I profitti delle imprese di food delivery sono andati alle stelle ancor prima della crisi da pandemia, mentre ai loro riders cosiddetti “autonomi” vengono negati i propri diritti tra cui quello di organizzarsi a livello sindacale.
Il 22 febbraio 2019, alle 18, una macchina si è scontrata con il motorino di Servio Hernández. Hernández, venezuelano emigrato in Cile, è stato colpito mentre stava facendo una consegna per conto di PedidosYa, ramo della multinazionale tedesca Delivery Hero. Giunto in ospedale, per prima cosa Hernández chiese al personale medico di informare il suo supervisore dell’incidente. “Non c’è niente che possiamo fare per lui”, disse il supervisore al medico. Il supervisore spense il proprio telefono e impedì a Hernández l’accesso all’app di PedidosYa.
Servio Hernández è uno dei milioni di riders in tutto il mondo, dal Cile alla Corea del Sud, che consegnano freneticamente cibo e altri prodotti a casa delle persone. Se le condizioni per questi fattorini erano terribili prima della pandemia, nella situazione attuale sono ulteriormente peggiorate. Uno studio condotto dalla Fondazione Friedrich-Ebert, un ente no profit tedesco, intitolato “Agitazione Globale dei Riders delle Piattaforme” mostra un aumento in tutto il mondo delle proteste di lavoratori come Hernández. “Gli scioperi riguardano tutto il settore in diversi paesi” riporta lo studio. “La pandemia ha fornito la spinta e le condizioni per permettere ai riders di alzare la voce contro le ingiustizie strutturali alla base del loro lavoro”.
Secondo un’indagine di Euromonitor International, una società di ricerca di mercato, in America Latina le imprese, tra cui Delivery Hero, hanno registrato un aumento del 400% delle vendite di cibo a domicilio dal 2014 al 2019. I profitti per queste aziende sono saliti alle stelle, ma le condizioni di lavoro per i riders sono crollate. Hernández è uno di questi fattorini, e come altri in America Latina si sta mobilitando per ottenere più diritti e una sindacalizzazione.
Dopo 10 ore in ospedale, Hernández tornò a casa alle 5 del mattino del 23 febbraio 2019. Non poté lasciare il suo letto per due mesi a causa delle sue ferite. L’azienda non lo ha contattato. Non ha ricevuto alcuna indennità. Nell’aprile 2019 ha chiesto all’azienda di poter tornare al lavoro. Il supervisore di turno ha nuovamente registrato Hernández nel sistema. Quando un rider diventa parte del sistema, è tenuto ad acquistare e utilizzare prodotti col marchio aziendale, come una divisa e la borsa delle consegne attaccata alla propria bicicletta o motociclo personale. In quello che doveva essere un gesto di buona volontà, il supervisore ha detto al responsabile di queste attrezzature di “darglieli gratuitamente” dato che “sta tornando dopo un incidente”.
Pochi mesi dopo, nel dicembre 2019, Hernández notò che il suo reddito era diminuito. Si rese conto che per lo stesso numero di consegne effettuate un mese prima, ora stava guadagnando il 20% in meno. Questo nonostante alcune delle distanze ricoperte in quel momento fossero più lunghe. A quanto pare l’azienda aveva modificato le condizioni di lavoro senza consultare i riders e senza dar loro alcuna notifica di tali modifiche. Dopo l’incidente e questo cambio nei termini di servizio, Hernández sapeva di dover fare qualcosa.
Riders Unidos Ya
Come i riders che consegnano cibo in tutto il mondo, Hernández ha deciso di contribuire nella creazione di un sindacato. Insieme ad altri, Hernández ha iniziato a creare Riders Unidos Ya Chile, una community di fattorini che vogliono vedere riconosciuti i loro diritti da parte delle multinazionali.
Hernández afferma che è una buona cosa che Riders Unidos Ya fosse già stato fondato prima della pandemia. Le condizioni lavorative durante la crisi sono peggiorate. Un recente rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, “World Employment and Social Outlook”, ha riconosciuto che la pandemia di COVID-19 sta “portando alla luce i rischi e le disuguaglianze per i riders, in particolare per chi lavora su piattaforme geolocalizzate”.
