Ecco la quindicesima testimonianza di un ergastolano:
Il mio dramma è iniziato il 26 febbraio 1992, data del mio arresto, dopodichè condannato alla pena dell’ergastolo. Inizio col dire che quando sono stato arrestato ero una persona brillante, solare, con tanta voglia di vita, il sorriso era sempre presente sul mio volto, ed ero anche forte e stracolmo di salute. Fino al mio arresto non avevo mai preso neanche una compressa d’aspirina. Ma dopo l’arresto mi sono ammalato di una profonda depressione con a seguito ansia, attacchi di panico e disturbi del sonno, che hanno logorato letteralmente la mia salute sia sotto il profilo fisico che psichico. In seguito, precisamente dopo 5 anni dal mio arresto, mi sono ammalato ulteriormente, questa volta di un male che fa paura a chiunque: ossia il cancro allo stomaco. Sono stato operato presso il Regina Elena di Roma. Dopo questo ho dovuto fare dei cicli di chemioterapia protrattisi per ben 14 mesi. Ho passato le pene dell’inferno, ma all’epoca ero giovane, forte, brillante, con tanta voglia di vivere e ho lottato con tutte le forze che mi restavano per scacciare via dal mio corpo la “bestia”.
Grazie a Dio, ma anche alla mia determinazione, ce l’ho fatta.
Nel 2006, la D.D.A. di Catanzaro, incurante dei miei problemi di salute, ha pensato bene di farmi sottoporre al regime speciale del 41 BIS dove sono rimasto fino al 17 maggio 2016. A causa di tale regime, di stress e tensione, il 27 ottobre 2015 sono stato colto da ischemia cardiaca.
Intanto dopo 20 anni di processi, nel 2013 sono stato condannato alla pena definitiva dell’ergastolo ostativo. In merito c’è da chiedersi se l’Italia sia veramente un paese giuridicamente democratico e garantista, (come spesso viene sbandierato da qualche politico), oppure sia criminale nella stessa misura di chi si macchia di crimini orrendi. Come può l’Italia affermare che giuridicamente è garante di ogni cittadino, (anche di chi ha commesso reati gravi) per poi venire meno ai dettati della costituzione, che vuole e recita che ogni reo, ogni reo, deve essere recuperato e reinserito nella società senza esclusione alcuna. Si può definire un paese giuridicamente garantista un paese cha fa morire le persone condannate all’ergastolo ostativo in carcere? Allora viene spontaneo chiedersi se l’art. 27 della Costituzione voluto e pensato dai nostri costituenti a garanzia del recupero del reo, (tutti i rei) possa essere umiliata svuotandola nel contenuto e nell’essenza. Spesso mi chiedo: quale prospettiva ho? Lo stato cos’ha in serbo per me, e per quelli come me? E’ da paese civile lasciarci così nell’oblio, dimenticati, come per una sorte di vendetta che lo Stato esercita su chi ha l’ergastolo ostativo? Francamente mi capita spesso di pensare se veramente sia valsa la pena lottare per sconfiggere il cancro, posto che registro di trovarmi di fronte ad un male difficile da curare e sconfiggere che è il giustizialismo popolare, nonché la cattiveria politica che viene esercitata su di noi, quella stessa politica che si pregia della nostra costituzione, salvo poi tradirla disattendendola continuamente e rendendo vano il lavoro dei padri costituenti. Uno stato che preclude ad una categoria di detenuti il reinserimento sociale non è uno stato civile. La civiltà di un paese si misura proprio dalle opportunità che dà ai suoi detenuti (tutti i detenuti). Oggi, dopo quasi 25 anni di carcere, logorato e distrutto dalle malattie, di quel giovane sorridente, brillante e con tanta voglia di vivere non è rimasto nulla. Al sorriso ha preso posto la tristezza, alla brillantezza si è posta l’opacità, alla voglia di vivere il desiderio di non vivere, e come una candela mi consumo piano piano, consapevole che con l’ergastolo ostativo finirò il resto dei miei giorni in carcere.
Italia culla della civiltà. Quale civiltà?