Passano i decenni ma i meccanismi di piazza si ripetono. Almeno in Italia. Si è visto il 9 ottobre 2021 quando un gruppo di figuri forzanovisti ancora annidati a Roma – gente che da sempre cerca di fare la mosca cocchiera – si è staccato dalla manifestazione di massa contro il lasciapassare sanitario (greenpass) ed è andato ad assaltare la sede della Cgil. La polizia non lo ha impedito. Ha reagito solo in prossimità di palazzo Chigi. E naturalmente, il coro di politici e media è stato unanime: “no-vax violenti”, “no-pass fascisti”, “squadristi”, “marcia su Roma”. Così ogni riflessione sulle misure pandemiche viene oscurata, anzi stigmatizzata. Proprio alla vigilia dell’entrata in vigore del lasciapassare su tutti i posti di lavoro, il 15 ottobre.
Il copione non è nuovo: scalmanati di incerta o certa origine si muovono liberamente, senza che le forze dell’ordine li isolino per tempo, e fanno danni marchiando e macchiando proteste pur pacifiche e di grandi dimensioni.
E’ molto chiaro. Lasciare che pochi invasati aspiranti capipopolo rovinino le manifestazioni, conviene al potere. C’è chi dice che il fenomeno sia addirittura fomentato. Ma al potere è sufficiente lasciar fare.
Ecco due piccoli ricordi personali di antefatti, seppure su tutt’altre tematiche.
Genova 2001, manifestazioni contro il G8. Andando in giro per le vie della città percorse da diversi cortei; imbattendomi nei misteriosi black bloc che spaccavano vetrine e saccheggiavano negozi, chiedevo ai poliziotti che erano schierati a due passi dagli incappucciati (purtroppo non avevo macchina fotografica con audio per documentare): “Ma perché non fermate quei banditi mascherati anziché caricare le famiglie pacifiche?”.
Ed ecco le parole dell’unico poliziotto che mi rispose mentre gli altri facevano finta di nulla: “Non siamo attrezzati x la guerriglia urbana”. Significativo, no?
Roma 1991, manifestazioni contro la guerra del Golfo. In coda ai nobilissimi cortei contro le bombe sugli iracheni (un doloroso spartiacque per molti di noi: la prima guerra diretta di aggressione italiana dei tempi recenti), c’erano sempre gruppetti mascherati che spaccavano qualcosa. Allora, pur da ingenua manifestante antiguerra, pensavo: “Questi cretini proprio convengono a un governo che bombarda: lo legittimano”.
E adesso, Roma, 9 ottobre 2021, protesta contro la gestione politica-sanitaria-mediatica della pandemia. Decine di migliaia di persone hanno riempito piazza del Popolo come avviene da luglio ogni sabato in diverse città, nel silenzio dei media e della politica che nei loro trafiletti bollano tutti i partecipanti come “no vax”. Il 9 ottobre il focus della protesta è stato il lasciapassare “sanitario”, un nonsenso dal punto di vista della sicurezza sanitaria – come hanno ben spiegato diversi esperti di sanità e diritto nell’audizione alla Commissione affari costituzionali fra il 6 e il 7 ottobre.
La manifestazione del 9 ottobre non aveva organizzatori veri e propri. Autoconvocata. In piazza, come si può vedere dai video, mescolati a tante persone pacifiche, c’erano i soliti destri che a Roma sopravvivono, con le loro bandierone tricolori oversize e le urla da tifo calcistico. In precedenza la destra romana era stata isolata, perché le proteste avevano organizzatori veri e propri (ad esempio il Fronte del dissenso il 25 settembre e a fine luglio; o Primum non nocere agli inizi di settembre), oppure non erano nazionali e quindi limitate nel numero. Invece, il 9 ottobre, Forza nuova e dintorni ha fatto quello che ha voluto. E naturalmente, media e politici sono andati a nozze, soffermandosi senza risparmio su questo “violento assalto no pass”.
C’è da giurare che, siccome non avranno sequele teppiste, gli scioperi di lunedì 11 ottobre organizzati dai sindacati di base e dai lavoratori portuali saranno ignorati. Soprattutto nella loro critica del lasciapassare “sanitario”. Ecco qui quanto ha scritto il Calp (Collettivo autonomo lavoratori portuali di Genova), gli stessi lavoratori che negli anni si sono impegnati contro l’export di armi all’Arabia saudita impegnata nell’aggressione allo Yemen: “Risponderemo al tentativo di imporre il Greenpass nello stesso modo in cui rispondiamo ai conti nui attacchi ai diritti, alla sicurezza e ai salari dei lavoratori. (…) Il Greenpass è uno strumento in più dei padroni per dividere e colpire i lavoratori”, una “logica di dominio che non ha nulla a che fare con la sicurezza”.