Mi capitò d’incontrare di persona Franco Battiato l’11 Gennaio del 2011, in occasione dell’85° compleanno del maestro violinista Giusto Pio, a Castelfranco Veneto, città d’origine dello stesso maestro con cui Battiato visse forse il sodalizio artistico più intenso della sua vita sul piano musicale, senza dimenticare ovviamente quello intercorso con il filosofo siciliano Manlio Sgalambro.
Sia Giusto Pio che Manlio Sgalambro hanno detto addio alle loro sembianze materiche prima che Franco Battiato facesse lo stesso ieri, 18 Maggio 2021, giorno in cui ha deciso di trasfigurarsi in anima per raggiungerli entrambi e continuare a suonare, a comporre e cantare in una dimensione diversa dalla vita così come la conosciamo, ma molto probabilmente non meno viva di quanto non la percepiamo nella sua forma terrena.
Ricordo che anche in quell’occasione di festa e di leggerezza Battiato non rinunciò alla sua graffiante ironia. Lui, che era ritornato a Sud per trovare la sua stella, quando il Sindaco della cittadina veneta volle onorare il maestro Giusto Pio, ritenendosi orgoglioso di poter esser concittadino di un così importante italiano, Battiato, nel silenzio animato da un certo brusio delle persone accorse per l’evento, si inserì come un granello di sabbia nell’ingranaggio della macchina retorica delle celebrazioni esclamando: Ah sì, pensavo fosse Veneto! Subito dopo, solo risate.
Franco Battiato è un incontro di mondi, un universo linguistico, un apolide del suono che si fa musica nel cuore di chi lo sa ascoltare, una voce soffusa e senza padrone che ha attraversato le epoche fino a incontrare voci nuove tramite cui la sua lezione involontaria continua a risuonare prefigurando tempi in cui l’acqua si farà dalla sete, la terra dagli oceani attraversati e la pace dai racconti di battaglia, come canta Vasco Brondi in una delle sue più recenti canzoni e come molti altri giovani cantautori fanno, cogliendo a piene mani inarrivabili suggestioni dallo sconfinato repertorio del Maestro per provare a esprimere, attraverso un “mezzo frivolo” come la musica, concetti profondi che riguardano l’esistenza di ognuno di noi.
Onore al Maestro dunque, che è divenuto crisalide superando il momento dello “spavento supremo” a cui si è preparato per una vita intera. Adesso sarà lì, nel Bardo, in pace e in serenità mentre vaga per i campi del Tennessee, in attesa dell’ultimo treno per Tozeur …
Lino Manella