Per molti anni Samos è stata considerata una situazione di “emergenza”. Mentre il numero di persone “ospitate” nel Centro di accoglienza e identificazione (RIC) sull’isola, costruito per 648 residenti, è aumentato drammaticamente nel 2019 e 2020, le condizioni hanno continuato a peggiorare. Abbiamo assistito a un aumento dei tempi di attesa per il cibo (fino a 5 ore), alla mancanza di acqua e a problemi di salute mentale e fisica.
Nel 2021 il quadro è un po’ diverso, con un calo del 72% del numero di sfollati ospitati nel RIC e nella circostante “giungla” che si è ampliata a causa del grave sovraffollamento. Il numero di residenti è diminuito rapidamente da 7.600 nel gennaio 2020 a 2.100 alla fine di maggio 2021 (UNHCR, 2021), con una continua riduzione man mano che la primavera avanza verso l’estate. Anche se il ministro greco dell’immigrazione Notis Mitarachi suggerisce che il ridotto numero di persone ospitate in tutti e cinque gli “hotspot” dell’isola è un segno che il paese sta “lavorando nella giusta direzione”, in particolare perché sta “alleggerendo il peso dell’immigrazione sulle comunità locali”, questa attenzione ai numeri non racconta la vera storia. La vera storia riguarda sia gli sfollati che rimangono bloccati su queste isole e le comunità le cui vite corrono in parallelo. C’è molto di più in queste isole che una storia che può essere raccontata solo attraverso i numeri.
Che si parli con gli sfollati, con la comunità locale o con gli operatori delle ONG il messaggio è spesso lo stesso: “Sono molto stanco”. Stanco della situazione, stanco dell’attesa, stanco della mancanza di informazioni e trasparenza e stanco di sapere che la soluzione proposta, la chiusura del RIC di Vathi e l’apertura di una nuova struttura “abitativa”, a due ore di distanza dal supporto offerta dal centro abitato di Vathi non risolverà il problema. La situazione forse non è più un’”emergenza”, ma rimane difficile per le persone che vivono qui per una serie di ragioni diverse.
L’attuale campo a Vathy, Samos
Il nuovo campo a Zervou, Samos
Questo rapporto condivide storie umane, piuttosto che numeri e propone i seguenti cambiamenti politici:
– L’accesso a cibo sano e nutriente che riconosca il ruolo culturale e individuale del cibo nella vita quotidiana delle persone.
– La necessità di migliorare i canali di comunicazione sull’isola. Per una comunicazione aperta e onesta che riduca la paura e l’incertezza piuttosto che aumentarle.
– Un sistema che ascolti le persone e le tratti con dignità e rispetto.
– Un sistema di autentica solidarietà a livello europeo, che non si limiti a inviare denaro agli Stati di confine dell’UE, ma che sostenga un sistema di integrazione per gli sfollati, concentrandosi sull’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e al sostegno comunitario.
– L’accesso allo sviluppo delle competenze e all’istruzione per sostenere le persone nei loro prossimi passi dopo aver ottenuto l’asilo.
– Un’attenzione alla costruzione della comunità e all’integrazione, per unire le persone piuttosto che dividerle.
La versione integrale del rapporto si può scaricare qui