La mia libertà finisce dove inizia la libertà dell’altro, o viceversa la mia libertà inizia e si espande solo attraverso la libertà dell’altro?
Il dilemma umano sulla libertà ruota attorno a questa domanda. Fra una libertà vista da una prospettiva individuale, o da un punto di vista collettivo. La prima infatti traccia il territorio, i confini con l’altro, come per prepararsi a difendere la propria rocca. La seconda non sopporta confini, accetta di mischiarsi, non può difendersi che con la fiducia e il rispetto.
La prima è l’idea liberale di libertà, che ha accompagnato lo sviluppo del capitalismo negli ultimi due secoli: è la libertà egoistica, che ha la sua ombra e il suo limite in quella dell’altro. Limite che ama spesso varcare, non appena si sente più forte dell’altro, per sperimentare nuove conquiste. Un’idea dietro la quale si intravvede la competizione per lo sfruttamento delle ricchezze del pianeta: il più furbo, il più ricco e potente può esercitare la sua libertà di sfruttare i suoi simili, di rendere arida la terra coi pesticidi e gli OGM, di estrarre i combustibili fossili e i minerali rari, di controllare e reprimere gli attivisti dei diritti umani, fino agli omicidi mirati, o agli eccidi di massa.
La seconda è l’idea anarchica di libertà, che non prevede frontiere e gerarchie nei rapporti sociali e al controllo statale dei governi preferisce l’autogestione dal basso. E’ un’idea che parte da una grande fiducia nelle possibilità della specie umana di saper cooperare in armonia, ma che mette in chiaro che mezzi e fini non possono distanziarsi, perché si crea quello che si diventa crescendo. L’impatto sul pianeta promette d’essere armonioso, sempre che l’umanità sia pronta a rispondere a questa idea, semplice ma difficile, di libertà corresponsabile.
Tra queste due vie molto distanti l’una dall’altra il conflitto storico, pur mutando di forme, permane. Il pensiero nonviolento, pur occasionalmente e in contesti difficili si è pure accostato strategicamente alla concezione liberale, come con M.L. King. Ma contemporaneamente è impregnato dalla forza della libertà condivisa. Intanto il trionfatore, almeno fino ad oggi, è il liberismo, la forma più selvaggia del capitalismo, divenuto globale, ipertecnologico, semi-automatizzato, più discriminante, più penetrante e sorvegliante. Ma non è questo il contesto nel quale approfondire questi aspetti.
INDIVIDUALE E COLLETTIVO
Individuale e sociale è sempre stato un uovo di gallina filosofico. Tuttavia presenta il suo amaro conto nello squilibrio presente. Viviamo ospiti dell’incuria, del degrado dell’ambiente e di tante città, periferie e quartieri; viviamo senza aiuto, isolati, sfruttati o emarginati. E’ l’incuria di quella libertà che si presume solo per sé, per cui dovremmo vivere cercando il nostro successo personale e infischiandocene degli altri. Nelle relazioni di attenzione e di cura che intratteniamo con gli altri esseri e col mondo sperimentiamo invece la libertà che s’intreccia con altre libertà, in un equilibrio fra diversità.
Forse dovremmo capire più a fondo la differenza fra una libertà individualistica ed una collettiva, in un dibattito che metta insieme i secoli passati e il presente. Ma è difficile farlo all’interno delle nostre società schiave dell’accelerazione, dove il tempo gioca a poker con l’avidità, lo sfruttamento e il consumismo. Naturalmente si gioca a soldi e vincono i bari (dicono, “i professionisti”).
Così continuiamo a cercare sempre più difficili libertà individuali nella melassa di una società orwelliana, in cui i conflitti sono già previsti e, di volta in volta, incentivati o placati, utilizzati o repressi. Dimenticando spesso la dimensione collettiva, che spaventa per il dispendio di energie che comporta, per la paura di non riuscire a capirsi fino in fondo, ma che resta l’unica opportunità che contempli una libertà non fittizia.
L’ESEMPIO del conflitto NEGAZIONISTA E NO VAX
Negli ultimi anni stiamo vivendo l’eruzione di un conflitto fra negazionisti della pandemia e chi suo malgrado ha preso atto della realtà. E’ iniziato così, tutto uno strampalato dibattito attraverso i soli mezzi di comunicazione virtuale, come google, you tube, faceboock, whatsapp. Abbiamo assistito a duelli verbali incandescenti fra medici, scienziati, politici e persino militari, ed altri presunti esperti, in un’arena presto passata ai leoni da tastiera. Il risultato ottenuto: una gran confusione ed una crescente insicurezza.
Dopo il primo anno di pandemia e in concomitanza con l’inizio delle campagne vaccinali, il conflitto si è spostato sull’antinomia VAX – NO VAX. In pratica si è venuto a creare uno spartiacque fra chi ha accettato e chi ha rifiutato di vaccinarsi. Ma la semplificazione non giova alla comprensione del conflitto. Perché chi ha scelto di vaccinarsi l’ha fatto per tante ragioni e sentimenti differenti. Proviamo ad esemplificarli velocemente, magari alla Jannacci: quelli che si affidano a quello che dice la scienza ufficiale, quelli che avevano dei dubbi ma hanno deciso che valesse la pena di rischiare per la comunità e per se stessi, quelli che hanno fatto un’analisi e non hanno trovato alternative valide, quelli che vorrebbero lavorare al più presto in sicurezza, quelli disposti a ricominciare da capo.
