Il 25 maggio, giornata nella quale si è celebrata ininterrottamente nel lungo arco di tempo che intercorre tra il 1945 e il 1988, è la ricorrenza di una storica festività jugoslava, la Giornata della Gioventù (Dan mladosti). Si tratta, al tempo stesso, di uno dei «luoghi della memoria», in senso figurato, più evocativi del socialismo jugoslavo, e di una delle occasioni di partecipazione e di mobilitazione più imponenti e impegnative della Jugoslavia dell’epoca. La festa rappresentava, infatti, al tempo stesso, una celebrazione dei valori della Jugoslavia socialista e una metafora del cammino verso l’avvenire che il socialismo intende incarnare.
Era, in particolare, la data del “compleanno politico” del leader della resistenza e presidente della Jugoslavia, Josip Broz “Tito” (1892-1980). È noto, infatti, che Tito era nato in realtà il 7 maggio, ma egli stesso modificò di fatto la propria stessa data di nascita, portandola al 25 maggio, richiamando in tal modo il decisivo crinale storico del 25 maggio 1944, quando riuscì a sfuggire a un assalto nazista, nel fuoco della resistenza, presso Drvar.
In quella che sarebbe passata alla storia come la «Settima Offensiva Nemica», le armate naziste diedero il via alla operazione “Mossa del Cavallo” (Operazione Rösselsprung). I paracadutisti delle Waffen SS si lanciarono contro il quartiere partigiano di Drvar, in Bosnia, per catturare Tito; l’eroica azione, celebrata nella storiografia jugoslava, di alcune decine di studenti partigiani, armatisi con le armi sottratte ai nazisti, diede corpo ad una strenua resistenza, che diede modo a Tito di sfuggire all’assalto. È questo il retaggio storico, la celebrazione dei valori, della giornata simbolica del 25 maggio, quale giornata di rinascita e di riscossa, quale sconfitta strategica per i nazi-fascisti in Jugoslavia, e, di conseguenza, mito costituente della Jugoslavia socialista.
Dalla primavera 1944 si compì infatti il ciclo partigiano che, portando alla ribalta capi partigiani di primaria grandezza, quali Koča Popović e Peko Dapčević, portò alla fine alla Liberazione di Belgrado (20 ottobre 1944) e alla vittoria dell’Esercito Popolare di Liberazione: la guerra sul fronte jugoslavo terminò quasi due settimane dopo la caduta di Berlino, cioè il 15 maggio 1945. La data simbolica del 25 maggio, con la staffetta dei giovani, incarna, con il mito costituente di resistenza e liberazione, anche l’immagine del cammino verso l’avvenire.
L’evento che più complessivamente simboleggiava la Giornata della Gioventù era infatti la staffetta dei giovani (Štafeta mladosti). Per capire in cosa consistesse, non vi è probabilmente luogo migliore del Museo della Jugoslavia a Belgrado, che, negli spazi espositivi della “Casa dei Fiori”, ospita una spettacolare collezione di testimoni, impugnati dai giovani e dalle giovani che hanno animato, per oltre quarant’anni, la staffetta da un angolo all’altro della Jugoslavia. «Nel corso dei 43 anni di celebrazioni della Giornata della Gioventù, vi ha preso parte uno jugoslavo su tre. Nei primi dodici anni (1945 – 1957), in particolare, furono fabbricati più di 20.000 testimoni (bastoni) della staffetta; i 10.286.500 corridori che si sono alternati nelle staffette hanno percorso, in totale, più di 877.000 chilometri», come dire oltre 2.2 volte la distanza che intercorre tra la Terra e la Luna.
Fino alla morte di Tito, il 4 maggio 1980, la staffetta concludeva il suo percorso con una grande cerimonia presso lo stadio della JNA a Belgrado, con il rituale della consegna della staffetta direttamente nelle mani del presidente. La sua morte occorse tuttavia proprio nel mese di maggio, il mese della staffetta della gioventù: nel 1980, quindi, la staffetta non avrebbe, a seguito della morte di Tito, potuto concludere il proprio percorso.
Di lì a pochi anni, in una temperie storia e politica completamente diversa, anche le celebrazioni, a partire dal 1988, della Giornata della Gioventù, sarebbero state sospese. L’anno prima era scoppiato lo «scandalo del poster», quando fu pubblicato il progetto concettuale del Novi Kolektivizem, che trasse ispirazione, per il poster celebrativo della Giornata della Gioventù, da un poster nazista dell’artista del Terzo Reich, Richard Klein.
Si può dire che «Novi Kolektivizem fu responsabile di uno dei più grandi scandali nella storia della Jugoslavia, giunto peraltro in un momento di crescente instabilità, nel periodo in cui la Jugoslavia si avviava verso la sua violenta disintegrazione. Il Novi Kolektivizem partecipò nel 1987 al concorso per disegnare il poster per la Giornata della Gioventù: il loro progetto vinse e il poster fu pubblicato su <Politika, il principale quotidiano jugoslavo, dove fu fatta notare la sorprendente somiglianza con il dipinto dell’artista nazista Richard Klein.
«In un Paese fortemente intriso della mitologia della lotta partigiana antifascista e comunista, fu un episodio molto imbarazzante per le autorità. […] La portata dello scandalo ha colto di sorpresa il Novi Kolektivizem, e la notizia viaggiò ben oltre i confini della Jugoslavia. […] Tuttavia, nonostante il clamore, nessuna accusa fu mossa a NK». Tito era morto sette anni prima, la Jugoslavia, dopo Tito, era entrata nella fase critica della sua esistenza, la presidenza a vita (di Tito) fu sostituita dalla presidenza collegiale a rotazione tra le sei repubbliche e le due province autonome (Vojvodina e Kosovo). Ciò che rimane è il lascito memoriale, appunto, dei valori e della traiettoria dell’originale socialismo della Jugoslavia, tra multietnicità, autogestione e non-allineamento, un lascito, insieme, di originalità e creatività, nel novero delle esperienze delle «vie nazionali» al socialismo.