Più di 40mila persone sono scese in piazza oggi a Roma per far sentire le richieste della società civile al summit dei 20 paesi più industrializzati, il G20, di cui si svolge in questi giorni il vertice finale. Ai meeting a porte chiuse, che escludono il pubblico persino dalla conoscenza dei punti in agenda, abbiamo opposto la partecipazione, l’inclusione, la cura, perché crediamo che le agende politiche si debbano scrivere ascoltando le voci delle persone che si incontrano nelle strade, delle categorie marginalizzate e dei territori colpiti dalle catastrofi ambientali”.
Un corteo variegato e colorato in cui si è realizzata la convergenza di movimenti di tutta Italia: non solo Fridays for future ma anche le vertenze operaie e del lavoro come la Gkn, l’Alitalia, la Whirlpool; Extinction Rebellion e tutti i movimenti sociali, ma anche le esperienze del mondo contadino e dell’agroecologia; le reti studentesche, i movimenti per l’abitare; la rete Fuori dal Fossile e i movimenti No Tav, No Triv, per l’acqua pubblica e contro il nucleare; le esperienze transfemministe e gli zapatisti e le zapatiste del Consiglio Nazionale Indigeno dell’Ezln dal Chiapas; i sindacati di base; insieme a tutte le cittadine e tutti i cittadini preoccupat@ per il proprio futuro.
“Nessuno dei paesi del G20 è sulla buona strada per mantenere la Terra sotto 1,5 °C di aumento della temperatura, e le tante promesse verranno anche stavolta disattese, come i 100 miliardi annui ai paesi meno industrializzati.” dichiara Filippo Sotgiu, portavoce di Fridays for future. “L’unico modo per evitare una catastrofe climatica è ripensare il nostro sistema globale, cancellare debiti ingiusti, stracciare accordi con chi ci ha mentito e ingannato. Per questo siamo qui oggi, per mettere sul tavolo del G20 questa idea, che nessuno dei Grandi si azzarda a considerare, ma che è l’unica carta vincente nel gioco della Crisi climatica”
Stamattina inoltre gli attivisti del Climate Camp hanno bloccato in modo pacifico e nonviolento Via Cristoforo Colombo: l’arteria stradale che porta alla Nuvola, sede del G20, impugnando lo slogan: “Da Roma a Glasgow le vostre soluzioni sono il problema!” per denunciare che le decisioni dei leader politici del G20 non sono minimamente in linea con i target scientifici e rischiano di compromettere anche l’esito della COP26 di Glasgow.
Le richieste degli attivisti di Fridays for future al G20
Non c’è più tempo per le modifiche marginali, le strade da seguire sono tracciate:
Zero energia da fonti fossili, compreso il gas: si continua a parlare solo di uscita dal carbone, senza alcun accenno all’uscita dal gas per il quale, invece, vengono costruite nuove centrali. Il G20 deve prendere una posizione netta per l’uscita da questa fonte altrettanto fossile e climalterante, anche in previsione della COP26.
Piani reali di transizione e riconversione ecologica, ora: è inutile proporre false soluzioni come il biogas, le biomasse o gli impianti di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). Anzi, è dannoso, perché non solo rallentano la vera transizione, ma fanno pensare che non sia necessario un cambiamento strutturale.
Cancellazione del debito dei Paesi più poveri: va rinegoziato il debito dei paesi del Sud mondo per permettergli di agire sulla mitigazione climatica e sociale nel lungo termine.
Green Fund a fondo perduto: il Green Fund, ovvero i 100 miliardi che le nazioni storicamente responsabili delle emissioni si sono impegnati a dare ai Paesi in via di sviluppo, deve essere a fondo perduto, non un prestito. È un fondo che i Paesi che si sono arricchiti inquinando di più e sfruttando quegli stessi Stati sono tenuti a dare in un’ottica di giustizia climatica, e che dovrebbe essere colmato tagliando i sussidi alle industrie dei combustibili fossili o inquinanti.