Il mio primo contatto, una specie di innamoramento, con Franco Battiato è stato con Fetus, il suo primo disco di musica elettronica che ha fatto da colonna sonora a notti insonni, passate a dipingere acquerelli astratti quanto le sue “melodie”.
Quando è passato a scrivere canzonette l’ho vissuto come una specie di tradimento. Tra i miei amici si diceva che si fosse “venduto al mercato”, che fosse “passato dall’altra parte”; frasi rigorosamente in bianco e nero, prive delle sfumature della vita, in un’epoca di schieramenti a priori.
Solo più tardi ho capito cosa stava facendo, forse; stava scrivendo i mantra del XX secolo; il praticante canta i mantra ignorando le parole di sanscrito di cui sono composti, la Parola di Dio è solo suoni; sono proprio quei suoni che risuonano in certi punti del corpo, stimolano certi centri e favoriscono certe risposte. Il praticante non lo sa, canta e basta. Le canzonette del suo periodo pop, con le loro allusioni e i loro deliziosi nonsense svolgono la funzione di moderni mantra; l’inconsapevole fan le canta e i chakra cantano e risuonano con lui, danno delle piste, aprono possibilità.
Potrebbe essere una delle tante spiegazioni di un essere umano inspiegabile, come tutti i misteriosi personaggi che hanno illuminato il XX secolo e che sono sfuggiti alle definizioni banali, all’essere da una parte o dall’altra, soprattutto dalla parte dei potenti.
Non diremo che Franco Battiato ha letto Gandhi, Silo o Martin Luther King, non lo tireremo dalla nostra parte come si suol fare con i morti che, di norma, non hanno più la possibilità di smentirti. Lo lasceremo in pace.
Semplicemente salutiamo l’essere umano, lo studioso di Gurdjieff, dei mistici e del Libro Tibetano dei Morti, il musicista poliedrico e mai soddisfatto, lo studioso e praticante sempre alla ricerca del prossimo passo dell’ascesa. Nel suo ultimo fondamentale lavoro (poco citato oggi) Attraversando il Bardo, sguardi sull’aldilà, libro e documentario si capisce che il percorso verso il dopo fosse già tracciato e conosciuto.
Forse gli accadimenti degli ultimi anni, gli incidenti, le dicerie sulla malattia erano l’ultima dissimulazione per partire con la dovuta calma e consapevolezza. Senza inutili distrazioni.
Dunque, buon cammino e arrivederci, Franco. Felici di aver condiviso insieme qualche istante del misterioso viaggio come Esseri Umani.