Ecco la quattordicesima testimonianza di un ergastolano:
Sono napoletano e mi trovo in carcere dal 1992 luglio, con l’ergastolo definitivo. Avevo 35 anni quando sono stato arrestato e adesso ne ho compiuti quasi 60 senza la speranza di un fine pena. Ma per mia fortuna i miei reati sono stati commessi negli anni 80 e allora non c’era ancora il reato ostativo, e nemmeno l’art. 7, altrimenti con l’ergastolo ostativo avrei dovuto solamente rassegnarmi al fatto che la mia vita si sarebbe consumata in carcere come si consuma una candelina accesa lentamente, perché l’ergastolo ostativo beneficia solamente della liberazione anticipata, ma alla fine sei solamente un morto che cammina perché la tua cella è una tomba. E se si va avanti con questo ostativo allora è meglio che lo stato Italiano applichi la pena di morte, perché la pena di morte è istantanea e nemmeno le nostre famiglie soffrirebbero più questa atroce pena eterna. Lo stato Italiano si lamenta e vuole giudicare l’America perché abolisca la pena di morte e giudica anche la Turchia perché la Turchia vuole applicare la pena di morte. Ma lo stato Italiano si dovrebbe vergognare e non dovrebbe nemmeno aprire la bocca per giudicare altre nazioni perché in l’Italia esiste l’ergastolo e l’ergastolo vuol dire morire lentamente nelle carceri, togliendoci la dignità e tutti i diritti umani, e così anche le nostre famiglie muoiono pensando a noi, sacrificando le loro vite per venire a fare un colloquio con sofferenze economiche, fisiche e morali, finché arrivano la vecchiaia e la morte in carcere. L’ergastolo è un cancro che ci consuma con atroci sofferenze fino alla morte insieme alle nostre care famiglie. Sono anni e anni che aderisco a molte associazioni impegnate nell’abolizione dell’ergastolo, ma alla fine l’esito è stato sempre negativo e penso che la pena dell’ergastolo non l’aboliranno mai.