Il fatto risale a mercoledì 23 giugno e non ha fatto notizia neppure a Torino dove è successo. Lo riassumo in estrema sintesi: alcuni attivisti del Collettivo Prendocasa sono stati malmenati mentre tentavano di avere udienza presso un qualche incaricato ATC (Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte), in merito all’emergenza-casa di una certa Antonella, loro assistita, due di loro sono stati fermati, poi rilasciati, fine della storia. O così vorrebbe la versione per la cronaca, quella che le agenzie hanno diramato solo per dire dei soliti facinorosi prontamente sistemati dalle Forze dell’Ordine.
Per fortuna di quei brevi momenti all’interno della sede ATC di Corso Dante 14 a Torino, resta un filmato [video ] che documenta come meglio non si potrebbe l’aggressione gratuita, in tutti i sensi immotivata, con cui le Forze dell’Ordine si avventano su quel gruppetto di giovani visibilmente inermi, spintonati con violenza e poi sbattuti a terra, in quattro contro uno fino a costringerlo lungo disteso e per poco la situazione non precipita nel replay del ginocchio sulla gola che ha ucciso un anno fa George Floyd – mentre da fuori campo si sente uno che ripetutamente aizza‘ammanettalo, ammanettalo…!’ ed ecco gli energumeni che si avventano sul ragazzo-preda, manette ben salde intorno ai polsi dietro la schiena, sollevato di peso e trascinato via come fosse un criminale. Il video si conclude con i passi in direzione di chi sta registrando perché la smetta: “vietato filmare”, fine della trasmissione.
Il tutto dura solo qualche allucinante minuto che non crederesti possibile in un paese libero e civile – e invece è la normale gestione dell’Ordine Pubblico per la città di Torino, come (ormai dovremmo saperlo) presto sarà nel resto d’Italia, ovunque lo sblocco delle decine di migliaia di sfratti in pendenza da tempo, insieme a quello dei licenziamenti più o meno scaglionati, non potrà che esplodere in quella che già viene annunciata come bomba sociale, come hanno segnalato persino i solitamente cauti sindacati confederali durante le recenti manifestazioni di Firenze, Bari, Novara e per l’appunto Torino.
Un’emergenza abitativa per niente nuova anzi cronica per il capoluogo piemontese, che la pandemia ha solo ulteriormente drammatizzato, come da tempo cercano di denunciare i numerosi collettivi che non hanno mai smesso di darsi da fare durante i vari lockdown, compensando l’assenteismo dei servizi sociali con un volontariato che meriterebbe di chiamarsi piuttosto lavoro di cura, a 360 gradi: dalla per niente semplice consulenza legale, al ben più impegnativo mettersi in relazione, offrendo ascolto, visite a domicilio, sostegno anche morale e psicologico oltre che pratico, tutti interventi che qualunque Buona Amministrazione dovrebbe in qualche modo considerare, premiare – e che invece anche l’Amministrazione Appendino preferisce criminalizzare, dimenticando le promesse fatte in campagna elettorale.
È il caso appunto del Collettivo Prendocasa, sportello aperto a chiunque si trovi in difficoltà ogni martedì pomeriggio nella sede di Corso Regina Margherita 47 – che ahimè ha il difetto di coincidere con il Centro Sociale Askatasuna, sinonimo d’ingestibile anarchia per Torino. E però basterebbe avere la pazienza di scrollare almeno per qualche minuto la loro pagina Facebook per capire quanta concretezza, autenticità, empatia c’è nell’impegno di questi attivisti, ben oltre il primo approccio allo sportello: nella documentazione dei vari casi dalla viva voce di chi ci è dentro fino al collo, e non sa per quanto tempo ancora potrà chiamare casa quelle quattro mura di cui ha già avuto lo sfratto – e dove andrà dopo, semmai le varie ATC, Lo.CA.R.E ed enti preposti hanno previsto una qualche soluzione. Il dramma per tutti è l’incertezza più totale, il sentirsi non più persone ma cose, scarti di una vita andata a male, numerini su liste d’attesa che dipendono da chissà cosa, insomma vuoti a perdere,pietre rotolanti su quella china che potrebbe finire con la strada: quella che comunemente definiamo emergenza-casa, è qui minutamente raccontata da chi non sa più a chi rivolgersi per sapere dove verrà sbattuto, o quando potrà avere una risposta.
Storia di Nicola neanche tanto anziano ma invalido da tempo con la moglie Angela e la figlia Sara, che essendo l’unica in salute dovrebbe accettare un lavoretto pagato-niente in cambio dell’alloggio, prendere o lasciare. Storia di Luciana e Hassam, pulitrice a ore lei, disoccupato lui, mutui insoluti da tempo, pignoramento assicurato: la casa è stata infatti svenduta all’asta di recente per poco più di € 10.000 (!), che affare per il pescecane che se l’è pappata e che tragedia per loro che non sanno dove sparire con le loro cose, i gatti, il cane, servizi sociali latitanti. Storia di Daniele e Giulia, una bimba ancora da svezzare e lo sfratto che si avvicina a grandi passi, mentre anche per loro gli assistenti sociali rispondono che faranno sapere, forse il giorno stesso dello sfratto. E storia appunto di Antonella e figlio dodicenne, entrambi invalidi o per meglio dire disastrati: lei per una serie di patologie legate alle violenze di entrambi gli uomini con cui è stata sposata; e il figlio che da questa storia di violenze è rimasto segnato. Un filmato la ritrae nei 30 mt2 di casa che le sono stati assegnati dopo l’ultimo parcheggio in casa-famiglia per sfuggire appunto alle violenze coniugali: un ex magazzino di proprietà della stessa ATC che trasuda marciume da ogni angolo, soffitti che spiovono pezzi di intonaco insieme ai goccioloni quando piove, riscaldamento che d’inverno va e viene, scarafaggi e blatte ovunque quando comincia il caldo, per non dire dell’amianto mai bonificato, una situazionedi inaccettabile nocività che Antonella ha ripetutamente denunciato agli assistenti sociali – senza risultato. Finché qualche mese fa si è rivolta allo sportello Prendocasa, che più volte l’ha assistita nei solleciti verso ATC, regolarmente disattesi – e mercoledì 23 giugno, l’accompagnamento agli sportelli della sede centrale era l’ennesimo tentativo di una lunga serie… ed è andata come è andata, come documenta il filmato.