Allo stesso tempo anche fra chi si oppone al vaccino le motivazioni sono variegate: quelli che paventano gli effetti avversi di vaccini frettolosamente sperimentati, quelli che i vaccini non li ammettono per principio etico, quelli che temono gli venga inoculato un microchip, quelli che pensano costantemente al complotto di forze oscure, quelli che vogliono far guerra alle istituzioni per motivi partitici, quelli che hanno solo o soprattutto paura.
Molti di quanti leggono, compreso chi scrive, penso possano condividere, o considerare come riflessione, almeno uno dei punti della controparte su esemplificati. Questo potrebbe essere sufficiente per provare un terreno di dialogo, imbastire un lembo su cui avviare un confronto. Ma così non sembra avvenga.
Intanto il conflitto è stato ancora spostato: è stato orientato sul “green pass”, una certificazione di immunità dal Covid 19 che dividerebbe la popolazione fra chi è già vaccinato, o comunque immunizzato per aver già contratto il virus, e coloro che, per propria scelta o per propria paura, hanno finora rifiutato di vaccinarsi. Le manifestazioni di protesta che si sono succedute in Italia e in Europa sono per lo più state pilotate dalla destra razzista e fascista. Tuttavia hanno coinvolto anche tante persone contrarie ai vaccini già da molto prima, alcune delle quali anche legate all’area ecologista, olistica, pacifista.
A questo punto una prima domanda sorge subito: come può chi è portatore di valori etici, se non politici, importanti, accettare di mischiarsi ai fascisti in un movimento, o anche solo in una manifestazione? Come è possibile che ciò sia potuto accadere? Quelli che deliberatamente discriminano i migranti, i gay, che vorrebbero si una dittatura, ma di tipo sovranista-fascista, non limitandosi certo alla presunta dittatura sanitaria che sarebbe già in atto e contro la quale fanno finta di impegnarsi. Già pronti al voltafaccia, non appena i loro leader istituzionali avranno modo di governare. Stare assieme a questi implica aver perso l’orientamento, oltre che mettere a repentaglio la credibilità delle proprie posizioni. In altri termini: può il fine (no al vaccino) giustificare qualunque mezzo, come quello di mischiarsi alle forze politiche più retrograde e autoritarie?
I nonviolenti, come gli anarchici, ma con alcune specifiche aggiunte, sostengono, al contrario del credo politico di origine machiavellica, che il fine non giustifica i mezzi. Tuttavia questa domanda resta aperta.
Credo dovremmo parlarne, scriverne, approfondire, piuttosto che lasciare la comunicazione sui vari whatsapp prendi tutto, o sui falsamente battezzati “social”, che ci ricordano come la semantica delle parole sia in movimento con noi e ci siano capisaldi della Storia e del pensiero umano, come quel che riguarda il “sociale”, da non confondere mai con “i social network”.
Però alcune cose vorrei dirle, allo scopo di dare spazio all’anima, a quello che sento, sempre senza offesa per le opinioni diverse. E sempre disposto ad ascoltare eventuali critiche o repliche.
A chi oggi parla di dittatura sanitaria, ricorderei che forse bisognava esser vigili molto prima, riguardo alle imposizioni che la tecnologia obbligatoria ci aveva già di fatto inculcato, senza bisogno di nessuno stato di emergenza: dalle chat sdoganate in tanti posti di lavoro al digitale televisivo obbligatorio, fino al registro elettronico per gli insegnanti e l’agenda elettronica per i sanitari. L’automatizzazione delle produzioni e l’incremento delle morti e degli infortuni gravi sul lavoro. L’esplosione del mercato online e dei trasporti (vedi Amazon) fino a casa, con più inquinamento da gas di scarico e più abusi sul lavoro. Poi la DAD (Didattica a distanza) nelle scuole e, solo buon ultimo, il “green pass” via internet. Ma nel mentre t’eri perso che devi avere lo SPID, che non ti fa correre, ma se non hai l’identità digitale fra un po’ non sarai più considerato neanche un essere vivente! E dentro il nostro corpo rimbalzano già molte onde elettromagnetiche, sul passaggio delle quali non ci hanno mai chiesto un vero permesso.
Qualcuno si sveglia contro il vaccino, dando letteralmente “corpo” alle paure, anche legittime, di tante persone. Dicono: pungono il nostro corpo, ma dimenticano quanto, senza aghi, ci ferisce ogni giorno, con un lavoro sempre più schiavistico, nuove perforazioni sulla terra, foreste annientate, ecosistemi inceneriti. Diventiamo sensibili solo quando ci toccano sulla nostra pelle di individui?
RITORNO ALLA LIBERTA’
Tornando alle due concezioni di libertà. Quella della libertà dei confini e quella della libertà espansa.
La mia libertà, quella che sento con più forza dentro di me, è quella collettiva, con l’aggiunta fondamentale della nonviolenza. Per questo, pur con tutti i dubbi su vaccini sperimentati solo parzialmente, ho scelto di farmelo iniettare, come un passo necessario per sperare di essere insegnante di bambini reali, per scongiurare l’obbrobrio della didattica a distanza, per provare a superare il dramma del distanziamento, per ritrovarci vivi e non ridotti alle icone della dittatura strisciante, quella vera, dove ci sono anche le multinazionali farmaceutiche, ma anche tutte le altre, quelle che vanno online, che investono sulle bombe, sulle trivellazioni e sulle scorie.
La libertà e la responsabilità non possono che essere compagne, lungo il nostro cammino.
Carlo Bellisai, agosto 2021