Oltre 170 attiviste di 511 comunità originarie provenienti dai nove Paesi dell’Amazzonia hanno denunciato di essere state escluse dalla Cop26, la conferenza sul clima prevista a Glasgow dal 31 ottobre. Parallelamente, le rappresentanti hanno adottato una dichiarazione nella quale ribadiscono l’importanza del ruolo delle donne nella difesa della foresta.
Gli appelli sono arrivati al termine dei quattro giorni di lavori della prima Cumbre de mujeres originarias de la cuenca amazonica, che si è tenuta tra l’8 e il 12 ottobre a Tena, nel distretto di Cundinamarca, nel centro-nord della Colombia, ed è stata promossa dalla Coordinadora de las Organizaciones Indigenas de la Cuenca Amazonica (Coica).
Gli incontri sono stati animati da 174 attiviste, in rappresentanza di comunità originarie di Brasile, Bolivia, Colombia, Perù, Ecuador, Bolivia, Guyana, Guyana francese e Suriname.
Le native, stando al quotidiano colombiano El Espectador, hanno inviato una missiva ai vertici della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, rivendicando il ruolo di “guardiane” della foresta ed evidenziando di “non avere quote specifiche per partecipare alla Cop26 o strutture a cui partecipare”.
“L’attuale sistema di finanziamento non protegge le foreste: cerca solo di ridurre le emissioni e perpetua il modello socioeconomico che ci ha portato qui” hanno aggiunto le attiviste, che hanno chiesto maggiore coinvolgimento.
Alla fine della Cumbre le partecipanti hanno anche prodotto un appello in cinque punti che si iscrive nel contesto dell’iniziativa lanciata dai popoli originari a settembre per promuovere la protezione dell’80 per cento dell’Amazzonia entro il 2025, denominata ‘Amazonía por la vida: protejamos el 80% al 2025’.
Nel documento sono messe in risalto le richieste delle attiviste, tra le quali la creazione di un fondo economico delle donne originarie della regione amazzonica.