La Procura di Torino ha aperto un fascicolo sulla morte del giovane trattenuto al CPR di Torino
E’ auspicabile che la Procura di Torino per coerenza applichi nei confronti di questo caso la stessa severità usata in altri ambiti.
E’ fondamentale che venga fatta piena luce sulle responsabilità e su chi non poteva non sapere.
Speriamo che venga approfondito il modo con cui il CPR di Torino, nelle proprie figure apicali, si sia interfacciato finora col Dipartimento di Salute Mentale territorialmente competente, che vengano approfondite le modalità e le responsabilità della gestione interna della salute mentale, e non solo, delle persone trattenute e delle loro cartelle cliniche.
Auspichiamo che l’ordine dei Medici valuti se ci siano gli estremi per un procedimento disciplinare e carico del Direttore Sanitario del CPR di Torino Dott. Pitanti.
La morte di Moussa è imputabile ad una sfortunata serie di circostanze? Ci sono delle responsabilità politiche?
La legge sui CPR è una legge fatta da Livia Turco e Giorgio Napolitano, il PD non ha mai ripudiato o criticato questa legge, non è la prima volta che un trattenuto in CPR muore, impossibile non ascrivere precise responsabilità politiche per queste morti.
Il “sistema ” di trattenimento ed espulsione, di cui il CPR fa integralmente parte, è una macchina disumana perfettamente oliata: l’Avv. Veglio di Asgi ha dichiarato che le udienze di convalida e proroga del trattenimento durano in media 300 secondi, e questo non può non essere anche responsabilità dell’avvocatura d’ufficio, inspiegabile che l’Ordine degli Avvocati non se ne occupi.
La conferma e la proroga del trattenimento a Torino raggiunge percentuali sbalorditive, superiori al 90%.
Il trattenimento viene convalidato o prorogato da Giudici di Pace, giudici onorari, che non sono tenuti ad avere le competenze della Magistratura Giudicante, che quindi non possono comminare pene, tuttavia possono privare della libertà una persona migrante.
Stiamo parlando di privazione della libertà a fronte di un illecito amministrativo: la mancanza di documenti di soggiorno, per usare un paradosso un italiano non viene privato della libertà perché posteggia in seconda fila.
E’ evidente che il sistema di trattenimento ai fini di espulsione non avviene per ciò che la persona ha fatto, ma per ciò che è: una persona che ha “semplicemente” avuto la sfortuna di essere nata dalla parte sbagliata del mondo, e “l’imperdonabile colpa” di cercare un vita migliore.
Nella foto di copertina dell’articolo si vede “la struttura sanitaria” del CPR, chiamata – se non fosse tragico, sarebbe patetico – “ospedaletto”, la zona in cui vengono messe in isolamento le persone con problemi di salute.
L’ospedaletto è l’area -anche qui se non fosse tragico sarebbe patetico – più lontana dagli ambulatori, situati nella palazzina uffici del CPR.
Chi si occupa di CPR non può non sapere che questa non è una serie di sfortunate circostanze, ma che era solo questione di tempo, che in un sistema così strutturato inevitabilmente si sarebbe verificata una circostanza del genere, “semplicemente” l’ultima di altre: purtroppo è toccato a Moussa.
La differenza, rispetto ad altre morti avvenute a Torino, Gradisca d’Isonzo, è che questa circostanza è lampante, non “manipolabile”: a Moussa inequivocabilmente non è imputabile nulla.
E’ successo a Torino (ma poteva succedere altrove), una delle città più attente a questo fenomeno che tuttavia è sconosciuto ai più grazie ad una sapiente coltre di silenzio istituzionale che protegge i CPR, rendendoli di fatto “zone franche”.
A Torino, in violazione al regolamento CIE 2014, l’idoneità (medico-legale) al trattenimento non viene valutata dalla struttura ASL di competenza, ma dal Direttore Sanitario del CPR, assunto dall’Ente Gestore Gepsa s.a. che basa i propri ricavi sul numero di persone trattenute.
L’Ordine dei Medici di Torino ha stipulato un accordo con Gepsa s.a. basato su un protocollo stilato con la Prefettura, i medici volontari dell’Ordine partecipano alla valutazione medico-legale di idoneità al trattenimento, o ne sono stati esclusi? E se ne fossero stati esclusi: perché? E chi lo ha deciso?
Arrivano da più parti notizie di trattenimento di minori: un minore non accompagnato non è espellibile, è di poco tempo fa la notizia del trattenimento di 15 minori al CPR di Pozzallo, o del minore a Palazzo S. Gervasio, in violazione alle norme vigenti: quando qualcuno se ne accorge “magicamente”, seppur nel notevole sforzo di bucare il muro di gomma, le cose vanno a posto. E quando nessuno se ne accorge?
Fortunatamente ci sono alcune associazioni che si occupano del “sistema”, o meglio delle persone che sfortunatamente finiscono in questo meccanismo: Asgi, Legal Team Italia, LasciateCIEentrare, a Torino l’Ordine dei Medici.
Il sistema di trattenimento ai fini di espulsione è un sistema eticamente marcio, non riformabile, ecco perché è importante che l’informazione svolga con attenzione ed onestà il proprio ruolo di controllo, di “emersione” del fenomeno, affinché non possa perpetrarsi nel silenzio occulto una “gestione” di persone, di esseri umani, che crea sofferenza, che non si può non definire crudele, e di cui proprio domenica scorsa, col suicidio di Moussa, abbiamo visto la punta dell’iceberg.