L’emergenza climatica “ci sta colpendo come una martellata sulla testa”, dichiara la governatrice democratica Kate Brown mentre gli incendi divorano il suo stato.

L’enorme incendio, ribattezzato “Bootleg Fire” (per il nome della località dove ha avuto origine, N.d.R.) è stato contenuto per meno di metà e ha incenerito quasi 409.000 acri (più di 165.000 ettari) di terreno nello stato dell’Oregon. Durante un intervento alla CNN domenica, la governatrice Kate Brown ha illustrato la situazione attuale, l’emergenza climatica e il possibile futuro della costa ovest degli Stati Uniti.

Rivolgendosi al presentatore Jake Tapper durante la trasmissione State of the Union, Brown ha dichiarato: “La dura verità è che assisteremo ad altri incendi come questi”.

“Sono più caldi, violenti e naturalmente anche molto più difficili da combattere”, ha proseguito, “e sono un segnale delle conseguenze del cambiamento climatico”.

La governatrice ha menzionato le altre crisi che hanno investito il suo Stato nel corso dell’ultimo anno – la pandemia di COVID-19, un’ondata di caldo nella regione occidentale che ha provocato oltre 100 morti solo in Oregon, tempeste di ghiaccio a febbraio e incendi senza precedenti lo scorso anno da cui lo stato non si era ancora ripreso.

“Il cambiamento climatico è in atto, è reale, ci sta colpendo come una martellata sulla testa. Dobbiamo agire”, ha dichiarato la governatrice, evidenziando anche le iniziative dell’Oregon in materia di energie rinnovabili e veicoli elettrici.

Riguardo le azioni a più breve termine per contrastare i violenti incendi, Brown ha detto a Tapper di avere fiducia “nella stretta collaborazione con l’amministrazione Biden-Harris”, riferendosi ad azioni di gestione forestale che creeranno posti di lavoro per la popolazione dell’Oregon nelle terre federali, riducendo gli effetti degli incendi.

I senatori statunitensi lavorano da lunedì per raggiungere un accordo bipartisan sul piano per le infrastrutture. La speaker della Camera Nancy Pelosi (democratica, California) ha ribadito domenica che non metterà il disegno di legge al voto “senza prima avere anche il resto dell’iniziativa”, ovvero il pacchetto di misure di riconciliazione che i Democratici vogliono far passare senza il sostegno del partito repubblicano.

Nel corso della trasmissione This Week della ABC, condotta da George Stephanopoulos, Pelosi ha dichiarato: “Ci auguriamo che il disegno di legge sulle infrastrutture passi”, riferendosi all’accordo bipartisan, “ma sappiamo tutti che bisogna fare di più se vogliamo ricostruire meglio”.

Uno dei provvedimenti chiave che gli attivisti per il clima e legislatori progressisti vogliono includere nel pacchetto di riconciliazione è l’istituzione dei Civilian Climate Corps (Corpo Civile per il Clima o CCC). La nuova iniziativa, ispirata a un programma risalente all’era del New Deal, potrebbe creare milioni di posti di lavoro verdi per la popolazione statunitense.

All’inizio della settimana 84 democratici – tra cui il senatore del Massachusetts Ed Markey e la deputata Alexandra Ocasio-Cortez, che hanno presentato la proposta per il CCC ad aprile – hanno inviato una lettera a Pelosi e al leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer (democratico, New York), illustrando le loro aspettative sul programma.

Anche lo stato di Pelosi è colpito da violenti incendi. Il più grande, chiamato “Dixie Fire”, lo scorso sabato ha distrutto diverse case e proprietà. Domenica mattina l’incendio è stato contenuto solo del 21%, dopo aver devastato oltre 190.000 acri (quasi 77.000 ettari).

Secondo il National Interagency Fire Center, gli 86 grandi incendi attivi hanno bruciato complessivamente 1.498.205 acri (circa 606.302 ettari) in 12 stati occidentali.

Gli esperti e le autorità continuano a sottolineare che gli incendi sono la prova della necessità di politiche e iniziative ambiziose per rispondere alla portata dell’emergenza climatica.

All’inizio della settimana, mentre il Bootleg Fire avanzava nel suo stato, il senatore Ron Wyden (democratico, Oregon) ha annunciato con un tweet: “La crisi climatica è qui, la stiamo vivendo. Senza un’azione immediata e significativa, andrà molto peggio di quanto avremmo mai potuto immaginare”.

Fra circa tre mesi i leader mondiali si incontreranno alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow per discutere degli impegni dei governi sul taglio delle emissioni che favoriscono l’aumento delle temperature, in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi – ovvero contenere l’aumento della temperatura mondiale al di sotto di 2 °C, limitandolo preferibilmente a 1,5 °C.

L’amministrazione Biden-Harris è rientrata nell’accordo di Parigi e si è impegnata a dimezzare le emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Secondo i critici questo non basta a soddisfare le necessità di scienza e giustizia, specialmente se si considera che gli Stati Uniti sono il maggior produttore di emissioni e il paese più ricco.

Anche altri paesi ricchi sono sotto attacco per i loro impegni insufficienti sul clima.

Domenica il Guardian ha riportato che secondo un’analisi del gruppo Paris Equity Check, Australia, Brasile, Cina e Russia hanno tutte politiche energetiche connesse ad aumenti di temperatura di 5 °C.

Yann Robiou du Pont, principale ricercatore dello studio, afferma: “La ricerca evidenzia quello che molti di noi temono. Le grandi economie non stanno facendo abbastanza per contrastare la crisi climatica e, in molti casi, le nazioni del G20 ci stanno abbandonando a un futuro con più ondate di calore, inondazioni ed eventi meteorologici estremi”.

Di Jessica Corbett

Traduzione dall’inglese di Ilaria Laurenza. Revisione di Thomas Schmid.

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