Che però non dice delle conseguenze, sul piano penale, per i due ragazzi che sono stati tradotti in questura ammanettati. Benché visibilmente aggrediti e non certo aggressori, per entrambi è fioccata la denuncia di ‘resistenza a pubblico ufficiale, con l’aggravante del concorso’, visto che non erano soli bensì in gruppo. E insomma il fatto di essersi divincolati mentre venivano agguantati in malo modo (chi non l’avrebbe fatto?), li vede colpevoli di ‘resistenza’ – meglio farsi ammanettare senza fare storie!
“È probabile, augurabile, che in sede di processo il giudice li assolva entrambi, soprattutto in presenza di un filmato che registra con indiscutibile chiarezza la dinamica della situazione” mi fa notare un’amica che di queste storie ha una certa esperienza. “Ma hai idea di cosa possono significare queste pendenze per dei giovani che alla fine di un percorso di studi o di training stanno affacciandosi alla vita professionale? Che aspirano a dei concorsi, sperano in una qualche assunzione – o magari stanno per aprire un’attività e avrebbero bisogno di un prestito in banca… Sono situazioni che ti tarpano le ali, e non per qualche mese, per anni e anni! Un prezzo troppo alto da pagare, per la colpa di essersi esposti sulle tante emergenze sociali, sui tanti casi di ingiustizia che ci stanno intorno e di cui nessuno sembra volersi occupare, men che meno le istituzioni…”
“EMERGENZA SFRATTI, BASTA FARE GLI STRUZZI” titola infatti un recente volantino del Collettivo Prendocasa. “La gestione dell’emergenza casa non può essere rimandata! Gli assistenti sociali, il Comune e tutte le istituzioni cittadine e regionali devono TIRARE FUORI LA TESTA DALLA SABBIA. (…) L’emergenza è adesso: VOGLIAMO LE SOLUZIONI SUBITO!”
Un’urgenza che è stata ribadita con toni diversi ma non minor convinzione, dalla consigliera Deborah Montalbano (ex 5Stelle, attualmente esponente del Gruppo DemA) durante il dibattito in tema appunto di emergenza-sfratti, che si è tenuto alla Sala rossa del Comune di Torino proprio ieri, 28 giugno, mentre stavo per chiudere queste note.
Dibattito in cui la Vice-Sindaca e Assessore al Welfare Sonia Schellino avrebbe dovuto riferire circa il numero delle famiglie che avranno bisogno di essere tutelate e circa le misure concrete che l’Amministrazione Appendino intende mettere in campo, considerando le non piccole dimensioni del problema. Risultano a rischio infatti circa 4.500 nuclei famigliari nella sola città di Torino, 8.000 situazioni critiche in tutto il Piemonte, il 90% per morosità. “E non è più possibile parlare solo di emergenza-casa” aveva evidenziato Domenico Paoli, segretario regionale Uniat, alla vigilia delle manifestazioni indette anche con Sunia e Sicet qualche giorno fa. “Non possiamo nasconderci che ci sono problemi di ordine pubblico dietro l’angolo, se vengono subito stanziate risorse adeguate per le fasce più deboli, a livello regionale!”
Incredibile ma vero l’Assessora non è stata in grado di fornire alcuna cifra precisa circa il numero dei casi in sofferenza – e quanto alle misure da mettere in campo, si sarebbe limitata ad elencare quelle di sempre “senza nessuna risorsa convertita in voci di capitolo in più, senza nessun intervento straordinario o strutturale, neanche sui fronti delle semplici ristrutturazioni, per il recupero di un patrimonio di edilizia popolare che pure ci sarebbe, ma richiede da tempo interventi, manutenzioni… insomma una Vergogna” è stato il commento di Deborah Montalbano, che tra l’altro aderisce alla coalizione di varie realtà della sinistra torinese che sostengono la candidatura a Sindaco del Prof. Angelo D’Orsi per la Lista Sinistra in Comune.
Una Vergogna ancor più grande se si considera la quantità di immobili sfitti, ovvero vuoti, inutilizzati, nella sola città di Torino: 70.000! Abbastanza per risolvere l’emergenza-casa di tutta la regione Piemonte e di buona parte dell’Italia, se solo si volesse. Invece si preferisce mandare la Forza Pubblica, ammanettare la protesta, tarpare le ali: la pessima amministrazione dell’emergenza che sarà presto scontro sociale, mentre si favoleggia di Ripresa e Resilienza a colpi di devastanti Grandi Opere e relativi (eterni) cantieri.