Giovedì 24 giugno, mattina presto, ricevo un messaggio: stanno sgomberando una casa occupata in via Iglesias, zona Nord di Milano. Non sono in città, ma cerco comunque contatti, informazioni, rimbalzo da un telefonino a un altro. Qualcuno che segue dal lavoro, qualcuno che è corso là davanti, qualcuno che non risponde, poi scopro che è perché fa parte di coloro che stanno raccogliendo le loro cose.

Mi faccio mandare delle foto, cerco di scrivere anche se non sono là… Siamo o non siamo un’agenzia? Veloci, bisogna dare la notizia…

Poi mi calmo, ritelefono e mi faccio ri-raccontare, il giorno dopo parlo con qualcuno che viveva in quella casa, poi leggo su vari siti di informazione milanese e leggo che “Finalmente sgomberato un centro sociale che disturbava il quartiere…”; “Il presidente del consiglio di zona festeggia, giustizia è fatta…”; “Grazie al prefetto, dopo le tante sollecitazioni”; “Sgomberato un centro sociale fuorilegge…”.

Abito dalla parte opposta di Milano, Milano è grande, se qualcuno opera in un quartiere opposto al tuo non arrivi a conoscerli. Zona Nord di Milano, viale Padova, molta immigrazione, molta umanità, in passato sono state fatte iniziative bellissime, colorate, multiculturali.

In quella zona la rete solidale “Ci siamo” opera da qualche anno sulla questione CASA. A Milano è un problema serio, molto serio, è l’altro “corno” del problema: da una parte “il lavoro”, dall’altra “la casa”. Il primo spesso non basta a risolvere il secondo, a volte il secondo “svuota” il primo. Uno guadagna mille euro e ne paga 700 di casa, e poi con cosa vive?

Da anni si parla di reddito di cittadinanza, con annessi e connessi, ma non abbastanza di diritto alla casa. Una casa popolare dignitosa equivale quasi ad un reddito di cittadinanza, o no? Eppure da quanto tempo non si costruiscono case popolari? Uno dei più grandi complessi di edilizia pubblica in Europa era nella nostra città, vogliamo parlare delle condizioni in cui versa?

Ma arriviamo alla “notizia”.

Da 3 o 4 anni una palazzina di via Iglesias (a suo tempo una fabbrica, abbandonata da anni) viene occupata e risistemata perché vi possano vivere degli immigrati, diverse famiglie con bambini. Vivono tranquilli, la gente lavora, chi fa il rider, chi la badante, i bimbi vanno a scuola. Magari i primi tempi sbagliavano a mettere fuori la spazzatura, ma avevano imparato da tempo.

Ma si sa, arriva l’estate. L’estate porta tante cose: le angurie, le infradito, l’aria condizionata, i concerti all’aperto, le pubblicità delle vacanze, per alcuni anche le vacanze, ma porta anche allegramente…. gli sgomberi, come un frutto di stagione. Un classico. 6 e 30 di mattina, una ventina di camionette circondano il quartiere, scudi, caschi e manganelli.

I carabinieri bloccano il passaggio in direzione dell’edificio sgomberato

Una donna mi racconta: “Dormivamo ancora, abbiamo sentito bussare forte forte, abbiamo aperto e all’inizio non capivamo, è stata un’irruzione della polizia, i bambini si sono spaventati. Qualcuno, spaventato, non apriva la porta, ma siamo andati a convincerli perché a furia di colpi la stavano per rompere. Ci hanno dato poco tempo per raccogliere le nostre cose. Ora siamo in un albergo per qualche giorno, dopo non so. Ma perché l’hanno fatto così? Se ce lo avessero detto, noi ci saremmo preparati e saremmo andati via lo stesso, ma perché così? Non abbiamo fatto nulla di male, vivevamo lì, certo era un’occupazione, ma perché sgomberare in questo modo?”

Circa 50 persone, di queste almeno 20 bambini. Fuori in strada, la maggior parte delle loro cose perse, distrutte.

Dalla rete Ci Siamo mi raccontano: “La sera gli abitanti di via Iglesias hanno fatto un corteo spontaneo e solidale per le vie del quartiere, sino ad arrivare davanti alla casa sgomberata, ancora circondata da moltissimi poliziotti in tenuta antisommossa e dalla Digos. La “soluzione” trovata è stata quella di mettere le donne con i bimbi in un ostello fino a lunedì al costo di 5€ a notte, smembrando così le famiglie, e parlando di “soluzioni alternative”…di 4 giorni! Ma nella drammaticità della situazione c’è anche un lato positivo, ovvero la solidarietà di alcuni abitanti del quartiere che prontamente si sono organizzati per aiutare chi era stato sgomberato, mettendo a disposizione la propria cantina per depositare le proprie cose, o per ospitare qualcuno nelle proprie case”.

Il corteo di protesta degli abitanti della zona

Cerco i giornali di venerdì: Repubblica e Corriere non dicono una parola, il Giorno festeggia.

Una tristezza enorme mi assale.

Questa è la mia città? Si risolvono così i problemi? Ora qualcuno sta meglio?

 

Foto di Rete Ci Siamo