I bagni pubblici torinesi sono chiusi per ferie ferragostane.
Nell’estate più calda di sempre, e in epoca pandemica, il Comune di Torino ha chiuso per ferie i 2 bagni pubblici rimasti attivi.
E’ francamente sconfortante dover continuare a scrivere articoli del genere: nella protesta dell’aprile del 2020, a seguito della repentina chiusura dei “locali di accoglienza” di piazza d’Armi, manifestazione alla quale hanno partecipato mediamente ben oltre 50 persone accampate per 8 giorni davanti al Comune, questa amministrazione non si è preoccupata di mettere neanche un bagno chimico.
I “locali” per l’emergenza freddo di quest’inverno erano imbarazzanti, se possibile più del solito, ed estremamente decentrati.
Si continua a gestire la fragilità sociale in “strutture di accoglienza”, ovvero dormitori, alle quali molte persone senza dimora, e non a caso, preferiscono la strada.
Sono cronaca recente gli sgomberi di quest’inverno e le dichiarazioni del capo dei vigili di Torino Bezzon.
Proprio un anno fa fu sgombrata via Germagnano, uno sgombero operato con soldi di Fondazione S. Paolo, dove l’unica alternativa data alle persone era l’andarsene, senza nessuna alternativa abitativa.
Un Comune che troppo delega al terzo settore, il quale purtroppo è troppo spesso silente, e che in assenza di denunce pubbliche rischia concretamente di rendersi complice di politiche che di fatto trattano la povertà come spazzatura da gentrificare e di alimentare il sospetto di mirare all’autoconservazione.
Il volontariato in un mondo normale dovrebbe essere l’eccezione e non la prassi.
Uno Stato che non ha cura delle persone più fragili è uno Stato ignobile.
L’igiene personale è un cardine della prevenzione sanitaria: alla Vicesindaca Schellino (con deleghe alle politiche sociali) e alla sua collega Appendino – che in quanto Sindaca è responsabile politica e non solo delle scelte di quest’Amministrazione – non resta che consigliare un’attenta lettura dell’art. 32 della Costituzione Italiana.
La fragilità, purtroppo, non va in vacanza.