Venerdì 8 ottobre scorso si è tenuta una conferenza all’Università Statale di Milano alla quale ha partecipato il Sen. de Falco
Nella registrazione della conferenza (in fondo all’articolo), della quale abbiamo scritto, al minuto 1:35:26 de Falco dichiara che il CPR Corelli di Milano costa trimestralmente 87.000 euro solo per il personale esterno, quindi il personale fornito dallo Stato per il funzionamento della struttura.
A questi costi occorre aggiungere il mantenimento strutturale del CPR, affidato alle Opere Pubbliche, e il costo procapite giornaliero riconosciuto al Gestore privato per ogni persona migrante presente nella struttura.
Dai dati ufficiali diffusi il giugno scorso dal Garante Nazionale per le persone private della libertà (pag. 8) leggiamo che CPR Corelli di Milano, in particolare rispetto a Roma, Torino e Gradisca d’Isonzo, ha un numero limitato di posti effettivi, logico supporre un impiego più limitato di personale.
Il Sen. de Falco ha poi sottolineato l’inefficienza, l’anno scorso il numero complessivo di rimpatri è stato del 50% rispetto al numero complessivo di persone migranti detenute nei CPR: la maglia nera va a Macomer, ma anche Caltanissetta, Roma, Palazzo S. Gervasio (PZ) – di cui il Gestore e anche l’attuale subentrato a Milano – si sono distinti per un basso numero di rimpatri.
Per rimpatriare occorrono accordi tra gli Stati, è logico supporre che non si possa portare in aereo una persona migrante al suo Paese di origine, farlo scendere dalla scaletta dell’aereo e lasciarlo sul piazzale senza scatenare un incidente internazionale, sussistono inoltre molte limitazioni a causa del covid, che prevedibilmente si trascineranno per qualche anno.
Motivo per il quale il numero di rimpatri annui è sostanzialmente un tetto numerico oltre il quale è difficile andare: dato questo numero di rimpatri annui operabile è evidente che il numero delle strutture dovrebbe diminuire, con la chiusura dei CPR meno efficienti, con notevole giovamento dei costi a carico della collettività; inutile che siano detenute più di 2.000 persone, come successo l’anno scorso, senza che siano rimpatriate, cosa tra l’altro illegale in base all’art.14 del Dlgs 286/98 (e successive modificazioni) che sancisce che la detenzione nei CPR deve avvenire ai fini di rimpatrio, per il tempo strettamente necessario, e a fronte di situazioni transitorie, uno degli argomenti affrontati nell’intervista al Sen. de Falco
Inutile detenere persone migranti, come è successo nel caso di Moussa Balde, guineiano, che si è tolto la vita nel CPR Brunelleschi di Torino, quando con la Repubblica di Guinea da anni non si effettuano rimpatri.
Solo l’anno scorso, come si evince dal precedentemente citato rapporto del Garante Nazionale e come abbiamo già scritto in questo articolo, in 27 Paesi non sono stati effettuati rimpatri.
Resta poi l’enorme interrogativo sull’effettiva opportunità di privare della libertà persone che non hanno commesso alcun reato penale, per la loro condizione di migranti e non per ciò che hanno commesso, i CPR sono uno dei tanti aspetti molto controversi delle politiche, italiane e non, sull’immigrazione: la privazione di libertà a fini di rimpatrio è praticata in molti Stati europei.
Video della conferenza all’Università Statale di Milano: