A vent’anni dalla repressione del grande movimento altermondialista che a Genova diede vita alle proteste contro il G8, la città ricorderà quelle giornate con una serie di eventi che partiranno significativamente dalle periferie: apre, infatti, il 15 luglio la Valpolcevera, un territorio che sta vivendo l’impatto di quello che viene chiamato “modello Genova”, ossia la deroga temporanea ai controlli di appalti e alla valutazione di impatto ambientale. Questo modello è figlio della tragedia del Ponte Morandi, che richiese un intervento emergenziale, certo necessario in quel momento, ma non generalizzabile, pena la devastazione del territorio e l’assenza di controlli sul lavoro e del lavoro.
Dalla periferia, che tanta parte ebbe in quel movimento (anche allora la prima manifestazione contro gli 8 pre-potenti si tenne nella vallata della periferia genovese, letteralmente a poche centinaia di metri dal maledetto Ponte Morandi), le iniziative proseguiranno in centro città. In diverse sessioni tematiche si riprenderanno i contenuti, le analisi e le proposte di allora, seppur non in un’ottica “semplicemente” commemorativa, ma al fine di stimolare lo sviluppo di riflessioni utili alle lotte di oggi, le quali saranno rappresentate tanto nei dibattiti quanto nelle manifestazioni di piazza. Mai come negli ultimi due anni, a seguito del combinato disposto fra crisi climatica e pandemia, le ragioni di quel movimento, che per la prima volta dopo il 1989 metteva in discussione i paradigmi del capitalismo, si sono palesate con la virulenza di quelle “dure repliche della storia” che non fanno sconti né prigionieri. Più di allora dire che “un altro mondo è possibile” non è solo uno slogan di romantici sognatori, ma una necessità di fronte alla distopia che rischia di trasformare l’attuale nell’unico mondo impossibile, stretto fra le diseguaglianze e i disastri naturali.