Nel frattempo, Hernández mi ha descritto queste condizioni in un modo che suonerebbe familiare ai riders in qualsiasi parte del mondo. “Queste aziende di consegna giocano con il senso di stabilità delle condizioni lavorative dei fattorini”, mi ha detto. “Trovano il modo di cambiare le regole del gioco e modificare i contratti a piacimento, sempre a vantaggio [di queste aziende] e a nostro danno. In breve, ci fanno lavorare di più e guadagnare di meno. Prima della pandemia, avevamo un orario di lavoro garantito: le ore di connessione all’app, anche se non c’erano ordini in quel lasso di tempo. [Ma con] l’aumentare della domanda [soprattutto durante la pandemia], invece di migliorare le condizioni dei fattorini, [le aziende di consegna] le peggiorano: sospendono le ore garantite e ti pagano solo per gli ordini consegnati. Questo ci rende schiavi moderni, che dipendono dall’essere collegati [24 ore al giorno e 7 giorni la settimana] ad un’app. Le distanze aumentano, le tariffe orarie diminuiscono e, inoltre, si è legati all’umore del cliente”.
Egli ha sottolineato come il loro lavoro sia sensibile al fattore tempo, aggiungendo: “Se una persona non scende immediatamente a ritirare il proprio ordine, quel tempo non è considerato da nessuno. Diventa una questione di rispetto, di considerazione per l’altra persona. Siamo lavoratori, esseri umani, ma alcuni clienti, e i proprietari di queste aziende, si sentono autorizzati a trattarci come cani”.
Falsi lavoratori autonomi
Il brusco aumento pandemico dei servizi di consegna tiene questi riders in un limbo legale. Hernández mi ha detto che finora nessuna di queste società è stata sottoposta a ispezione in Cile. Lo sa perché la sua organizzazione, Riders Unidos Ya, ha due cause in corso contro PedidosYa. Le denunce sono state presentate da individui in quanto, dal punto di vista legale, i riders non hanno un rapporto di lavoro con l’azienda; sono lavoratori “autonomi” o liberi professionisti, il che significa che non possono formare un sindacato.
I riders in tutto il pianeta affrontano il medesimo problema di essere in nero, ma presenti sui libri contabili come lavoratori per l’azienda. I riders si oppongono presentando cause individuali contro queste multinazionali. Nel 2020, in Spagna, Isaac Cuende ha vinto una causa contro Glovo, un’altra multinazionale di food delivery. La Corte Suprema ha usato il termine “falsi autonomi”, riferendosi alla pratica di non riconoscere i riders come lavoratori che hanno diritti, tra cui quello di formare sindacati.
In Argentina i riders si sono organizzati in una vasta gamma di gruppi come Agrupación de Trabajadores de Reparto, Glovers Unidos Argentina e Redapps Unidos Argentina, e molti di questi gruppi hanno indetto uno sciopero internazionale dei lavoratori di consegna di cibo nell’aprile 2020. A essi si sono unite organizzazioni di tutta l’America Latina e la Spagna. Nell’ottobre 2020 molti di questi gruppi hanno tenuto il loro quarto sciopero, a cui hanno aderito riders in America Latina, Europa, Asia e Nord America. L’obiettivo è quello di fare pressione sui datori di lavoro delle app per costringerli ad anteporre la sicurezza e gli interessi dei riders ai margini di profitto, accettando i diritti e gli standard lavorativi.
Hernández fa parte di questo processo. Come rider attivo e capo della sua organizzazione ammette che non sarà facile. “Noi riders siamo visti come dispensabili”, mi dice. “Noi paghiamo sempre lo scotto, e le aziende ottengono sempre l’impunità”.
Questo articolo è stato redatto da Globetrotter.
Di Taroa Zúñiga Silva
Traduzione dall’inglese di Enrica Marchi. Revisione di Thomas Schmid.
Taroa Zúñiga Silva è co-editrice con Giordana García Sojo di Venezuela, Vórtice de la Guerra del Siglo XXI (2020). È membro della Segreteria di Donne Immigrate in Cile. È anche membro della Mecha Cooperativa, un progetto dell’Ejército Comunicacional de Liberación.