La sindaca di Amsterdam si è scusata giovedì 1° luglio per l’ampio coinvolgimento degli ex governatori della capitale olandese nella tratta globale degli schiavi e ha detto che è giunto il momento per la città di affrontare la sua triste storia.
Il dibattito sul ruolo dei padri della città di Amsterdam nella tratta degli schiavi va avanti da anni, ma ha guadagnato più attenzione nella presa di coscienza globale dell’ingiustizia razziale dopo la morte di George Floyd a Minneapolis.
“È tempo di inserire la grande ingiustizia della schiavitù coloniale nell’identità della nostra città, con un riconoscimento sincero e sentito”, ha detto la sindaca Femke Halsema. “Perché vogliamo essere un governo per coloro per i quali il passato è doloroso e l’eredità un peso”.
In passato, il governo olandese ha espresso profondo rammarico per il ruolo storico della nazione nella schiavitù, ma non ha offerto scuse formali. Il primo ministro Mark Rutte ha detto l’anno scorso che tali scuse rischierebbero di polarizzare la società.
Una commissione indipendente che ha discusso la questione negli ultimi mesi ha pubblicato un rapporto consigliando al governo centrale di scusarsi, dicendo che avrebbe “aiutato a guarire la sofferenza storica“.
La ministra dell’Interno Kajsa Ollongren ha partecipato alla cerimonia ad Amsterdam, ma non ha fatto commenti sulle possibili scuse del governo.
L’attivista e attore nero Patrick Mathurin ha detto che alcuni nei Paesi Bassi cercano di ignorare il passato coloniale del paese, “ma attraverso il nostro attivismo li costringiamo a guardarlo. E naturalmente anche quello che è successo con George Floyd ha fatto evolvere tutto più velocemente”.
Le scuse sono arrivate durante una cerimonia annuale che segna l’abolizione della schiavitù nelle colonie olandesi del Suriname e delle Antille Olandesi, il 1° luglio 1863. L’anniversario è ora conosciuto come Keti Koti, che significa Catene rotte.
Secondo gli attivisti molti ex schiavi sono stati costretti a lavorare senza paga per i loro ex padroni per un altro decennio, un fatto che si ripete in molti processi di emancipazione e che un giorno dovrà essere affrontato.
Nel 2019, il Comune ha commissionato un’indagine sul coinvolgimento dei padri della città di Amsterdam nella tratta degli schiavi e nella schiavitù. Secondo Halsema il rapporto ha mostrato che “dalla fine del XVI secolo fino a ben oltre l’inizio del XIX secolo, il coinvolgimento di Amsterdam è stato diretto, globale, su larga scala, multiforme e prolungato.”
A Halsema basta uscire dalla sua residenza ufficiale su uno dei canali fiancheggiati dai palazzi di Amsterdam per ricordare i profondi legami della città con la schiavitù. La residenza era in precedenza la casa di Paulus Godin, membro del consiglio di amministrazione della West-India Company e direttore della Surinam Society, entrambe pesantemente coinvolte nella schiavitù nel XVII secolo.
Il Comune di Amsterdam ammette che i vecchi padri della città al tempo in cui la schiavitù era diffusa nelle colonie olandesi erano profondamente coinvolti nella tratta.
“I sindaci erano anche proprietari di piantagioni o commercianti di schiavi. Attraverso la loro carica pubblica hanno contribuito a mantenere la schiavitù perché ne hanno tratto profitto”, scrive la città sul suo sito web.
Secondo la sindaca Halsema la storia getta un’ombra che arriva fino ad oggi: “I funzionari della città e l’élite dirigente che, nella loro fame di profitto e potere, hanno partecipato alla tratta degli schiavi, hanno creato un sistema di oppressione basato sul colore della pelle e sulla razza“, ha dichiarato. “Il passato da cui la nostra città trae ancora il suo tipico spirito commerciale è quindi indivisibile dal razzismo ancora presente”.
La sindaca ha concluso il suo discorso con le parole: “A nome del Collegio del Sindaco e degli Assessori, mi scuso”. Acclamazioni e applausi si sono levati dal piccolo gruppo di ospiti seduti su sedie bianche socialmente distanziate.
Di Suhely Sabui
Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid.
Revisione di Anna Polo