La Cia ha discusso con Donald Trump di come rapire e assassinare Julian Assange. Lo rivela un rapporto statunitense che cita ex funzionari del servizio segreto statunitense. Le riunioni si sono tenute nel 2017, mentre Assange era “rintanato” da cinque anni nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. A scatenare la furia della Cia e del suo direttore di allora Mike Pompeo fu la pubblicazione da parte di WikiLeaks del “Vault 7”, un insieme di strumenti di hacking della Cia, che l’agenzia considerava la più grande perdita di dati nella sua storia, superiore persino alla divulgazione da parte di Wikileaks dei filmati che mostravano l’uccisione di civili inermi da parte dei militari a stelle e strisce in Iraq. A divulgare il documento è stato il sito d’informazione Yahoo news, ripreso dal britannico Guardian, il quotidiano che pubblicò le rivelazioni dell’ex analista Nsa Edward Snowden sullo spionaggio illegale dei cittadini statunitensi e sulla sorveglianza globale anche dei leader politici di tutto il mondo operata dai servizi segreti di Washington (anche sotto l’amministrazione Obama).
A far filtrare i documenti sui deliri omicidi di Trump e Pompeo sono stati alcuni ex alti funzionari della sicurezza nazionale di Trump, che hanno spiegato come la perdita d’informazioni causata da “Vault 7” fece salire il sangue agli occhi della Cia al punto da “perdere il contatto con la realtà” e valutare progetti di omicidio. L’indagine di Yahoo News è basata su conversazioni con più di 30 ex funzionari statunitensi, otto dei quali hanno descritto nel dettaglio le proposte della Cia di rapire Assange.
La Cia ha rifiutato di commentare le rivelazioni. A fermare i progetti del servizio d’intelligence fu la considerazione che il rapimento o l’omicidio di un civile accusato di aver pubblicato documenti, senza alcun collegamento con il terrorismo, avrebbe scatenato l’indignazione globale. Alla fine le misure contro Assange non sono state approvate per le obiezioni degli avvocati della Casa Bianca, ma questo non ha impedito alla Cia di contattare i membri del Congresso alla Camera e le Commissioni di intelligence del Senato per avvisarli di ciò che Pompeo stava proponendo. Alcuni funzionari del Consiglio di sicurezza nazionale temevano che le proposte della Cia avrebbero fatto fallire il procedimento penale contro Assange e il tentativo di estradarlo dal Regno Unito.
Alla fine del 2017, nel bel mezzo del dibattito sul rapimento e su altre misure estreme, la Cia avrebbe raccolto informazioni secondo cui gli agenti dell’intelligence russa si stavano preparando a far evadere Assange dal Regno Unito per portarlo a Mosca. Come risposta Cia e Casa Bianca hanno disegnato una serie di scenari per impedire la fuga di Assange includendo potenziali scontri a fuoco con agenti del Cremlino per le strade di Londra, schiantando un’auto contro l’ipotetico veicolo diplomatico russo che avrebbe trasportato Assange e sparando alle gomme di un eventuale aereo russo prima che potesse decollare per Mosca con a bordo l’Assange “liberato”. Secondo tre delle fonti citate gli ufficiali statunitensi hanno chiesto ai loro corrispettivi britannici di sparare se fosse stato necessario, e gli inglesi hanno acconsentito (sempre secondo ex alti funzionari dell’amministrazione).
Duro il commento di Barry Pollack, l’avvocato americano di Assange: ha dichiarato di trovare assolutamente oltraggioso “che il nostro governo stia contemplando il rapimento o l’assassinio di qualcuno senza alcun processo giudiziario semplicemente perché aveva pubblicato informazioni veritiere. La mia speranza e aspettativa è che i tribunali del Regno Unito considereranno queste informazioni e rafforzeranno ulteriormente la decisione di non estradare Assange negli Stati Uniti”.
Assange si era rifugiato nell’ambasciata ecuadoriana dal 2012 per evitare l’estradizione in Svezia per affrontare le accuse di violenza sessuale. È stato arrestato nel 2019 dopo essere stato sfrattato dal governo ecuadoriano ed è ora in prigione a Londra, da dove sta combattendo per evitare l’estradizione negli Stati Uniti.
I pubblici ministeri statunitensi lo hanno accusato ai sensi dell’Espionage Act di aver cercato di assistere Chelsea Manning nell’hacking di una rete informatica militare per ottenere documenti riservati, di aver tentato di aiutare l’ex analista dell’esercito americano e di aver cospirato per ottenere e pubblicare documenti riservati in violazione dell’Espionage Act.
L’uso dell’Espionage Act nel caso è stato pesantemente criticato da gruppi per i diritti umani che hanno sottolineato come abbia aperto la porta al suo utilizzo contro i giornalisti investigativi in generale, gran parte del cui lavoro ruota attorno all’ottenimento e alla pubblicazione di informazioni che i governi preferirebbero mantenere segrete.