Nella sua pagina Facebook Jeremy Corbyn esprime solidarietà al popolo afghano e chiede una risposta rapida all’emergenza profughi nella regione.
“Tutti i nostri pensieri oggi dovrebbero essere con il popolo afghano, che ha sopportato decenni di violenza, senza vedere una fine all’incertezza e al pericolo.
C’è ora una grave emergenza profughi nella regione. Dobbiamo fare la nostra parte nell’accogliere le persone in cerca di sicurezza e lavorare con i nostri vicini per sviluppare un piano multinazionale per aiutare i rifugiati, piuttosto che chiudere le frontiere come sta avvenendo attualmente in Europa. Dovremmo anche sostenere i paesi vicini all’Afghanistan nell’accogliere i rifugiati; uno sforzo globale di soccorso ora salverà vite e salvaguarderà il futuro per una piccola frazione del costo della guerra.
Dobbiamo imparare le lezioni di una guerra durata vent’anni, che è costata quasi un quarto di milione di vite e non è riuscita a dare sicurezza al popolo afgano, o a prevenire la diffusione del terrorismo. La Guerra al Terrore e l’uso sconsiderato della forza da parte dei suoi artefici per affrontare questioni politiche complesse hanno avuto costi umani profondi, innumerevoli e inaccettabili – sia per i militari che per le popolazioni civili di Afghanistan, Iraq e altri paesi.
Le invasioni e le occupazioni non solo sono sbagliate e violano il diritto alla sovranità, ma non portano a risultati politici fattibili e sostenibili. Non possiamo permetterci di imboccare di nuovo una strada così disastrosa.
Troppo spesso il rifiuto dell’intervento militare viene confuso con l’inazione. Oltre all’accoglienza ai rifugiati, questa settimana proporrò in Parlamento che il Regno Unito faccia la sua parte in un intenso sforzo diplomatico che coinvolga le potenze regionali per assicurare la stabilità. Questo dovrà coprire il sostegno umanitario, una risposta alla crescente povertà estrema, il rispetto dei diritti umani e civili, specialmente quelli delle donne e delle ragazze e una reale autodeterminazione per l’Afghanistan”.
Traduzione dall’inglese di Anna Polo