415 ppm di anidride carbonica, 1892 ppb di metano nell’aria, agli occhi di un lettore comune tutti questi valori si traducono come delle bolle di sapone, numeri senza alcun significato, dopotutto perché dovremmo essere spaventati dell’aumento esponenziale di questi gas nell’aria? Ci sono sempre stati dopotutto e la Terra ha già visto valori del genere. E’ fondamentale, secondo me, dare uno sguardo al passato per capire meglio la gravità della crisi climatica ed ecologica.
In questo articolo faremo un salto indietro nel tempo allo scopo di mettere in prospettiva le attuali crisi che affliggono l’essere umano e capiremo meglio il ruolo che hanno i gas serra nella regolazione del clima globale.
Bene siete pronti? Iniziamo con il fare un salto di 12.000 anni, cioè quando l’ultima Era Glaciale cessò e l’essere umano iniziò a selezionare gradualmente le piante commestibili, sviluppò l’agricoltura, costruì città, le culture iniziarono a moltiplicarsi, insomma iniziò a nascere tutto ciò che noi chiamiamo “civiltà”.
Questo periodo di tempo, che va dall’ultima glaciazione ad oggi viene chiamato Olocene ed è caratterizzato da un clima globale principalmente stabile e prevedibile. Questi due fattori hanno permesso alla nostra specie di prosperare, crescere in numero ed espandersi in gran parte della Terra.
Ma il clima del nostro pianeta non è stato sempre clemente, infatti, periodi come glaciazioni erano abbastanza brutali per la vita sulla Terra, umani compresi, e proprio una di queste Ere Glaciali ci mise con le spalle al muro, spingendoci quasi all’estinzione.
L’età approssimativa dell’Homo Sapiens cioè della nostra specie, è di 250.000 anni. Questa è la fase tarda del periodo quaternario: un tempo in cui il nostro pianeta oscillava tra ere glaciali e periodi interglaciali più clementi (di cui l’Olocene era l’ultimo).
Bene! Ora andremo un po’ più indietro nel tempo, più o meno di 3 milioni di anni, cioè quando la Terra si trovava nel cosiddetto Piacenziano (nome derivato dalla città di Piacenza), durante il tardo Pliocene, il pianeta si presentava molto diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Le temperature erano più alte di 3°C e il livello del mare era più alto di 20 metri.
Dalle nuove ricerche condotte dalla rivista scientifica Nature e dai vari studi di paleoclimatologia fatti prelevando carote di ghiaccio, campioni di antichi fondali lagunari etc. è emerso che le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera del Piacenziano erano di “soli” 360 ppm. Quando sono nato io, nel 1994 i livelli di anidride carbonica nell’aria erano di 358.24. Nel giorno esatto in cui sto scrivendo questo articolo i ppm di anidride carbonica sono 418.91. In Meno di 30 anni abbiamo aggiunto 60 ppm di CO2 e i valori pre-industriali (poco meno di 300 anni fa) erano di 280 ppm, E’ importante capire che questo non è solo un passato lontano che la nostra specie non ha mai conosciuto: è anche un futuro che noi e i nostri figli vivremo. Perché l’orologio della Terra si sta spostando all’indietro, in un passato molto lontano e sconosciuto a noi e stiamo cambiando il nostro clima con una rapidità mai sperimentata in precedenza sulla Terra.
Source: NASA
I gas serra come l’anidride carbonica in primis, metano etc sono da sempre i regolatori del clima, cioè i fattori che decretano l’aumento o la diminuzione delle temperature, regolano il pattern delle piogge etc. Ora rimane da chiederci perché dovremmo spaventarci dell’attuale aumento esponenziale dei livelli di questi gas serra e perché non stiamo già osservando il pianeta come si presentava nel Pliocene.
Un recente articolo di Nature ha così spiegato la cosa: “Il motivo per cui oggi non vediamo temperature e livelli del mare simili al Pliocene è perché ci vuole un po’ di tempo perché il clima della Terra si riequilibri completamente a livelli di CO2 più elevati e, a causa delle emissioni umane, i livelli di CO2 stanno ancora salendo”. Per fare un esempio ancora più pratico, se accendi il forno a 200°C, la temperatura all’interno non farà un balzo istantaneo a quella temperatura ma ci metterà del tempo, questa è la spiegazione molto grossolana della sensibilità climatica.
