Ieri sera all’Associazione dei sardi in Torino – A. Gramsci, in via Musinè 5/7 a Torino, si è tenuto un dibattito sulla situazione afghana
Il una parte del ricavato della cena del dopo-dibattito verrà devoluta ad Emergency, ONG con la quale l’Associazione collabora attivamente da anni.
E’ stata ricordata l’attività che Emergency pratica da anni in Afghanistan, gli ospedali di Kabul, Lashkar-gah, Anabah, e tutti (più di 40) i presidi sanitari di primo soccorso, è stata ribadita l’importanza della sospensione dei brevetti dei vaccini per far sì che tutti i cittadini del mondo possano avere accesso gratuito al vaccino anti covid.
La serata è stata scandita dalla musica delle launeddas suonate dal maestro Nicola Diana.
Al dibattito hanno partecipato:
Enzo Cugusi: Presidente Associazione dei sardi in Torino – A. Gramsci
Murat Cinar: Giornalista coordinatore della redazione turca di Pressenza
Francesco Pongiluppi: ricercatore presso l’Università di Torino e candidato alle elezioni comunali in circoscrizione 2 e 4 per Sinistra Ecologista
Cugusi ha sottolineato come l’Associazione sia radicata nel territorio e operi nel campo della solidarietà sociale, hanno attivato un tirocinio nella cucina della Piola Gramsci per 2 persone migranti, ricordando poi quanto la comunità sarda, nonostante il fatto che sia la comunità più piccola tra le comunità regionali, sia stata attiva nell’amministrazione della Città, con l’espressione di molti Consiglieri Comunali.
Pongiluppi ha ricordato la centralità della Turchia nei fenomeni migratori, di come sia a tutti gli effetti una tappa, come Torino, sulla rotta balcanica: “La Turchia è un crocevia di culture, di popoli e di lingue” e di come sia un Paese geograficamente vicino all’Italia.
Murat Cinar ha sottolineato che i rapporti tra Kabul e Ankara sono rapporti che sussistono da molto tempo, storici e importanti. “E’ finita l’occupazione americana ma la Turchia rimane presente sul territorio Afghano”. Cinar ha continuato dicendo che la Turchia negli anni ha impiegato 20.000 soldati in Afghanistan, fino a pochi mesi fa dirigeva l’aeroporto di Kabul.
76 aziende turche sono state molto attive in Afghanistan nel campo dell’edilizia e delle infrastrutture: un volume commerciale di 6.5 miliardi di dollari.
La Turchia, ha continuato Cinar, è il secondo Paese NATO per numero di militari e il 4° per investimenti in armamenti: è quindi, per l’Italia, partner importante per le forniture di armamenti.
L’Afghanistan è per Ankara una notevole fonte di guadagno: nel 2020 nei terreni afghani controllati dai talebani la produzione di oppio è aumentata del 37%. L’oppio viene esportato in Iran dove viene lavorato e trasformato. Secondo la BBC l’80% (10.7 miliardi di dollari) dell’oppio afghano che arriva in Europa transita dalla Turchia.
La Turchia ha intensificato i propri rapporti diplomatici ed economici sia con la Russia che con la Cina (con quest’ultima con un volume d’affari di 126 miliardi di dollari), entrambi attori che si stanno muovendo per avere ruolo di primo piano nelle sorti future dell’Afghanistan, inoltre è a tutti gli effetti l’ultimo paese della NATO presente nell’area.
Cinar ha concluso ricordando gli accordi di esternalizzazioni delle frontiere in essere tra Europa e Turchia, e di quanto questo impatti sulle migrazioni – provenienti anche dall’Afgahanistan – sulla rotta balcanica, e che la Turchia non ha integralmente firmato la Convenzione di Ginevra.
Per quanto riguarda la produzione d’armi Pongiluppi ha ricordato che sono presenti aziende anche in Sardegna. Ha poi continuato sottolineando lo sfruttamento del lavoro minorile che c’è in Turchia e di come questi minori, dopo esperienze talvolta drammatiche, arrivino in Italia.
A livello mondiale il numero di minori migranti non accompagnati è passato da 66.000 nel 2010 a 300.000 nel 2017; in Italia sono giunti, dal 2011 al 2016, 86.000 minori di cui il 73% non era accompagnato.
L’Associazione dei sardi in Torino – A. Gramsci, ha spiegato Cugusi, è anche molto impegnata in progetti di istruzione di minori non accompagnati, “L’immigrazione sarda organizzata ha le antenne più sensibili di altri al problema dei migranti, perché noi sardi abbiamo fatto i conti con la nostra storia di migranti.”, ha poi concluso: “Ad ogni migrante che si affaccia alla nostra frontiera l’unico timbro che noi dobbiamo mettere nel loro passaporto deve avere la scritta: benvenuto”.