Per milioni di alunni e alunne oggi si chiude la scuola, un anno difficile lo dicono tutti. Stanchi, sfinite, demotivati, arrabbiate, frustrate, qualcuna triste, qualcuna felice di riprendersi qualche pomeriggio e tante mattine senza rincorrere i libri, i banchi, i compiti… non sto parlando di ragazzi e ragazze, sto parlando di docenti! La scuola è innanzitutto un dramma per chi la abita e la fa… e se così è, non possiamo poi meravigliarci che studenti e studentesse la odiano… e non c’è bisogno di scomodare famosi studiosi o ricerche meticolose… è così evidente…
Il politically correct vorrebbe che io dicessi che la scuola va cambiata a favore di bambini e bambine… e certamente sono d’accordo… ma io dico iniziamo a cambiare affinché gli adulti si sentano bene, in un posto piacevole, dove trovare accoglienza, dove essere stimolati a dialogare, a convergere, a sentirsi parte… dove ampliare la propria autostima, dove avere il necessario riconoscimento, dove sentirsi partecipi, dove costruire una comunità di ricerca, dove poter esercitare il proprio ruolo di guida, dove sentirsi utili al futuro, dove riconoscersi umani tra umani…
Sul come fare ci sono molte cose da dire, il primo punto è cercare di ribaltare l’arroccamento su certe barricate: opporsi per resistere e resistere… io direi apriamo una breccia e chiediamo ai/alle docenti cosa ne pensano di:
– avere meno studenti per classe, poterli conoscere per nome, riuscire a pensare di cosa hanno bisogno;
– avere un partner affidabile che li aiuti a ‘confabulare’ per la miglior riuscita scolastica dei propri studenti e studentesse;
– avere ore lavorative riconosciute per avere del tempo con i colleghi, le colleghe e parlare dei propri studenti, di come migliorare, o di come coinvolgere le famiglie;
– avere in calendario momenti fissi di dialogo tra docenti, veri momenti di dialogo e non collegi di docenti dove si ripropongono le file di banchi come in un’aula di alunni svogliati che scorrono le nuche del compagno o della compagna davanti…;
– avere momenti in cui sentirsi realmente un gruppo, un team coeso, dove potersi aiutare personalmente, professionalmente e stabilire un ambito di lavoro piacevole e nutriente;
– prevedere figure interne alla scuola che facilitino la comunicazione e le relazioni tra i soggetti della comunità;
– ridefinire la funzione del dirigente come figura che promuove la ricerca educativa.
Si dirà subito che questo è impossibile, e invece ‘si può fare’ come sottolineato in ‘Scuola Sconfinata. Proposta per una rivoluzione educativa’* Abbiamo solo bisogno di più docenti e tanta volontà politica e individuale di credere in questa professione!
E non venitemi a dire che i/le docenti non se lo meritano… cambiamo lo sguardo.
Ci sono già molti insegnanti che amano il loro lavoro e sono in affanno per trovare ogni modalità possibile per avere una scuola inclusiva, accogliente, partecipata; ci provano perché lo fanno per l’amore che hanno per bambini e ragazze, ma certamente spesso hanno la rabbia del doverlo fare da soli, usando ore che non ci sono… cercando acqua nel deserto, senza alcun sostegno o valorizzazione, e a volte nella frustrazione di sentirsi dire ‘ma chi te lo fa fare’…
Cominciamo dunque a mettere tutte le centinaia di migliaia di maestri, professoresse, educatori ed educatrici in grado di lavorare adeguatamene al loro obiettivo educativo, chiediamo che i punti elencati vengano realizzati con i fondi di un’Italia che dice di mettere la scuola al centro… e se alcuni persisteranno nel loro stare impiegatizio non importa, appartengono alla categoria ‘qualsiasiasiscosasifanonandràmaibene’, quindi questi lasciamoli in disparte, diventeranno mosche bianche.
Adoperiamoci anche per spingere la grande maggioranza di docenti a rendersi conto dell’opportunità che rappresentano per i loro studenti e studentesse, per alcuni/e di loro l’UNICA opportunità di comprendere che il mondo non è solo quello che hanno vissuto in famiglia o nel loro ambiente immediato. Accade invece che a volte i docenti sono inconsapevoli demolitori dei tentativi maldestri di diventare adulti di tanti ragazzi e ragazze, non si rendono conto di ciò che avviene tra i banchi, hanno perso di vista l’empatia, la bellezza dell’essere guida, di accompagnare, di incoraggiare, di educare. Son convinta che questo non sia dovuto a una disposizione personale o intenzionale, ma al fatto che gli insegnanti sono travolti dalle condizioni che anno dopo anno li hanno resi quello che sono, e da cui non sono riusciti a divincolarsi (e certo non è questa la sede per chiederci come è potuto accadere).
Ecco perché una rivoluzione di tempi e relazioni, un ambiente ben congeniato, una situazione legislativa adeguata demolirebbe ‘l’effetto lucifero’, di cui molti docenti sono vittima non causa.
Ogni docente potrebbe chiederlo a gran voce e potremmo provarci anche tutti insieme, uscendo dai nostri orticelli.
* ‘Scuola Sconfinata. Proposta per una rivoluzione educativa’ è un libro scritto da 43 autori e autrici di provenienza geografica e professionale diversa, edito da Fondazione Feltrinelli e scaricabile gratuitamente a https://fondazionefeltrinelli.it/schede/scuola-sconfinata-per-una-rivoluzione-educativa/