Insomma ci vuole un po’ di tempo per vedere gli effetti completi delle attuali emissioni, qualche anno per le temperature e qualche secolo per i livelli del mare, ma la situazione sta peggiorando di anno in anno, non solo abbiamo lasciato il periodo clemente chiamato Olocene ma le emissioni continuano a salire e non abbiamo nessuna prova che l’agricoltura e la società su cui dipendiamo possano sopravvivere a questi squilibri.
Nello studio pubblicato da Nature si stima che se al business as usual sarà lasciata carta bianca, nel 2025 le emissioni raggiungeranno livelli ancora più critici e mai visti negli ultimi 15 milioni di anni. “Avendo superato i livelli di CO2 del Pliocene entro il 2025, è improbabile che i livelli futuri di CO2 siano stati sperimentati sulla Terra negli ultimi 15 milioni di anni, dal Miocene, un periodo di calore ancora maggiore rispetto al Pliocene.” afferma Dr de la Vega, autore dello studio. In poche parole, ci stiamo addentrando in acque sconosciute, nessun essere umano prima d’ora ha vissuto in un clima simile, e sta peggiorando. I livelli di gas serra stanno salendo così rapidamente da non dare tempo alle specie animali (umani compresi) e vegetali di adattarsi, di conseguenza gli ecosistemi e le colture su cui dipendiamo vengono distrutti da eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità perenni, inondazioni, ondate di gelo improvvise etc…
QUALI AZIONI INTRAPRENDERE PER ASSICURARCI UN FUTURO VIVIBILE?
E’ importante innanzitutto comprendere che le crisi che stiamo attraversando sono profonde, devastanti e terribili ma siamo ancora nella posizione di poter evitare l’impatto più atroce. La perdita di vite umane sarà raccapricciante e senza precedenti. Non c’è possibilità alcuna che gli ecosistemi e gli esseri viventi possano adattarsi a milioni di anni di cambiamento climatico nell’arco di pochi decenni. Il business as usual ci ha già catapultati nella sesta estinzione di massa, distruggendo milioni di anni di evoluzione dei viventi, senza contare i miliardi di danni fatti dalla crisi climatica.
La situazione è particolarmente tragica per quelli che hanno meno colpe, coloro che vivono al sud globale e in generale il ceto medio/povero. E’ importante specificare non tutti sono complici del cambiamento climatico e dell’estinzione di massa, molto spesso, praticamente sempre, le decisioni ci vengono imposte dai governi e dai politici senza la consultazione di esperti o cittadini, e la stragrande maggioranza della popolazione si ritrova bloccata in un sistema tossico che porterà ad un futuro non lontano di devastazione e conflitti.
LA RISPOSTA ALL’INAZIONE È LA RIBELLIONE NONVIOLENTA
Il fatto stesso che siamo nella sesta estinzione di massa e nella crisi climatica, uniti a decenni di COP e summit sul clima e biodiversità, strette di mano, greenwash e promesse vuote hanno dimostrato una cosa, i Governi non hanno reale intenzione di agire per assicurare ai loro cittadini un futuro vivibile. Anni di scioperi per il clima, manifestazioni e petizioni firmate sono serviti a ben poco.
Extinction Rebellion si propone di imparare dagli errori commessi nel passato e adotta una strategia di disobbedienza civile nonviolenta che affonda le sue radici negli insegnamenti di Martin Luther King, Gandhi e altri grandi della storia che con le loro azioni hanno cambiato in meglio il corso delle ere. Gli studi fatti dimostrano che la nonviolenza ha più probabilità di successo di una rivolta sanguinosa e che basta mobilitare il 3.5% della popolazione per ottenere un effetto a catena in grado di scatenare un vero cambiamento.
E’ chiaro che ormai non resta che ribellarci all’inazione e complicità dei Governi, con tanta rabbia, in modo pacifico, nonviolento e inclusivo, consapevoli di essere sempre più vicini a quel 3.5% che qualche anno fa ci è sembrato un ostacolo insormontabile
L’autore, Domenico Barbato, è un attivista di 26 anni, scrittore con la passione per la comunicazione scientifica.
Contatto: domenicobar345@protonmail.com