Una proposta. Non inseguiamo le lepri dei dominanti
1.L’egemonia politico-culturale dei dominanti attuali
Da quasi 40 anni, i gruppi sociali dominanti “globalo-occidentali ” hanno definito ed imposto il calendario politico mondiale. I vari G7, G8, G20, WTO, Banca Mondiale, FMI, World Economic Forum, le COP sul clima, World Water Forum, hanno gestito in stato di monopolio quasi assoluto l’agenda delle ‘cose importanti”, con due eccezioni : la prima, legata al terrorismo islamista; la seconda, più pacifica, nel corso dei primi anni del decennio 2000-2010, quando il World Social Forum si affermò con successo come un soggetto capace di mettere l’accento su altri temi, da qui l’”alter-mondialismo”.
Attraverso un numero impressionante di vertici (il termine ha imposto l’idea e l’accettazione dell’esistenza/inevitabilità di una strutturazione gerarchica del mondo tra gli Stati ed i popoli) e di conferenze ‘globali” oceaniche (si pensi alle COP e ai Forum di Davos), i dominanti di oggi sono riusciti a ri-conquistare il controllo mondiale della scelta dei temi, dei problemi, delle sfide globali da trattare e da risolvere ( secondo i “loro” temi, problemi, sfide) .L’uso esclusivo del termine “globalizzazione”, di origine anglo-americana (il termine/concetto di “mondializzazione” di origine latina non esiste nel vocabolario inglese !) è stato molto significativo. Si basa sui principi di totalità e di unicità. Per esempio, “il pensiero unico”, il “global market” ,la “global finance”, la “global governance”.
La novità sta nel fatto che i soggetti chiave dei processi menzionati non sono più principalmente gli “Stati nazionali sovrani” ma, in maniera sempre più marcata e strutturale rispetto al passato, i soggetti dei nuovi poteri economici e tecnologici (e, quindi, militari) privati. Questi sono molto di più organizzati e “integrati” a livello globale, su basi più strutturali ed omogeneizzanti, di quanto abbiano potuto esserlo gli Stati nazionali tra loro.
Cio’ non significa che le logiche, i comportamenti e le istituzioni agenti nel nome della nazione o del “popolo” x, y, z non siano più importanti. Penso al fenomeno devastatore del nazional-populismo americano, anche prima e dopo Trump, dovuto alla difesa cieca e becera della supremazia mondiale degli Stati Uniti sempre più messa in questione ed indebolita, di fronte all’ascesa “globale” della Cina e, nei prossimi anni, anche dell’India. Da anni, il rigetto della perdita della supremazia da parte dei gruppi dominanti statunitensi ha fatto prigioniero e sfruttato il sentimento nazionale degli americani USA . Risultato: il nazional – imperialismo americano, xenofobo e razzista, alimentato e pilotato dalla difesa , a qualsiasi costo, della supremazia economica e tecnologica dei gruppi privati mondiali made in USA, rappresenta oggi il pericolo n°1 immediato per il futuro pacifico e solidale dell’umanità.(1)
Si tratta di due fenomeni diversi per quanto intrecciati dove però, nel contesto dell’agenda mondiale, le logiche e gli interessi “stato-nazionali” sono piuttosto asserviti alla realizzazione delle logiche e degli interessi dei gruppi economico – finanziari e tecnologici privati, e non l’inverso.
2. La conoscenza, principale fattore di produzione della ricchezza e delle narrazioni della vita e del mondo.
La seconda novità che spiega, tra l’altro, la violenza del nazional-populismo USA, sta proprio nella natura del potere su cui si è costruita negli ultimi cinquanta anni la potenza mondiale degli USA, cioè sulla conoscenza. In testa alle classifiche degli indicatori di potenza economica e finanziaria non stanno più imprese e gruppi sociali e personaggi detti “industriali”, cioé i “signori” delle ferrovie, delle automobili, del petrolio, della chimica pre-biotechs, della alta finanza alla Wall Street o alla City di Londra tradizionali. Ci sono , invece,
– le imprese infotechs, in particolare dell’Intelligenza Artificiale, le GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft ), ben talllonate dalle Samsung e Hauwei, e personaggi quali Bill Gates, Steve Jobs, Jef Bezos…. ;
– le imprese biotechs, les Big Pharma (fra le venti principali imprese farmaceutiche mondiali dieci sono USA di cui Johnson & Johnson, Pfizer, Merck, AbbVie, BristolMeyer Squibb ai primi posti),
– le imprese fintechs, i grandi gruppi di fondi d’investimento tra i quali primeggia il BlackRock (USA), capeggiato da Larry Fink, il quale gestisce (2020) 8,0 mila miliardi di $ (il PIL dell’Italia è stato pari a 2,1 mila miliardi e quello della Germania a 3,4 miliardi di $) Il BlackRock è la terza potenza finanziaria mondiale dopo gli Stati Uniti e la Cina! Ha partecipazioni in 18 mila imprese in tutto il mondo tra cui JPMorgan Chase, Bank of America e Citibank, Apple, McDonald’s, Exxon, Mobil, Shell, Total, Vivendi, Danone, Coca-Cola,. Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo, Bnp, ING. Il tutto, grazie alla conoscenza (banca dati, informazione, analisi, comunicazione, controllo …) del mondo dell’economia e della finanza ed alla tecnologie finanziarie ad altissime velocità, fuori dai tempi umani).
