I rappresentanti dei Verdi Tiziana Cimolino, Sinistra in Comune Gianluca Paciucci, Movimento 5 Stelle Alessandra Richetti e Adesso Trieste Riccardo Laterza sono intervenuti assieme ai sindacalisti della Cgil Paolo Peretti e dell’USB Sasha Colautti all’incontro “Rüstungsgüter sind nicht automatisch Gefahrgüter” – Le armi non sono merci automaticamente pericolose – promosso presso l’Auser a san Giacomo da Weapon Watch col Comitato pace e convivenza Danilo Dolci ed il DiEM25 collective di Trieste.
Il successo internazionale del boicottaggio alle navi delle armi per le guerre, in particolare verso lo Yemen e la Palestina, sostenuto perfino dal Papa e attuato di recente, nei porti di Genova Livorno Napoli Ravenna Le Havre Anversa Santander e Oakland, è stato illustrato dal coordinatore di Weapon Watch Carlo Tombola.
Alessandro Capuzzo ha quindi parlato dell’intervento predisposto con l’attivista Sibylle Hoffmann e realizzato da “Dachverband der Kritischen Aktionärinnen und Aktionäre” (Agenzia delle Azioniste e Azionisti Critici) all’ Assemblea azionaria di Hamburger Hafen und Logistik AG – HHLA il 10 giugno scorso.
I Pacifisti delle due città porto sono legati da un patto d’azione, per un Referendum che sancisca il ruolo di Porto di Pace già definito dallo Statuto di Amburgo, e per l’attivazione della Neutralità Disarmata sancita per Trieste dal Trattato di Pace e dall’Onu. Ecco le domande e le risposte ricevute.
1) Nel porto di Trieste, HHLA detiene una quota di maggioranza del 50,01% nel terminal multifunzionale Piattaforma Logistica Trieste (PLT), investimento strategico verso l’Europa meridionale e orientale. Si sta pensando a un collegamento col traffico modale verso Russia e Cina, i cosiddetti “binari di seta” ? Risposta: Non vediamo l’ora di espanderci in un hub meridionale interno alla nostra rete inter modale, in collegamento con l’Est e Sudest Europa.
2) In considerazione del conflitto in Ucraina e in altre zone, HHLA a Trieste è soggetto a leggi tedesche o italiane durante la manipolazione, import ed export di attrezzature belliche e merci pericolose ? Risposta: HHLA prende molto sul serio la propria responsabilità, confermata dall’impegno volontario ad astenersi dal maneggiare combustibili nucleari. HHLA è una società di trasbordo, né il mittente né il destinatario né il proprietario della merce. I clienti decidono cosa viene gestito, di solito non conosciamo il contenuto specifico, possiamo solo vedere se sono merci pericolose. Gli armamenti, non sono automaticamente merci pericolose, che movimentiamo con elevati standard di sicurezza, ben oltre i requisiti legali. A Trieste sono stati caricati legname segato e metalli, nessun armamento. Dal primo trimestre 2021 vi gestiamo anche traffico Ro-Ro. Al terminal di Trieste, soggetto alla legge italiana, si possono movimentare armi.
Nota Bene Carlo Tombola ha contestato a Trieste l’affermazione della CEO di HHLA, in quanto il vettore è sempre a conoscenza della tipologia di merce trasportata, poichè deve prendere misure adeguate alla movimentazione in relazione alla pericolosità. Inoltre per tutte le merci di tipologia militare dirette verso Paesi “a rischio”, deve dare previa comunicazione alle Autorità portuali e doganali del porto di transito. Si ricorda che la legge 185/90 e il Trattato internazionale sulle armi convenzionali, vietano non solo l’esportazione ma anche il transito e il trasbordo delle merci militari verso Paesi a rischio bellico e di grave violazione dei Diritti umani.
3) Il porto di Trieste è coinvolto anche nei trasporti militari verso la Main Operating Base statunitense di Aviano, subordinata allo stato italiano ma utilizzata dagli USA ad esempio nelle guerre contro la Jugoslavia ? Nessuna risposta –
4) Carichi d’armi giungono in Israele passando per Genova, Livorno, Napoli e Ravenna, dove i portuali protestano perché le armi vengono usate in guerra contro i palestinesi; sono possibili tali trasporti anche da Trieste ? Nessuna risposta –
5) Alla Piattaforma Logistica Triestina possono essere movimentate armi, equipaggiamento e merci pericolose per altri paesi Mediterranei, ad esempio Turchia, Libano, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Grecia, Albania ? Nessuna risposta –
6) HHLA sostiene di voler limitare le dimensioni delle navi, come affermato dal senatore Westhagemann nel 2019, e con quali limiti? Risposta: Pensiamo che le dimensioni delle navi raggiungeranno dei limiti per ragioni di economia e fattibilità tecnica, e il loro sviluppo sarà maggiormente orientato a sistemi di propulsione rispettosi dell’ambiente. Presumiamo che molti porti daranno più valore alla protezione del clima, e che il mancato rispetto dei limiti d’inquinamento atmosferico verrà sanzionato con tariffe aggiuntive.
7) HHLA mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2040 e a dimezzare le emissioni assolute di CO2 entro il 2030: così ha affermato signora Titzrath lo scorso anno in assemblea generale. HHLA l’ha fatto ad Altenwerder. E negli altri terminal container ? Risposta: Abbiamo messo in funzione blocchi elettrificati e ordinato ulteriori vettori a risparmio energetico sia presso il CTB che presso il CTT. L’impronta di carbonio è inferiore di oltre il 30% rispetto ai dispositivi più vecchi. In entrambi i terminal estate avviata l’illuminazione a LED e l’efficienza energetica.
Gli organizzatori dell’incontro sui Porti di Pace, affermano che al di là della caduta di stile nell’affermazione “Le armi non sono merci automaticamente pericolose”, la responsabile di HHLA Titzrath con le risposte ed i silenzi esternati e l’errore palesato sulla responsabilità dei vettori, abbia dimostrato di non tenere in debita considerazione le implicazioni politiche, giuridiche e morali del traffico d’armi; mentre vanno riconosciuti un certo impegno nella lotta al cambiamento climatico, e l’astensione volontaria esercitata finora verso il traffico di materiale nucleare, che come noto è di tipo civile e militare. Stessa sensibilità che potrebbe essere estesa, sempre volontariamente ai carichi d’armi verso aree di guerra, nonchè a Paesi che violano gravemente i Diritti Umani.
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