Il nero e il bianco della pelle definiscono, ancora oggi, buona parte dell’umanità e il razzismo che permea il mondo. Il romanzo di esordio della giovane scrittrice afromericana Raven Leilani, Chiaroscuro (Feltrinelli), affronta il tema tramite la storia di una ragazza di ventitrè anni, Edith, che vive ai margini, quasi invisibile anche a se stessa: dipinge – affermerà di essere un’artista – ma non riesce a ritrarre il proprio volto, ancora com’è in cerca di un’identità, identità messa in crisi dalle barriere culturali e sociali negli Stati Uniti, fautori delle libertà, ma non per tutti.
Edith lavora in una casa editrice dove la relegano ad un ruolo secondario (anche se si metirebbe di più) per poi licenziarla; non ha casa, pochi soldi e finisce con incontrare, su su un sito web, l’ennesimo uomo, Eric, più grande di lei, sposato con una figlia, Akila, che lui e la moglie Rebecca hanno adottato. Edith dipende dalle parole del suo amante, dai giudizi, dagli orari imposti per gli incontri; dipende tanto che si fa anche picchiare. Rebecca è consapevole delle relazioni extraconiugali del marito e, quando Edith perde tutto, la invita a casa loro, ma non senza uno scambio: la ragazza deve aiutare la donna bionda e algida a crescere l’adolescente Akila, nera. Inizia, così, una quotidianità di silenzi e sguardi, diffidenze e avvicinamenti tra queste persone che formano un bizzarro nucleo familiare allargato in cui il maschio – che pensava di essere un eroe, di successo nel privato e nel pubblico – finisce con l’ammalarsi (come tutti) e col perdere la stima e l’affetto di tutte le donne della sua vita. Ma è Edith a raccontare questa storia, la sua storia: con un linguaggio fresco, giovanile proprio della sua età, arricchito anche da uno stile lirico che fa commuovere a tratti, è capace di guardare la realtà che la circonda in maniera lucida e matura – nonostante la sua gioventù – senza fronzoli, ma con la speranza, mai sopita, di riuscire a trovare qualcosa di meglio di un vecchio amante narcisista, di un lavoro precario, di uno sfruttamento mascherato da irritante e ipocrita generosità (bianca e colonialista).
Edith ha abortito per ben due volte, ha pensato sì di farla finita; ma i ricordi di un’infanzia acciaccata, di due genitori feriti, la consapevolezza di dover lasciare alle nuove generazioni di neri (come Akila) un futuro migliore, la fanno reagire e lo farà anche l’altra donna, Rebecca, che come lei sa cosa vuol dire essere e sentirsi sola, nonostante la differenza di status sociale. Tutti i personaggi di Chiaroscuro, dunque, sono monadi in cerca di calore e di riconoscimento da parte dell’Altro in una Vita che, si sa, presenta per tutte e tutti i propri chiaro-scuri.