Di certo trovare una verità su cosa dovrà comportare la transizione ecologica non sarà veritiera poiché ci sarà sempre qualcosa da nascondere.
Un senatore di partito di governo, ma forse è un ex, afferma che “la transizione ecologica è solo una grande magnata”; sarà vero? Speriamo che qualcosa lo escluda.
Si tratta di una transizione o di una transazione (cfr Enciclopedia Treccani nel significato dei due termini: il primo come passaggio da una condizione o situazione a una nuova e diversa, oppure il secondo come nel linguaggio tecnico-economico per significare, genericamente, un’operazione commerciale o un affare?).
Se crediamo positivamente nella transizione alcune situazioni che si stanno creando le dovremmo osservare molto attentamente.
La verità, e non possiamo negarla, è che in questo momento la terra, intesa come armonia delle sue naturali attività, versa in pericolo di vita.
Le temperature del globo sono a livelli preoccupanti, i ghiacciai si sciolgono, i terreni li inquiniamo per dare spazio alle colture intensive; l’aria, che ci offre vita, è pressoché irrespirabile grazie alle emissioni (i Covid ci ha pure messo mano, seppur essendo calate le influenze e i raffreddori per l’uso delle inquinanti mascherine), la plastica fa i suoi danni in mare e nella terra; la perdita di biodiversità, l’inquinamento acustico, l’inquinamento elettromagnetico non alleviano le pene di chi segue queste tematiche.
Le sostanze inquinanti, alla fine dei conti, alterano gli elementi indispensabili per l’uomo mettendo a rischio la salute dell’intero sistema vitale del pianeta: l’acqua, la terra e l’aria.
Ogni giorno c’è una lista che forse non immaginiamo. Sarebbe interessante farne una cronologia giornaliera di tematiche legate ai vari tipi di devastazioni ambientali per capire che i Governi stanno facendo ancora molto poco per conservare questo pianeta.
Sono sempre il PIL e l’economia (ovvero l’oro in circolazione) ad avere ragione: non se ne viene fuori.
Questo pianeta lo continueremo a inquinare e questa nuova idea di “transizione ecologica” sarà sempre una questione di “presa” per PIL?
Per le necessità dove l’industria ci sta indirizzando, è sempre lei a fornirci l’indirizzo, avremo sempre più necessità di energia. Da cosa la si potrà ricavare?
Negli anni 50/60 la crescita fu incentrata, in primis, sul trasporto di persone e merci su gomma. Quindi sul trasporto aereo per velocizzare i movimenti. Pertanto le maggiori fonti da fruttare furono quelle più inquinanti derivanti dalle risorse fossili (petrolio e suoi derivati).
Quali possono essere gli strumenti per non arrecare altri danni ambientali, oltre quelli provocati finora? La transizione ecologica sarà quella che salverà il pianeta?
Dobbiamo essere positivi e propositivi. Forse quanto viene riportato non da una immagine proprio positiva anche se qualche proposito lo si potrebbe scovare, purtroppo non è quello a cui l’industria e l’economia sono interessate!
La transizione ecologica consisterebbe nel trasformare l’attuale economia energetica, dipendente da fonti fossili, a energia dipendente da fonti rinnovabili: eolico, fotovoltaico, geotermico idroelettrico ne farebbero da padroni. Se esiste qualche altra fonte di energia che non porti conseguenze, per essere positivi, non ne siamo a conoscenza, forse ci arriveremo.
Eolico, fotovoltaico, geotermico, idroelettrico, sfruttamento delle correnti marine, biomasse.
In alcune descrizioni leggiamo che le fonti sostenibili sono invece in grado di rigenerarsi e comportano un basso impatto ambientale, dovuto soprattutto alle tecnologie utilizzate per la produzione e l’utilizzo dell’energia. Le fonti energetiche in sé, infatti, non inquinano e sono inesauribili, consentendo di abbassare la nostra dipendenza dalle fonti fossili in modo efficiente.
Sarà vero?
E’ stato già riportata su Pressenza una parte della tematica riguardante le terre rare; terre che sono di rilevante importanza per la produzione della nuova tecnologia. Leggiamo su “GreeReport” «Quante materie prime serviranno per la transizione ecologica? L’Ue ha un piano»
Per poter usufruire dei componenti estratti dalle terre rare si devono tener conto principalmente questi fattori:
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- estrazione delle materie prime;
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- lavorazione delle risorse;
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- produzione del bene;
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- imballaggio e trasporto;
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- smaltimnto:
Ultimo fattore, ma non ultimo e il più delicato, porta allo sfruttamento umano dovuto all’estrazione. La visione di due documentari come “Antropocene” e “Deforestazione made in Italy” dovrebbero dare il senso a cosa stiamo andando incontro.
Un esempio per tutti viene riportato per solo il mezzo più utilizzato, quello riportato all’inizio: l’automobile. Di sicuro lo sarà ancor più in questi ultimi tempi causa il Covid.
