“Beh, quando pensiamo al socialismo va tutto bene con il socialismo per i ricchi. I salvataggi di Wall Street e delle banche con i miliardi investiti dal governo in sgravi fiscali per l’uomo più ricco al mondo non causano problemi. Ma quando si tratta di fornire risorse a famiglie di lavoratori per sopravvivere, il socialismo fa paura”. Non sono le parole di Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez o qualche altro leader politico di sinistra. A pronunciarle è stata India Walton, che ha recentemente vinto le primarie democratiche per sindaca di Buffalo, New York. E questo fa prevedere che vincerà l’elezione amministrativa a novembre, poiché i repubblicani non avranno nemmeno un candidato.
La Walton, come ha fatto Ocasio-Cortez nel 2018, ha sconfitto un politico dell’establishment democratico in maniera inaspettata. Ocasio-Cortez aveva battuto Joe Crowley, parlamentare del quattordicesimo distretto di New York, eletto dieci volte e considerato possibile speaker dopo Nancy Pelosi. La Walton ha sconfitto Byron Brown, sindaco di Buffalo dal 2005, definendosi una “socialdemocratica”.
In America accettare l’etichetta di socialista richiede una certa dose di coraggio, poiché la destra è stata molto efficace a colorare il termine di sfumature completamente negative. Nell’immaginario americano di destra essere socialista evoca immagini legate all’ex Unione Sovietica, alla Guerra Fredda e ad altri sistemi di governo considerati autoritari e fallimentari. I repubblicani sono riusciti a demonizzare il termine sfruttando la paura per consolidare la loro base, nel tentativo di squalificare qualunque candidato che osi accettare l’etichetta di socialista.
La paura del termine è però efficace anche con i democratici moderati, che lo vedono come una garanzia di sconfitta. Joe Manchin, senatore democratico del West Virginia, uno degli Stati più conservatori, ne sa qualcosa. Per vincere nel suo Stato ha sempre espresso un’ideologia che spesso si avvicina a quella repubblicana, anche se ha rifiutato di abbandonare il Partito Democratico.
La paura del socialismo non si applica quando la maggioranza degli elettori pende verso il centrosinistra, come nei casi delle circoscrizioni di Ocasio-Cortez e India Walton. In queste situazioni i candidati di sinistra possono permettersi il “lusso” di abbracciare l’etichetta di socialista e ottenere un buon risultato elettorale. Sia Walton che Ocasio-Cortez hanno vinto creando coalizioni di gruppi minoritari, sostenendo una politica populista di sinistra e facendo notare le inadeguatezze dell’establishment democratico. Al livello federale vanno ricordati anche i successi di altri parlamentari progressisti, come Ilhan Omar (Minnesota) Ayanna Pressley (Massachusetts), Rashida Tlaib (Michigan), Jamaal Bowman (New York) e Cory Bush (Missouri).
Al livello nazionale il candidato presidente di maggiore successo che non ha rifiutato l’etichetta di socialista è stato Bernie Sanders, che ha dato filo da torcere a Hillary Clinton e Joe Biden nelle primarie democratiche del 2016 e 2020. Elizabeth Warren, senatrice liberal del Massachusetts, ha avuto un notevole successo per un breve periodo nelle primarie del 2020, ma si è tenuta lontana dall’etichetta di socialista dichiarandosi capitalista, nonostante il suo programma politico fosse vicinissimo a quello di Sanders se non per qualche minima differenza.
La paura del termine socialista però non apre la porta a una difesa del termine e una comprensione reale dell’ideologia. In America, nonostante la classificazione di paese capitalista per eccellenza, i programmi socialisti esistono, anche se molti statunitensi non li classificano come tali. Il giornalista Sam Donaldson ha riconosciuto che “più della metà degli americani usufruisce di programmi sociali”. Si tratta della Social Security, (la previdenza sociale), del Medicare (sanità per gli anziani), del Medicaid (sanità per persone a basso reddito). L’ultimo di questi programmi è naturalmente l’Obamacare, la riforma sanitaria approvata durante l’amministrazione di Barack Obama, che ha aperto le porte all’assicurazione medica a una trentina di milioni di americani. Tutti questi programmi, approvati principalmente dai democratici, sono stati attaccati dalla destra come socialisti, ma col passare del tempo sono stati accettati da tutti gli americani. I repubblicani cercano sempre di eroderli, ma sanno benissimo che tentare di eliminarli sarebbe un suicidio politico.
La paura del socialismo però continua a diminuire, anche perché i politici progressisti in America si definiscono socialdemocratici e la loro visione si avvicina notevolmente ai sistemi scandinavi. Dunque si possono classificare come capitalisti con una forte dose di programmi sociali. Lo ha spiegato in diverse occasioni Bernie Sanders, le cui parole sono spesso riprese da altri progressisti come Ocasio-Cortez e più recentemente da Walton. Da rilevare anche che i giovani non associano il socialismo con la Guerra Fredda, come i loro genitori e nonni. David Remnick, in un articolo del New Yorker, cita infatti uno studio della Harvard Kennedy School secondo il quale il 51% dei giovani fra i 18 e 29 anni rifiuta il termine di capitalismo e il 33% vede di buon occhio il socialismo. In parte questa visione riflette la denuncia da parte dei progressisti delle crescenti disuguaglianze economiche fra ricchi e poveri e l’insistenza sul fatto che i benestanti non pagano abbastanza tasse. Troppo capitalismo, dunque, crea insicurezze economiche e ingiustizie
La vittoria di India Walton a Buffalo contribuirà a rivalutare i programmi associati con la politica progressista, incoraggiando gli americani ad andare oltre la definizione caricaturale del socialismo proposta dai repubblicani. La Walton, 38 anni e Ocasio-Cortez, 32 anni, fanno sperare che la strada tracciata dal socialdemocratico Bernie Sanders potrà in futuro condurre alla Casa Bianca.