Si è spento il 21 maggio 2021, all’età di 94 anni, Sunderlal Bahuguna, considerato il padre dell’ambientalismo indiano da quando negli anni ’70 crebbe, attorno a lui e a sua moglie Vimla, il Movimento Chipko (che vuol dire “abbracciare”), movimento ambientalista gandhiano indiano che ha salvato intere foreste ai piedi dell’Himalaya facendo disobbedienza civile e legandosi agli alberi. Non ha salvato solo molte foreste dell’Himalaya, ma intere popolazioni delle colline e dei fiumi a Nord dell’India, nel Garwal, da un destino segnato: la devastazione ambientale e la deforestazione.
A migliaia si legavano agli alberi dell’Himalaya per impedire alle grandi compagnie del legname e agli speculatori di segarli, come fecero nel 1700 le tribù Bishnoi del deserto contro i boscaioli del Maharaja di Jaipur.
È in questo movimento che si è formata Vandana Shiva, dando vita al suo pensiero eco-femminista.
Negli anni Bahuguna, su consiglio della moglie Vimla, aveva lasciato l’attivismo politico per dedicarsi ai problemi del villaggio. Dagli anni 80 ha guidato il Movimento Anti-Tehri Dam fino al 2004 ed è stato uno dei primi ambientalisti che iniziarono ad occuparsi di questioni ambientali più complesse come l’impatto dell’industrializzazione dell’agricoltura con la Green Revolution voluta da Indira Gandhi; l’impatto della Blue Revolution con l’intensificazione dell’industria ittica, della produzione globale di allevamento di pesci, molluschi e piante acquatiche dagli anni 70 in poi nei paesi sottosviluppati; e l’opposizione alla costruzione delle grandi dighe.
Bahuguna ha militato prima nel Partito del Congresso dell’Uttar Pradesh, durante gli anni dell’indipendenza e, prima del 1947, contribuì a mobilitare la sua gente contro il dominio coloniale inglese.
Sunderlal Bahuguna, tra il 1981 e il 1983, contribuì ad organizzare una marcia trans-himalayana di circa 5.000, chilometri passando tra i villaggi per raccogliere sostegno, osservando i danni causati dai grandi progetti di sviluppo sul fragile ecosistema dell’Himalaya e il conseguente degrado della vita sociale nei villaggi. Nel 1980, dopo un incontro con Indira Gandhi, ottenne un’importante vittoria: il divieto di tagliare gli alberi verdi per 15 anni.
Abitava nella città di Dehradun ai piedi dell’Himalaya con sua moglie, dove sono visibili gli effetti dei disboscamenti avvenuti negli anni per far posto a nuovi insediamenti urbani, progetti edilizi e resort.
“Gli alberi scompaiono e i palazzi sorgono”, diceva Bahuguna dopo aver digiunato fino a 74 giorni per impedirlo.
C’è un libro di George James basato sul suo pensiero dal titolo “Ecologia, permanente economia”.
“Nella mia vita ho seguito Gandhi e camminato da solo migliaia di chilometri nei sentieri dei villaggi dell’Himalaya. Ovunque i locali contribuivano a preservare la terra e le acque semplicemente godendo dei loro frutti senza eccessi. Lo dica alla sua di gente prima che sia troppo tardi. Dalla terra possiamo avere tutto, piante e animali, semi, noci e frutta che bastano da soli a mantenere un uomo. Non abbiamo bisogno di tante scarpe e vestiti. Ma senza alberi i ghiacciai si scongelano e le dighe cambiano il corso dei fiumi e generano disastri laddove c’erano culle di civiltà. A cosa serviva tutto questo se non a produrre felicità dei cittadini e infelicità per chi viveva della natura?”.
Queste le parole che ha detto durante un’intervista fatta da Arondathy Roy.
Bahuguna è risultato positivo al COVID-19 ed è stato ricoverato in ospedale l’8 maggio 2021.
Questo virus si è portato via una delle figure di riferimento dei movimenti contadini e altermondisti indiani che da decenni denunciano e lottano contro la violenza economica della globalizzazione neoliberista.