Un giorno i CPR chiuderanno. Non sappiamo se uno alla volta o tutti insieme, quale sarà il primo. Ma chiuderanno.
Oggi attraverso un’importante conferenza stampa al Senato si è fatto un passo in questa direzione. Da anni decine e decine di attiviste e attivisti lavorano per denunciare questa situazione: senza il loro lavoro quotidiano non sarebbero possibili tali giornate di visibilità.
Quindi grazie: al senatore De Falco e a Teresa Florio, a Nadia Bovino (entrambe della rete No CPR-Mai più lager) e all’avvocato Eugenio Losco, che da Milano sono arrivati a Roma per dare forza e peso alle sue parole. Il rapporto “Delle pene senza delitti”, frutto della loro visita fatta in due lunghi giorni, il 5 e 6 giugno, è stato ripreso, ma chi ha tempo può leggerlo nei dettagli. Alcune storie sono state snocciolate oggi, ma sono decine i racconti kafkiani di persone che sono finite in questa gabbia e, se anche ne sono uscite, vivono come un incubo il ricordo e il terrore di potervi rifinire.
È intervenuto anche il garante nazionale per i detenuti dottor Mauro Palma, a consolidare le denunce fatte, a ricordare quanto sia importante che la società civile sia vigile, attenta e attiva, di fronte alle possibili storture delle istituzioni.
Durante la conferenza stampa è stata anche ricordata l’iniziativa del 15 settembre, giorno in cui, in seguito ad una campagna lanciata da Pressenza, si spera che le porte dei CPR si apriranno a vari giornalisti che hanno richiesto di entrare.
Come ha detto il senatore De Falco: “Ciò che abbiamo visto è ciò che viene sottratto alla vista dei cittadini.” Così non può essere. I gironi infernali descritti da Nadia Bovino e Teresa Florio, le quali accompagnarono a suo tempo il senatore, dovranno finire sulle prime pagine dei giornali. I racconti delle storie dei trattenuti (che si vorrebbero chiamare “ospiti”, ma che in realtà andrebbero chiamati più correttamente “detenuti” o “reclusi”) finiscono spesso con gesti estremi nel tentativo di diventare visibili, di essere ascoltati, di poter uscire: ingerire detersivi, o pile, lamette, buttarsi dal punto più alto per rompersi una gamba, tagliarsi con tutto ciò che procuri tagli. Chiunque di noi farebbe questo e altro se finisse lì dentro, con quelle motivazioni, con quell’incertezza, con quell’isolamento, con quell’abbandono.
Il senatore ha iniziato la conferenza stampa affermando che la maggior parte delle persone, quando nomina i CPR, gli chiede “Cosa sono? Di cosa parli?”. Bene, aiutate in questo passaparola, affinchè sempre più persone sappiano in Italia cosa sono i CPR, quale vergogna siano, e si faccia tutto il possibile perché smettano di esistere.
Questo è il link per chiunque volesse rivedere la conferenza stampa.
Intanto il garante dott. Palma ha detto come proprio oggi sia stato finalmente chiuso il cosiddetto “ospedaletto”, la stanzetta di isolamento dove morì Moussa Balde, all’interno del CPR di Torino. Un passo alla volta, nella giusta direzione…