo la strada delle micro-aree (terreni atti ad ospitare una famiglia allargata, distribuiti per la Città Metropolitana) per coloro che non vogliono vivere in appartamento, queste aree devono essere collocate in zone non isolate ma con disponibilità di servizi, scuole, ecc…
Occorre anche una politica di accompagnamento per coloro che accetterebbero una casa popolare, vivere in un campo non è come vivere in un condominio, occorre quindi ben spiegare, seguire le persone che dal campo si trasferirebbero negli appartamenti in modo da favorirne l’integrazione.
Occorre quindi volontà politica e anche coraggio, quello che è mancato alla parte “sana” a sostegno della precedente amministrazione, parte con la quale abbiamo continuato a dialogare.