In Val Grana, nel cuneese, è nata Humus Job, una start up innovativa che sta rivoluzionando il mondo del lavoro agricolo: in questi anni ha costruito un modello per contrastare il lavoro irregolare in agricoltura e le derive di sfruttamento e caporalato. Così Claudio, Elena e Luca, i suoi fondatori, stanno creando una rete di aziende etiche accomunate dalla cultura per il lavoro sostenibile e per i diritti umani.
Lo sapevate che in Italia sono 400.000 i lavoratori vittime del caporalato, di cui l’80% sono stranieri? E lo sapevate che sono circa 30.000 le aziende che ricorrono all’intermediazione illecita e para-mafiosa della manodopera? Sempre più spesso, nel dibattito politico e sociale, parliamo di agricoltura sostenibile come la meta da raggiungere per ripensare i nostri modelli di sviluppo. “Dobbiamo coltivare prodotti locali”, “dobbiamo comprare biologico”. In molti casi, però, dimentichiamo che la sostenibilità non è sempre sinonimo di etica. Etica è rispettare i diritti di tutti i lavoratori, dei braccianti che sono impiegati nei campi con ritmi estenuanti e di chi lavora solo stagionalmente. Se vogliamo generare un cambiamento reale e duraturo è fondamentale creare le condizioni necessarie per rendere il lavoro agricolo più regolare ed equo.
Per questo in Valle Grana, nel cuneese, Claudio Naviglia, Elena Elia e Luca Barraco – rispettivamente antropologo, psicologa ed educatore – hanno fondato Humus Job, la prima piattaforma di Job Sharing Agricolo che permette alle piccole e medie aziende di mettersi in rete e condividere la manodopera per promuovere insieme etica e sostenibilità.
Tutto è iniziato nel 2018 quando una rete di aziende agricole della Valle incontra Humus Job, all’epoca spin off dell’Associazione MiCò APS con lo scopo di progettare un modo per inserire lavorativamente i migranti del neonato Centro di Accoglienza nelle aziende della valle. Così nasce Humus srl, una startup innovativa a vocazione sociale che vende i suoi servizi alle aziende agricole con l’obiettivo di creare lavoro sostenibile per le persone impiegate in agricoltura.
Le difficoltà della Valle Grana all’epoca erano simili quelle di tanti altri territori. Come viene spiegato nel video, «qui sarebbero dovuti arrivare un centinaio di migranti e la difficoltà più grande che abbiamo visto sin dall’inizio è il fatto che il territorio non fosse preparato al loro arrivo. I migranti poi sono giunti in 23 ma nel frattempo si era creata una forma di paura, timore e difficoltà solo a pensare all’arrivo di persone nuove e sconosciute».
Così Claudio, Elena e Luca hanno cercato di ricucire quella frattura per rivoluzionare le logiche legate al mondo dell’accoglienza attraverso un modello che agisse non solo sui migranti ma su tutto il territorio: aziende, amministrazioni e imprese per permettere un dialogo tra le persone e incrementare l’integrazione lavorativa. E proprio questa è la missione alla base di Humus Job: creare relazione per promuovere un’agricoltura che tenga conto, al fianco della dimensione economica, di quella sociale.
Le aziende agricole di Humus Job per il lavoro sostenibile in agricoltura
«Le aziende della nostra rete hanno scelto la condivisione come pratica per cambiare il mondo dell’agricoltura». Così Humus Job sta creando un network etico delle aziende agricole e conta attualmente dieci realtà medio-piccole che hanno una filosofia diversa su “come fare agricoltura”. Sono aziende i cui gestori sono giovani, che coinvolgono persone che hanno fatto diverse esperienze lavorative all’estero e che hanno deciso di tornare all’agricoltura creando progetti ex novo o recuperando quelli familiari. Così queste imprese si impegnano a commercializzare i prodotti in filiere particolarmente etiche che sanno riconoscere e valorizzare il giusto costo di una produzione naturale e locale.
Entrare nel contratto di rete per attivare i territori
«Oltre al caporalato, sinonimo di “lavoro nero”, c’è poi il “lavoro grigio». Con questo termine, come ci raccontano Claudio ed Elena, ci riferiamo a rapporti lavorativi formalmente regolari ma che contengono, al loro interno, elementi di irregolarità. «Attraverso il lavoro grigio, ad esempio, i datori di lavoro non dichiarano tutte le giornate che effettivamente una persona impiega nel lavoro nei campi; in questo modo essa è impossibilitata a richiedere il sussidio di disoccupazione che è basato proprio sulle giornate lavorative».
Le aziende etiche che si riconoscono nei valori di Humus Job sono unite in un contratto di rete attraverso il quale la condivisione diventa una pratica per cambiare il mondo: condivisione dei mezzi di produzione, di trasporto e degli strumenti per aumentare la sostenibilità economica e la competitività sul mercato, mettendo in comune la manodopera e rendendosi disponibili a controlli per dimostrare la regolarità delle assunzioni.
I servizi offerti e la piattaforma per la ricerca di lavoro etico
Humus Job fornisce diversi servizi in base alle esigenze delle imprese che entrano a far parte della rete, come facilitazione e coordinamento, manodopera condivisa, marchio etico e sviluppi commerciali comuni. Un esempio è il servizio “basic”: l’azienda che entra ha a propria disposizione un team di professionisti che si occupano della gestione della rete come nuove adesioni, burocrazia, bilanci o facilitazione delle riunioni.
Un altro servizio è il Job & Sharing, che permette l’accesso a una piattaforma di domanda/offerta di impiego regolare in agricoltura che ad oggi conta 2.500 lavoratori in tutta Italia. Attraverso la piattaforma è possibile individuare il profilo più idoneo per un’azienda in base alle competenze e alla vicinanza geografica e creare lavoro sostenibile per le persone impiegate in agricoltura.
Così le aziende hanno la possibilità di utilizzare personale formato, pagando in percentuale in base al tempo impiegato del lavoratore e beneficiando di un supporto nelle pratiche burocratiche. Allo stesso tempo, grazie alla circolarità stagionale legata a produzioni differenti, Humus garantisce ai braccianti contratti regolari per tutto l’anno. Infine, Humus Job rilascia il Marchio 100% Etico quando si riescono a realizzare le condizioni che vedono inserimenti lavorativi stabili e regolari che danno dignità ai lavoratori.
«In questi anni, ascoltando i territori, ci siamo resi conto che in Italia ci sono diverse mancanze strutturali: un bollino di qualità del lavoro, uno strumento di incontro domanda/offerta in agricoltura, una modalità che permetta alle aziende di essere in rete. Così noi ci siamo detti: “Se manca proviamo a farlo!” Questo non significa che stiamo risolvendo il problema, ma che almeno iniziamo a sperimentare delle soluzioni per metterle a disposizione di tutti». Insomma, condivisione in agricoltura significa anche questo e Humus Job ci sta insegnando che un lavoro etico e sostenibile non solo è possibile ma sta diventando sempre più realtà.
Testo: Lorena Di Maria
Montaggio: Paolo Cignini