All’attenzione dei Rappresentanti dei governi che partecipano alla Conferenza di Glasgow sui cambiamenti climatici
Egregi Signori,
vi scrivo in qualità di Presidente dell’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia.
L’obiettivo principale dell’ISDE è quello di occuparsi della tutela dell’ambiente, sia a livello locale che globale, per prevenire e contrastare così le malattie e favorire, in un ambiente sano, condizioni di vita dignitosa e di salute per tutti.
Anche la recente, e per molti aspetti prevedibile, pandemia da Covid 19, ha evidenziato ancora una volta e in maniera tragica e dolorosa, l’importanza di salvaguardare l’ambiente per tutelare la salute umana e quella di tutte le specie che abitano la Terra.
La diffusione del virus Covid-19 può essere interpretata infatti anche come una sorta di reazione una -tra le altre- allo stato di stress causato al pianeta da sfruttamento e devastazioni ambientali e quindi per prevenire anche nuovi eventi simili dobbiamo di sicuro agire contrastando la perdita di biodiversità, l’alterazione degli habitat, e i cambiamenti climatici, favorendo processi produttivi industriali ed agricoli basati sull’economia circolare, e con il ricorso a fonti energetiche veramente rinnovabili, un nuovo tipo di mobilità e più sani stili di vita individuali e collettivi.
E’ un dato ormai acclarato che il trasporto aereo, per le sue emissioni nocive contribuisce in modo rilevante anche ai cambiamenti climatici. Proprio per questa consapevolezza, più di dieci anni fa, abbiamo costituito un gruppo di studio specifico sul tema: “Il trasporto aereo come fattore di inquinamento ambientale e rischio per la salute”, coordinato dalla dott.ssa Antonella Litta.
Il traffico aereo è infatti una rilevante fonte di emissioni di polveri (particolato-PM) e gas nocivi ad effetto serra e contribuisce fortemente non solo al cambiamento climatico e all’inquinamento atmosferico, ma anche all’inquinamento acustico ed elettromagnetico, come dimostrato da un sempre più vasto numero di articoli e ricerche scientifiche.
Negli ultimi decenni, il traffico aereo ha registrato una fase di crescita pressoché costante- fatta eccezione per i periodi di lockdown dovuti alla pandemia da Covid19- soprattutto per quanto riguarda il settore del trasporto merci e quello dei voli low cost, solitamente legato al turismo definito anche “mordi e fuggi” determinando così un incremento importante del suo impatto negativo sull’ambiente, soprattutto in termini di inquinamento atmosferico, acustico e importante contributo ai cambiamenti climatici.
Secondo il rapporto dell’European Aviation Environmental – EAE 2019 il numero di voli è aumentato dell’8% tra il 2014 e il 2017 ed è prevista una ulteriore crescita del 42% tra il 2017 e il 2040. Sempre secondo questo report entro il 2040 per le emissioni di CO2 e NOx sono previsti aumenti rispettivamente e almeno del 21% e del 16% Il 29 ottobre 2016 ISDE Italia ha promosso a Firenze la I° Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo.
Il convegno ha voluto illustrare e proporre alla attenzione dell’opinione pubblica quanto dimostrato ormai da decenni di ricerca scientifica ovvero che il trasporto aereo contribuisce in modo rilevante ai cambiamenti climatici e che le strutture aeroportuali con le connesse attività sono fonti consistenti di inquinamento ambientale e rappresentano un rischio concreto per le popolazioni residenti in prossimità degli aeroporti e per gli stessi lavoratori di questo settore.
Anche Papa Francesco, nel suo discorso ai partecipanti all’incontro su “Economia di comunione” del 4 febbraio 2017, ha sottolineato come: “Gli aerei inquinano l’atmosfera ma, con una piccola parte del costo del biglietto, pianteranno alberi per compensare parte del danno creato”. Purtroppo sia dal protocollo di Kyoto e finora anche dalle più recenti conferenze internazionali sul clima (Parigi COP 2015, Marrakech COP 2016 e Katowize COP 2018, Madrid COP 2019), non è venuta alcuna disposizione e indicazione concreta e vincolante circa l’urgente necessità di ridurre il trasporto aereo e questo rende più difficile il raggiungimento dell’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale media entro i 2°C, rispetto ai livelli di temperatura globale del periodo preindustriale.
Da segnalare inoltre che i piani di miglioramento della qualità dell’aria predisposti nelle principali città in Europa, USA e Asia, non inseriscono ancora la riduzione e la razionalizzazione del traffico aereo tra le misure per contrastare l’inquinamento dell’aria e i cambiamenti climatici.
Per quanto sopra esposto, riteniamo che i Paesi che partecipano alla prossima conferenza sui cambiamenti climatici dovrebbero predisporre programmi nazionali e internazionali di riduzione e razionalizzazione del trasporto aereo, al fine di contrastare concretamente i cambiamenti climatici e limitare il rischio sanitario per le comunità esposte.
Per queste importanti ed obiettive ragioni inviamo in allegato alcuni contributi scientifici su questo argomento. L’articolo “Trasporto aereo e clima”, in particolare, fornisce un quadro dettagliato dei problemi ascrivibili al trasporto aereo in Italia. Inoltre segnaliamo la recente pubblicazione “Pulire l’aria. La vergogna di volare”, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2020 e alleghiamo anche una rilevante bibliografia internazionale su questo argomento.
ISDE Italia auspica vivamente che la prossima Conferenza sui cambiamenti climatici (UNFCCC COP 26) che si svolgerà a Glasgow nel mese di novembre p.v. porti a decisioni concrete che vincolino tutti i Paesi partecipanti a ridurre le emissioni prodotte dal trasporto aereo che tanto impatto negativo hanno su clima, ambiente e salute.
Grazie per l’attenzione,
Dr. Roberto Romizi
Presidente dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente
ISDE – Italia