Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3 che nel giugno 2019, dopo 17 giorni di attesa in mare imposti da Matteo Salvini, all’epoca Ministro dell’Interno, speronò una motovedetta della Guardia di Finanza per entrare nel porto di Lampedusa con 42 migranti a bordo, non verrà processata. Aveva “il dovere di salvare delle vite umane”; lo ha deciso la Gip di Agrigento Alessandra Vella, che ha accolto la richiesta del procuratore Luigi Patronaggio, secondo cui Carola Rackete ha agito per stato di necessità.
Cadono dunque le accuse di resistenza o violenza contro una nave da guerra, per cui era stata arrestata
“Possiamo considerare ufficialmente chiusa la vicenda che ha visto Carola indagata per essere entrata in un dichiarato stato di necessità nel porto di Lampedusa nel giugno del 2019” ha commentato la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi. “È una conclusione logica e necessaria di una vicenda rispetto alla quale la Corte di Cassazione, responsabile per l’interpretazione dei diritti nel nostro paese, si era già espressa sottolineando due importantissimi principi. Quello per cui soccorrere chiunque si trovi in pericolo in mare costituisce l’adempimento di un dovere e pertanto non può essere criminalizzato e il principio per cui la nave e che presta soccorso non può essere considerata un porto sicuro e il soccorso stesso si può considerare concluso solo nel momento in cui le persone giungono in un porto in salvo”.
“L’archiviazione dell’inchiesta contro Carola Rackete, capitana di Sea-Watch 3, conferma quello che sosteniamo da sempre: salvare vite non può essere reato. Ci piacerebbe dire che questo passaggio giuridico chiude la stagione in cui, in nome dell’esternalizzazione delle frontiere e della blindatura dei confini, si calpestano i diritti umani. Purtroppo non è così. Nel Mediterraneo si continua a morire ogni giorno” ricorda nella sua pagina Facebook la Ong tedesca.