Lo scioglimento del permafrost in Alaska sta minando i supporti che reggono alcuni tratti sopraelevati dell’oleodotto Trans-Alaska, mettendo in pericolo l’integrità strutturale di uno dei più grandi oleodotti del mondo.
Nel peggiore dei casi, una sua rottura provocherebbe una fuoriuscita di petrolio difficilissima da ripulire in un paesaggio delicato e remoto.
“Questo è un campanello d’allarme”, ha detto Carl Weimer, del Pipeline Safety Trust, un gruppo no-profit di sorveglianza degli oleodotti con sede a Bellingham, Washington. “Le implicazioni di questo fatto riguardano l’integrità dell’oleodotto e l’effetto del cambiamento climatico sulla sicurezza degli oleodotti in generale”.
Un pendio dove è fissata una sezione dell’oleodotto lunga 250 metri ha iniziato a scivolare a causa dello scioglimento del permafrost, causando a sua volta la torsione e la piegatura dei sostegni che sorreggono questa sezione dell’oleodotto.
Secondo NBC News, i sostegni dell’oleodotto sono stati danneggiati dallo scorrimento del terreno causato dallo scioglimento del permafrost, come mostrano le registrazioni e le interviste con i funzionari coinvolti nella gestione dell’oleodotto.
Per combattere il problema, il Dipartimento delle Risorse Naturali dell’Alaska ha approvato l’uso di circa 100 termosifoni (tubi che aspirano il calore dal permafrost) per mantenere in posizione il pendio congelato e prevenire ulteriori danni alla struttura di supporto dell’oleodotto.
“Il progetto proposto è parte integrante della protezione dell’oleodotto”, secondo l’analisi del dipartimento del novembre 2020.
C’è però qualche preoccupazione sull’uso di questi tubi di raffreddamento. Non sono mai stati utilizzati come salvaguardia difensiva una volta che un pendio ha iniziato a scivolare e il permafrost si sta già scongelando.
Un circolo vizioso
L’Artico e l’Alaska si stanno riscaldando due volte più velocemente del resto del mondo a causa dei cambiamenti climatici e questo effetto sta accelerando lo scioglimento del permafrost; l’industria petrolifera deve mantenerlo congelato per salvaguardare l’infrastruttura che le permette di estrarre più combustibili fossili e sono proprio questi a causare il riscaldamento.
Il permafrost è un terreno rimasto completamente congelato per almeno due anni di seguito e si trova sotto quasi l’85% dell’Alaska. Negli ultimi decenni però, le temperature nelle aree di permafrost sono aumentate fino a 3,5 gradi Fahrenheit.
Si prevede che la temperatura media dello Stato aumenterà da 2 a 4 gradi in più entro la metà del secolo e uno studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change prevede che con ogni aumento di 2 gradi della temperatura, 1,5 milioni di miglia quadrate di permafrost potrebbero andare perdute per lo scongelamento.
Common Dreams ha riferito nel 2019 che lo scioglimento del permafrost dell’Alaska sta rapidamente accelerando: “La zona più settentrionale del pianeta si sta riscaldando più rapidamente di qualsiasi altra regione del mondo. La ragione di questo riscaldamento è il feedback ghiaccio-albedo: quando il ghiaccio si scioglie, espone al sole la terra e il mare, che poi assorbono più calore che sarebbe stato riflesso dal ghiaccio, portando ad un maggiore riscaldamento. È un circolo vizioso di calore che sta cambiando l’ambiente al Polo Nord.
In Alaska, la crisi ha portato quest’anno alla primavera più calda mai registrata nello Stato. La città di Akiak potrebbe trasformarsi in un’isola a causa dell’ingrossamento dei fiumi e dell’erosione esacerbata dallo scioglimento del permafrost e del ghiaccio. Susan Natali, scienziata del Woods Hole Research Center con sede nel Massachusetts, ha detto al Guardian che ciò che sta accadendo ad Akiak è solo un indicatore del pericolo rappresentato per l’Alaska dalla crisi climatica. “I cambiamenti stanno davvero accelerando in Alaska”, ha detto Natali.
L’oleodotto Trans-Alaska è stato completato nel 1977. I tubi d’acciaio con un diametro di 1,2 metri si estendono per circa 1.300 chilometri, trasportando il “petrolio caldo” dalla più grande riserva di petrolio d’America nella Prudhoe Bay al porto di Valdez. L’oleodotto scorre sepolto sottoterra o sollevato sopra la superficie nel tentativo di impedire lo scioglimento del permafrost.
Traduzione dall’inglese di Thomas Schmid
Revisione di Anna Polo