A partire dagli anni ’80 i principali “narratori” della potenza USA, in particolare i teorici dell’innovazione tecnologica alla Porter (accademici e consulenti del mondo imprenditoriale e educativo) hanno invaso il mondo con nuove concezioni e nuovi termini quali “information society”, “information economy”, instant economy, knowledge driven economy , knowledge based society, education society, education economy, longlife education, immaterial economy, bio-economy, biotech, artificial intelligence….Una unica idea: la ricchezza dipende sempre più dalla conoscenza, dal software e non più dall’hardware, dagli algoritmi e non dalle materie prime; l’innovazione tecnologica ispirata e guidata dalla scienza (conoscenze teoriche et applicate sempre più rivoluzionarie e complesse) è il motore della crescita economica e della ricchezza; la conoscenza è alla base dell’innovazione di processo e di prodotto; la ricchezza aumenta grazie ai nuovi processi di produzione ed i nuovi prodotti il cui sviluppo e diffusione non possono essere frenati da regole e da vincoli di precauzione salvo quelli rivolti alla gestione efficace dei rischi. Da qui, altro versante della narrazione: non v’è progresso senza progresso tecnologico e scientifico; non v’é salvezza senza competitività tecnologica, non v’è successo competitivo senza la la finanza competitiva, la finanza ad alto rendimento, senza la finanza globale senza frontiere. Non v’è ricchezza senza risorse umane altamente qualificate e detentrici di saperi teorici ed applicati ad alto valore aggiunto per le imprese. Pretendono che la conoscenza sia lo spirito della competitività. Il mercato delle conoscenze deve essere liberalizzato, deregolamentato, privatizzato. Il diritto di proprietà intellettuale deve essere protetto in maniera certa e definitiva (da qui i brevetti sul vivente e sull’IA). Più di 120 mila brevetti in mano ai privati! La conoscenza è oramai un bene privato che permette, secondo i dominanti, di promuovere il meglio, i migliori , riconoscere i meriti ed i meritevoli. Ouf !
Ce n’è abbastanza per credere in maniera fideistica nella scienza e nella tecnologia, al posto non solo di Dio e di altri principi eventualmente superiori, ma di dare loro ( e quindi ai loro produttori e proprietari ) anche la ragione della verità e della legittimità al di sopra di ogni preteso diritto universale alla e della vita e di ogni altra istituzione foss’anche democraticamente eletta. Per loro, Google, Pfizer, il WTO, Finck hanno ragione. Punto.
3. La proposta
Chi più chi meno, tutti ci siamo cascati o siamo diventati a intensità diversa fedeli ripetitori dell’inno alla conoscenza, obbedienti all’imperativo della competitività tecnoeconomica e finanziaria mondiale.
I dominanti non hanno più bisogno di parlarne. Hanno dettato le “nuove tavole della legge mondiale” tramitle le quali hanno satellizzato le intellighenzie e le università del mondo ( incluse quelle cinesi, russe, indiane, indonesiane, brasiliane…), i sindacati, i partiti di sinistra discendenti dai discepoli della terza via, e parecchie associazioni delle società civile aderenti al principio .della concretezza e delle “riforme possibili”. Vedasi cosa è successo in questi mesi a proposito dei brevetti sui vaccini
L’obiettivo della proposta qui esposta è di dare agli abitanti della Terra :la capacità di costruire un potere negoziale che oggi non posseggono in quanto tali. Il grande assente politico mondiale è l’umanità che l’ONU non riesce a rappresentare, malgrado i meriti che dobbiamo riconoscere all’Organizzazione. Non v’è nessuna agenda per, in nome di, da parte dell’Umanità. Per questo è essenziale di lottare per liberare l’umanità dall’agenda dei dominanti, occupandoci in priorità di discutere e far lottare insieme i cittadini della terra attorno a temi, problemi e sfide d’interesse di tutti i popoli e abitanti della Terra.
Un primo passo, a nostro livello, potrebbe essere di organizzare alla fine di ottobre (incidentalmente a cavallo della chiusura del G20 e dell’apertura della COP26) una importante assemblea dei cittadini (chiamiamola “L’alter-agenda. La conoscenza. La nuova storia dell’Umanità” ).
Dobbiamo fin d’ora annunciare che seguire l’agenda del G20 e della COP 26 non darà nessuna risposta concreta positiva alla condizione attuale della vita della Terra né alla storia dell’umanità. Saremo sempre più prigionieri della loro duplice potenza tecnologica e finanziaria. Per questo è necessario in priorità esaminare il più grande ostacolo ad uno sviluppo pacifico e solidale della storia umana rappresentato oggi dalla conoscenza/sistema di conoscenza imperante, assoggettata alla finanza ed alla tecnologia conquistatrice (non dimentichiamo i due trilioni annui di spese militari). E da qui, (ri)partire per precisare gradualmente l’agenda dei percorsi di lotta, hic et nunc, e non domani , al cuore della potenza del sistema attuale grazie a nuove alleanze da costruire attorno a “l’Altra agenda”.
Il formato, i contenuti e l’organizzazione dell ‘assemblea di fine ottobre devono risultare da comune esame e comuni contributi.
Bruxelles, fine giugno 2021
(1) Altre considerazioni sono da fare per le altre forme di nazionalpopulismo alla Orban ed alla Salvini, o alla Bolsonaro o, ancora, alla Modi.