Questa mattina in piazza Castello si è svolta, dopo una settimana dalla precedente, una nuova manifestazione in favore della Palestina, convocata da Progetto Palestina
Secondo i dimostranti intervenuti la tregua non è reale, non sarà quindi duratura.
L’esponente di Progetto Palestina intervenuta al microfono ha dato numeri che sono davvero come una lama che penetra nello stomaco: più di 240 morti,di cui più di 60 minori, più di 75.000 sfollati.
“Gaza è sotto embargo da 10 anni, è una prigione a cielo aperto” ha continuato l’attivista di Progetto Palestina.
I Palestinesi si sentono vittoriosi perché dopo più di 60 anni si sono di nuovo uniti: le persone che vivono in Palestina, nei campi profughi e coloro che sono emigrati all’estero.
E’ stata annunciata un’intifada che non si fermerà fino alla riappropriazione da parte del popolo palestinese delle proprie terre.
L’intervento non ha dato adito a dubbi, la diplomazia internazionale non potrà sottrarsi a questa grave crisi, grave anche perché da molti anni la comunità internazionale e l’informazione mainstream sembrano essersi dimenticati della questione palestinese.
E’ stato lanciato un appello ad aderire alla Campagna BDS il Movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni nei confronti di Israele.
Gli interventi da parte di persone di origine palestinese sono stati fatti da donne tutti tranne uno, la stragrande maggioranza delle persone di origine arabo-palestinese in piazza erano donne e giovani donne.
Una manifestazione che fa capire perché chi va in Palestina se ne innamora: raramente mi è capitato di riuscire così velocemente a sviluppare un rapporto così empatico e di fiducia con i manifestanti.
La documentazione fotografica dell’evento ne ha certamente giovato. Molti i balli spontanei, molti i giovani. L’intervento politico è stato certamente molto determinato, dal punto di vista umano è stata la manifestazione più piacevole e fotogenica da molto tempo a questa parte.
La piattaforma della manifestazione:
In questi giorni continuiamo a seguire con apprensione e dolore ciò che sta accadendo alle nostre famiglie, amic* e compagn* palestinesi. I raid israeliani su Gaza non accennano a fermarsi. Il bilancio dei morti e dei feriti aumenta di ora in ora. Al momento in cui scriviamo si contano più di 219 morti, inclusi minori e oltre 1530 feriti.
I bombardamenti su Gaza continuano a colpire obiettivi che aggravano le condizioni della popolazione palestinese della Striscia, già stremata da un embargo che dura da più di 10 anni.
Solo pochi giorni fa, il laboratorio centrale che processava i tamponi per il coronavirus e aiutava a monitorare la diffusione del contagio nella Striscia è stato colpito brutalmente da un bombardamento. Le autorità locali stimano che il 40% delle infrastrutture idriche sia stato colpiti. Sono state distrutte scuole, le strade che portano agli ospedali sono ormai inaccessibili e si contano più di 52mila civili sfollati a causa dei raid israeliani.
Ogni diritto della popolazione gazawi è stato cancellato, il diritto alla salute e all’acqua potabile, all’educazione e all’autoderminazione politica ed economica.
Questo attacco è di fatto mirato all’eliminazione della popolazione gazawi ed è parte del piano di colonizzazione sionista, lo stesso che impone uno stato di apartheid nei confronti dei/delle palestinesi. Non ci stancheremo di scrivere che l’eliminazione, la pulizia etnica e la vergognosa violenza agita della “Democrazia del medio-oriente” non è autodifesa ma colonialismo.
L’informazione mediatica a cui stiamo globalmente assistendo sta operando una reale e concreta censura degli eventi che stanno accadendo in Palestina. L’edulcorata narrazione abusa ancora una volta del macabro binomio, israele come vittima che si autodifende e Palestina come terrorista di matrice islamica. I nostri stessi media nazionali, a partire dai vergognosi servizi della Rai, non solo abbracciano questa narrazione falsa e ipocrita, ma censurano ogni forma dissenso. Ce lo dimostra l’assordante silenzio sulle grosse mobilitazioni pro-palestina avvenute nelle piazze italiane in occassione dei 73 anni di Nakba del 14/15/16 maggio, e sull’abbattimento della torre di Al-Jalaa, sede di Al Jazeera, Associated Press e altre numerose testate giornalistiche. Non una parola è stata spesa in solidarietà ai giornalisti e alle giornaliste di Gaza.
Le nostre istituzioni continuano a non esprimersi rifugiandosi dietro le solite semplificazioni e stereotipizzazioni che definiscono la questione “troppo complessa”. Una posizione che riflette la linea internazionale, basata su una finta equidistanza che nasconde in realtà interessi economici. Basti pensare alle posizioni prese dal nuovo presidente americano Joe Biden, non distanti da quelle del suo predecessore Trump, che ha confermato il sostegno incondizionato allo stato di Israele.
Questa situazione ha portato tutta la popolazione e la resistenza palestinese ad alzarsi collettivamente contro la violenza sionista. Noi abbiamo la responsabilità di rispondere alla chiamata dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in Palestina che chiedono a gran voce di continuare la mobilitazione.
Siamo contenti di ascoltare nel mezzo di questi complici silenzi le alte grida dei portuali di Livorno e Napoli che si sono rifiutati di caricare le navi con armi destinate ad Israele, le quali sarebbero poi state utilizzate nella repressione della popolazione palestinese.
Alziamo la voce e prendiamo posizione contro il piano di colonizzazione sionista, per la libertà del popolo Palestinese, per la fine dei bombardamenti su Gaza e dell’apartheid nei confronti dei/delle palestinesi.
Impressionante il numero di sigle che hanno aderito: Progetto Palestina; Giovani Palestinesi d’Italia, Collettivo Ujamaa, Giosef Torino Marti Gianello Guida APS; ARCI Torino; Associazione Almaterra; Circolo Magazzini sul Po; Arcigay Torino; CSOA Askatasuna; Cambiare Rotta Torino – Noi Restiamo; Le famiglie dello Spazio popolare Neruda; Infoshop Senza Pazienza; CSA Murazzi; Auletta Autogestita C1; USB Piemonte; Potere al Popolo Piemonte; Kollettivo Studenti Autorganizzati Torino – KSA; Prendocasa Torino; West Climbing Bank; ASD Aurora Vanchiglia; Ah Squeerto Assemblea Queer Torino; BDS Torino; Transelvatikә – Collettivo antispecista; circolo Arci Margot, Carmagnola; ANPI Grugliasco; Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito; Last – Laboratorio Studentesco; SI – Studenti Indipendenti; Operazione Colomba – Torino; Rete21marzo mano nella mano contro il razzismo; Maurice GLBTQ; Mamme in Piazza Per la Libertà di Dissenso.
L’intervento di un’esponente di Progetto Palestina: