Ieri in piazza Castello a Torino, alle 16 davanti alla sede della Prefettura si è svolta la manifestazione dei giuristi piemontesi in memoria di Moussa Balde

Durissime e pronunciate con grande forza le parole degli interventi al microfono da parte di tutti coloro che sono intervenuti.

Non fare nulla di fronte all’ingiustizia equivale esserne complici. Ci sono morti che pesano come piume e morti che pesano come macigni. Io voglio che la tua morte fisica pesi a tutti noi” ha detto l’avv Davide Mosso dell’Unione delle Camere Penali Italiane, definendo poi il CPR “campo di concentramento” e l’ospedaletto “canili”.

L’avv. Lorenzo Trucco, Presidente di ASGI nel proprio discorso che ha definito il CPR un “buco nero”; ha fatto una puntuale disamina dei problemi che attengono ai CPR e più in generale al trattenimento ai fini di rimpatrio:  l’isolamento nell’ospedaletto; i telefonini; le celle sotterranee; il rispetto della presunzione della minore età; la privacy nei servizi igienici privi di porte; la visita d’idoneità medico legale che spetta all’ASL; che venga garantita la presenza di psichiatri e psicologi, sia nella valutazione di idoneità, che nel corso del trattenimento; non ultime le contraddizioni giurisprudenziali che contraddistinguono questo sistema.

“Chiediamo che in caso di incapacità di osservare gli standard minimi di legalità illustrati (con puntualità nella parte precedente del suo discorso, n.d.r.) venga disposta la chiusura di questa struttura” ha concluso Trucco.

ASGI ha pubblicato il “Libro Nero del CPR di Torino: testimonianze di ordinaria ferocia” scaricabile in PDF.

Una “requisitoria” durissima quella dell’avv. Gianluca Vitale, copresidente di Legal Team Italia, che sta seguendo dal punto di vista legale la vicenda di Moussa Balde:

Siamo qui perché l’ha chiesto il mondo del diritto. Non possiamo più accettare questa sistematica e violenta violazione dei diritti delle persone sul nostro territorio, nella nostra città. Tutti quanti abbiamo preteso di essere qui davanti alla Prefettura di Torino che è colei che gestisce questo centro.

Quello che Mussa, che ho visto due volte quando era già prigioniero mi ha detto: avvocato io non posso stare qui dentro, io voglio uscire, e quando mi ha salutato, venerdì pomeriggio mi ha detto: avvocato, io esco”. 

Quando (Moussa Balde, n.d.r.) è entrato nel CPR di Torino, non era una persona bisognosa di aiuto o di assistenza, ma era un clandestino e purtroppo solo dopo che è morto dopo che il suo urlo appeso ad un lenzuolo è riuscito a sfondare quel muro e quelle sbarre, solo in quel momento è ridiventato un uomo e per noi tutti Moussa Mamadou Balde è un uomo”

Nel proseguo del discorso ha affrontato il problema dell’odio etnico tutt’ora escluso nell’inchiesta sull’aggressione a Moussa avvenuta a Ventimiglia, ha poi continuato:

“Le lenzuola strette al collo di Moussa Balde sono state annodate da molti soggetti, da tutti quelli che hanno avuto a che fare con Moussa Mamadou Balde, da tutti coloro i quali con degli abiti pubblici lo hanno incontrato. Vorrei ricordare i poliziotti di Ventimiglia, e della questura d’Imperia che quando hanno avuto davanti Moussa Balde hanno deciso che era solo un clandestino e che come tale andava trattato, secondo le leggi italiane – secondo loro – , chi lo ha condotto qui e chi lo ha accettato nel CPR di Torino, il personale medico interno e non dell’ASL, che non si è posta nessuna domanda, che non si è chiesto se quella persona fosse realmente idonea anche dal punto di vista psicologico e psichiatrico ad essere tenuto dentro quelle gabbie, e il giudice che ha convalidato il trattenimento che probabilmente non ha mai guardato negli occhi la persona su cui il destino doveva decidere.

E il personale che per 13 giorni ha visto Moussa Mamadou Balde in gabbia e non si è posto nessuna domanda, chi ha deciso che non dovesse stare in una gabbia grande per animali (le aree, circondate da grate alte 4 mt. n.d.r.), ma che dovesse stare in una gabbia piccola per animali (l’ospedaletto, n.d.r,), che ricorda molto uno zoo, ma uno zoo di quelli vecchi, quelli fatti male, quelli in cui anche il benessere degli animali non contava.

Siamo tutti qui a chiedere che tutti  coloro che hanno stretto quel nodo prendano coscienza della propria responsabilità morale, e che anche la Procura prenda coscienza che oltre ad una responsabilità morale ci deve essere anche una responsabilità giuridica, anche nei confronti dei funzionari pubblici.

Sapendo che il CPR di Torino non è idoneo e non può essere idoneo allo scopo per cui è stato costruito, io chiedo che quel centro venga immediatamente chiuso.
Abbiamo il tragico privilegio di entrare là dentro, di vedere negli occhi quelle persone, di sentire le loro storie, di sentire la loro disperazione, le stesse storie che chi lavora lì dentro non vuole sentire perché è più comodo non sentirle, e vorrei anche ricordare Faisal Hossein morto nello stesso ospedaletto nel quale è morto Moussa Mamadou Balde, dal primo giorno è stato isolato in quelle gabbie per polli e dopo 5 mesi in quelle gabbie per polli è morto, senza che nessuno si chiedesse se lì doveva stare, così come oggi nessuno si chiede se  debbano starci tutte le persone che sono rinchiuse lì dentro: nella grandi gabbie o nelle gabbie per polli.

Io credo che sia un problema di civiltà, perché se noi ci arroghiamo il diritto di far morire le persone nel Mediterraneo e di rinchiuderle in quelle gabbie in nome di regole che sono scritte nelle leggi e nei codici, allora dobbiamo pretendere che le regole più alte, quelle scritte nella nostra Costituzione, nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, il rispetto della persona senza se e senza ma debbano venire ripristinate” ha concluso Vitale.

L’avv. Laura Martinelli ha raccontato il caso di un suo assistito che ha evidenziato in modo eclatante la carenza dell’assistenza medica nel CPR, ormai denunciata a gran voce da tutti.

Un brevissimo stralcio dell’intervento delle Dott.ssa Marilena Manuele: “Ho lavorato come medico negli istituti di pena, mi è stato chiesto di fare cose fuori dalle regole, più volte, ma si può dire no, si può denunciare“.

Toccante vedere che avvocati, che vivono quotidianamente la realtà dei migranti, abbiano avuto momenti di commozione.

Diverse le personalità presenti a sostegno dell’iniziativa, anche alcuni medici a titolo personale.

Anche Amnesty Piemonte era presente.

Tutti i temi trattati, le criticità denunciate sul CPR di Torino, confermano tutto ciò che Pressenza ha denunciato nei propri articoli, dedicando un’assidua attenzione a questo tema.

Una nota di suggestione: a fine manifestazione il cielo ha ruggito, un tuono, un solo tuono, ha echeggiato con forza nel cielo.

I promotori della manifestazione:
ASGI
LEGAL TEAM ITALIA
GIURISTI DEMOCRATICI OSSERVATORIO CARCERE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA
UNIONE CAMERE PENALI ITALIANE
ASSOCIAZIONE ANTIGONE
ASSOCIAZIONE ANTIGONE PIEMONTE
ADIF Associazione Diritti e Frontiere
A.P.I. ON

Moltissime le adesioni di associazioni e singoli.