L’Onu intima Israele di bloccare gli sgomberi che stanno scatenando la reazione della popolazione palestinese.
Le Nazioni Unite hanno esortato Israele a “interrompere immediatamente” gli sgomberi forzati di cittadini palestinesi residenti nella zona di Gerusalemme Est, avvertendolo che questi atti potrebbero essere ritenuti “crimini di guerra”. In un comunicato pubblicato venerdì il portavoce dell’Ufficio dell’Onu per i diritti umani (Ohchr), Robert Colville, ha affermato che Gerusalemme est è “parte dei Territori palestinesi occupati” e che “vi vige la legge umanitaria internazionale” che “la forza occupante deve rispettare”.
Israele, quindi, ha detto Colville, “non può confiscare proprietà private in queste aree”. Secondo il portavoce dell’Ufficio dell’Onu, le leggi che implicano gli sgomberi “vengono applicate in modo intrinsecamente discriminatorio solo sulla base della nazionalità dei cittadini coinvolti” facilitando di fatto il trasferimento di cittadini israeliani nella zona occupata. Una pratica, questa, ha evidenziato Colville, che è “proibita dalle legge umanitaria internazionale e può arrivare a essere un crimine di guerra”.
Nel quartiere di Sheikh Jarrah di Gerusalemme est, capitale de iure dello Stato di Palestina annessa da Israele dopo la Guerra dei sei giorni, nel 1967, otto famiglie di rifugiati palestinesi sono a rischio di sgombero nell’ambito di una causa depositata alla Corte suprema dai coloni israeliani nella zona che verrà discussa lunedì.
Le proteste contro gli sfratti sono degenerate in violenti scontri tra cittadini palestinesi e le forze di sicurezza israeliane, con centinaia di ferine e decine di fermati. L’appello dell’Onu è arrivato a poche ore dall’invito a Israele, da parte di Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna, a interrompere la costruzione di insediamenti nella zona della Cisgiordania.