Il giornalista Antonio Cianciullo riporta che, secondo alcuni indicatori, entro il 2030 circoleranno 30mln di automobili elettriche con batterie al litio (ndr prodotte grazie all’estrazione delle terre rare). Le stesse hanno necessità di una seconda vita poiché tale batteria subisce una riduzione di potenziale dopo l’utilizzo del 25/30%, dopo di che diventa inadatta al suo lavoro. Rimarrebbe quindi un 70/75% da utilizzare. La cosa positiva è che si sta elaborando la possibilità di un loro utilizzo come accumulatore per assorbire i picchi di produzione da energia rinnovabile. Alla fine, prima di dire addio a queste batterie, c’è la possibilità di recuperare i componenti di maggior valore, gli altri metterli in sicurezza (rifiuto pericoloso e nocivo, però non ci è dato conoscere la percentuale dei componenti recuperabili e quelli nocivi) per il passo successivo che porta all’economia circolare la possibilità di un suo utilizzo prima dello smaltimento.
Il professor Ferdinando Boero, zoologo e professore presso l’università Federico II di Napoli, ci dice che per la: «transizione ecologica, una società fiorente e una natura devastata non possono coesistere».
Rosa Filippini, di Amici della Terra, in un suo intervento sulla loro rivista l’Astrolabio, riguardo al decreto semplificazioni, riporta:
«… è già chiaro che, dietro le migliori intenzioni, decreterà un delitto perfetto ai danni della sola legislazione di tutela. Sempre che il magistrale intervento del Presidente della Repubblica non serva in extremis a fermare la mano degli assassini. … il mito del “blocco per motivi ambientali” ha creato danni incalcolabili all’immagine del paese e ha costituito l’alibi perfetto per coprire l’inettitudine della politica e il malfunzionamento della giustizia civile … le politiche ambientali hanno costituito un alibi abbastanza comodo per scansare responsabilità politiche, per offuscare inadempienze, per mascherare inadeguatezze e, in modo residuale, per consentire a qualche mascalzone di nascondere le proprie furbizie o incapacità dietro la lagna che “in questo paese, gli ambientalisti ti bloccano”» prosegue dicendo che le lobby dell’eolico e del fotovoltaico, costituendosi rendite miliardarie, hanno prodotto «…. questa falsa narrazione che confligge direttamente con la lobby dell’eolico e del fotovoltaico industriale. Potentissima, per tante ragioni storiche e strutturali, visto che lo sviluppo di queste fonti è raccomandato – non esattamente imposto, ma quasi – dall’Europa e dagli accordi internazionali sul clima …»
Sempre su l’Astrolabio viene riportato quanto da molto si afferma, tema sempre affrontato dalle Associazioni LIPU e Altura, del contributo che le pale eoliche offrono all’estinzione dei rapaci:
«… In Spagna, nella Regione di Navarra, gli impianti eolici stanno compiendo una vera e propria mattanza di uccelli selvatici. Soprattutto di avvoltoi e di rapaci. Può essere questa perdita di biodiversità il prezzo da pagare alla transizione energetica?».
La rete di Resistenza sui Crinali sabato scorso ha tenuto un banchetto informativo a Faenza fanno sapere che: «se l’eolico distrugge l’ambiente non è un’energia pulita». Perché l’eolico non è energia pulita lo riportano in questo loro esame:
«La transizione viene vista come un’opportunità per realizzare enormi profitti dalle compagnie minerarie che investono in pratiche sostenibili al fine di fornire ai consumatori la possibilità di verificare le credenziali etiche dei materiali con cui è stato costruito il prodotto acquistato risalendo fino alla miniera stessa. L’uso della tecnologia blockchain nelle catene di approvvigionamento dei metalli è stato presentato come la panacea per alcuni di questi problemi, compresi quelli sociali e ambientali. Non ne siamo così sicuri».
Sempre grazie alla rete di Resistenza sui Crinali leggiamo, in un loro approfondimento che, e non è una novità, un gruppo di avvocati, International Rights Advocates, ha intentato causa federale contro Apple, Microsoft, Google, Tesla e Dell: «poiché stanno consapevolmente favorendo l’uso crudele e brutale di bambini ed adolescenti nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) per estrarre il cobalto, un componente chiave di ogni batteria utilizzata nei dispositivi elettronici prodotti da queste aziende.» e qui parliamo anche di diritti umani.
Cosa dire di Idrogeno come energia pulita? Leggiamo questo articolo ripotato su “rinnovabili.it“, un quotidiano sulla sostenibilità ambientale, dove alla fine riporto: «da questo mini ciclo di articoli sull’idrogeno, la molecola biatomica non sembrerebbe uscir bene, sarebbe del tutto sbagliato non considerarla affatto per aiutarci a mitigare la Crisi climatica. Le applicazioni possibili ci sono e andranno sfruttate. Ma ancor prima di pensare e poi sviluppare nuove tecnologie, il ciclo dell’idrogeno deve essere oggi “riformato” e reso sostenibile. Per produrre i circa 70 milioni di tonnellate di H2 annue, vengono liberate 830 milioni di tonnellate di anidride carbonica in atmosfera – l’equivalente delle emissioni di Regno Unito e Indonesia combinate».
Ma anche l’Arte ha qualche cosa da dire al riguardo della transizione ecologica e su Finestre sull’Arte si legge: «La “transizione ecologica” potrebbe indebolire la tutela del paesaggio?».
La cosa certa è che l’umanità per continuare a “evolvere” secondo le esigenze attuali dovrà convivere con problematiche che, ci auguriamo, possano portarlo verso nuovi indirizzi di vita.