Il 27 ottobre, provato da anni di cattività e abusi che un inviato ONU considera ormai torture, Assange potrebbe essere consegnato agli USA. La speranza è nella mobilitazione dei giornalisti e di chiunque si opponga a un futuro di menzogne e di violenza.

Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks che ha reso possibile la conoscenza di centinaia di migliaia di fatti e documenti, altrimenti nascosti, si trova ancora in un carcere di massima sicurezza in Inghilterra. Le ultime notizie non sono buone.

Il rischio che dopo il 27 ottobre Assange venga consegnato agli USA

Non sono buone le notizie sulle condizioni di detenzione e di salute di Assange (descritte anche dall’inviato speciale delle Nazioni Unite contro la tortura Nils Melzer, che ha preso espressamente posizione per la sua liberazione). E non lo sono le anticipazioni sulla probabilità che, nella prossima udienza del 27 e 28 ottobre a Londra, Assange venga estradato negli USA per reati di spionaggio e cospirazione. L’Alta Corte, infatti, dopo l’Appello degli Stati Uniti, ha messo fortemente in discussione la decisione della giudice Vanessa Baraitser che aveva negato l’estradizione (udienza del 4 gennaio 2021), ritenendo inaccettabili il trattamento e i rischi che Assange si troverebbe ad affrontare, anche per la sua vita.

Le ragioni dell’arresto a Londra nell’aprile 2019 risalgono al giorno in cui Assange, recatosi nel giugno 2012 presso l’Ambasciata del Nicaragua per chiedervi asilo politico, non fece ritorno al proprio domicilio, come avrebbe dovuto poiché indagato dalla magistratura svedese e libero dietro cauzione. Ricordiamo che nei confronti di Assange – che nel 2010 stava per ottenere la residenza in Svezia, dove si sarebbe avvalso delle leggi più avanzate al mondo a tutela della libertà d’informazione – fu all’improvviso aperta un’indagine per stupro che nel giro di poche ore compromise tutto; una vicenda, a detta di una stessa denunciante, andata oltre le intenzioni e la portata delle accuse (rapporti sessuali non protetti), trascinatasi in lungaggini irrisolte per anni.

L’iniziativa internazionale dei giornalisti a favore di Assange

Ogni giornalista, come chiunque consideri inaccettabili comportamenti degli Stati come quelli denunciati da cittadini di vari paesi, grazie ad Assange, e le persecuzioni a cui assistiamo (dirette solo contro chi rivela la verità, e mai contro i responsabili di morti e violenze), dovrebbe reagire e difendere le ragioni della verità e dell’umanità.

Oltre 1700 giornalisti si sono mobilitati al momento in 107 paesi, in difesa di Julian Assange, riconoscendo il suo contributo straordinario al giornalismo e alla trasparenza e la possibiltà che ci ha dato di richiamare i governi alle loro responsabilità. Proprio per avere diffuso informazioni prima sottratte al giudizio dell’opinione pubblica, è stato minacciato e perseguitato insieme alla sua organizzazione, vittima di gravi violazioni dei diritti umani da 11 anni per aver aiutato chi non riusciva a tacere davanti a crimini di guerra, torture e menzogne (basti pensare alle immagini del trattamento inumano dei prigionieri trattenuti nella base americana a Guantanamo, o al contenuto dei “War Diaries”, che anticipava anni prima le notizie emerse in questi giorni sulle manipolazioni di dati e informazioni sulla gestione e sui risultati della missione in Afghanistan).

Se gli USA potranno applicare la legge del 1917 sui cui reati fondano la domanda di estradizione, d’ora in poi giornalisti di ogni parte del mondo potranno venire accusati di spionaggio e di arrecare rischi alla sicurezza di altri Stati, e quindi venirvi estradati, colpiti certamente anche da campagne infamanti da cui è difficile difendersi.

L’appello si conclude con la richiesta di liberare Assange e l’esortazione a tutti i giornalisti, “in questi frangenti decisivi…. a prendere posizione in difesa di Julian Assange. Tempi pericolosi richiedono un giornalismo senza paura“.

Per la firma dell’appello, ci si rivolge a giornalisti e organizzazioni e persone con ruoli correlati al giornalismo: editorialisti, commentatori, editori, fotografi, cameraman, produttori ed editori di media, registi di documentari, informatori, professori/formatori di giornalismo e accademici e ricercatori, rappresentanti di organizzazioni di giornalismo e ruoli simili (come sindacati e ONG che difendono la libertà di stampa e i diritti digitali).

Riproduciamo qui il link all’elenco dei  giornalisti firmatari, il link all’appello e il suo testo integrale, in italiano (nel file PDF allegato):

L’elenco degli oltre 1700 giornalisti (al 7 settembre 2021) che si sono mobilitati in difesa di Assange: https://speak-up-for-assange.org/signatures/

Leggi la dichiarazione e firmala (se sei un giornalista, studioso, operatore ecc.  dell’informazione): https://speak-up-for-assange.org

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Qui puoi firmare la petizione di “Italiani per Assange” diretta alle istituzioni italiane, per la sua liberazione: https://www.change.org/p/british-government-prime-minister-boris-johnson-libert%C3%A0-per-julian-assange-freedom-for-julian-assange?redirect=false

La petizione sui social network: https://www.facebook.com/groups/italianiperassange/posts/746854146199978/

Note: PER SAPERNE DI PIU’
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PRESA DIRETTA (Rai3) : “Julian Assange, processo al giornalismo”, puntata del 30 agosto 2021:
https://www.raiplay.it/video/2021/08/Presa-Diretta—Julian-Assange-processo-al-giornalismo—30082021-fb121490-c62e-4ceb-915f-8df443ee0ae2.html
STRALCI: https://www.youtube.com/watch?v=C6wnFJdow_w——–
Mercoledì 8 settembre 2021, Sit in promosso da “Italiani per Assange” (piazza Montecitorio, dalle h. 11.00) per riconoscere ad Assange lo status di rifugiato politico, in Italia. E’ una proposta (mozione) più volte rinviata che non si riesce a discutere, presentata da parlamentari di L’alternativa c’è. Si può partecipare finoalle 14.00:
https://www.facebook.com/events/816628652370402

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