“Questo territorio e la sua popolazione meritano atti concreti di giustizia contro chi ha avvelenato terreni e falde acquifere con veleni micidiali come i PFAS, ha ignorato e aggirato leggi per la prevenzione e per le necessarie bonifiche, minando la salute delle persone, con effetti che si protraggono nel tempo e di cui è ancora difficile conoscere la reale entità”, ha detto Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica, parte civile nel processo Miteni alla fine della prima udienza dibattimentale innanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza, presieduta dalla giudice Antonella Crea, giudice a latere Chiara Cuzzi e sei giudici popolari . Il processo è stato rinviato a nuova udienza in data 16 settembre 2021 per discutere sulle parti civili.
Medicina Democratica, rappresentata dall’avv. Edoardo Bortolotto del Foro di Vicenza insieme alle altre associazioni ambientaliste, al Ministero dell’Ambiente, Regione Veneto, Comuni, singoli cittadini e gli ex lavoratori della società, chiedono che siano individuate le responsabilità e sia fatta giustizia, riconoscendo infine un giusto risarcimento per i danni subiti alle persone e all’ambiente, nonché per realizzare le necessarie bonifiche.
Sono complessivamente 15 le persone che a vario titolo dovranno rispondere dei reati di avvelenamento doloso delle acque destinate al consumo umano, nonché di disastro ambientale e inquinamento colposo ai sensi della normativa degli Ecoreati: Luigi Guarracino di Alessandria (già imputato in precedenti procedimenti per fatti analoghi. E’ stato assolto dall’accusa di inquinamento da parte della Ausimont di Bussi nel Tirino, mentre è stato condannato in via definitiva nel processo per i fatti relativi all’inquinamento delle acque sotterranee della ex stabilimento Montedison di Spinetta Marengo ora Solvay); Mario Fabris di Padova, Davide Drusian di Treviso, Mauro Cognolato di Dolo e Mario Mistrorigo, a cui poi si sono aggiunti i consiglieri d’amministrazione delle proprietà straniere della società di Trissino, ovvero i giapponesi della Mitsubishi Corporation e i tedeschi della lussemburghese International Chemical Investors (controllate di Miteni dal 2009). Kenji Ito, Naoyuki Kimura, Yuji Suetsune e Maki Hosoda sono manager di Mitsubishi; Patrick Schnitzer e Akim Riemann fanno parte di Icig; Alexander Smit, Brian Mc Glynn, Leitgeb Martin e Nardone Antonio Alfiero erano manager e amministratori di Miteni ai tempi della proprietà Icig, che si sono succeduti nel tempo. Imputata anche la società Miteni Spa, con l’addebito di bancarotta per il mancato accantonamento delle somme necessarie per la bonifica dei terreni e delle acque contaminate. Mitsubishi Corporation e International Chemical Investors sono stati citati come responsabili civili, per rispondere in solido del danno.
“Ci auguriamo – ha proseguito Caldiroli – che questo rinvio non segni l’inizio di un percorso infinito e accidentato come in altre vicende processuali, ma che serva per i necessari approfondimenti in grado di individuare le responsabilità di un dànno così immane: una vicenda questa che dimostra come operazioni “furbesche” come l’acquisto per1 euro dello stabilimento da parte della Mitsubishi non pagano: era ben cosciente di cosa si sarebbe accollata ed oramai è chiaro che solo se rispetti l’ambiente rimani nel mercato. Altrimenti ti poni fuori, eticamente, penalmente ed economicamente”