22 aprile, Giornata Mondiale della Terra. La mitologia greca ci racconta che fu Gea, l’immortale progenitrice, una donna quindi, a creare il tutto in cui siamo avvolti. Il resto giunse in un secondo tempo quando Gea mise al mondo Urano, il cielo stellante e i monti, il mare… la divina madre è una dea immortale. Questo mito mostra in sé una ottimistica simbolica preveggenza: la madre Gea/Terra è eterna, ci sopravviverà, eppure gli umani abusano della sua potenza intrinseca.
Ci sono parole come ecologia ed eco-sostenibile, per citare le più usate, che rimandano ad un impegno, quello di curare la nostra casa comune, di impegnarci di più per non deturparla, per non desertificarla: il 25% della superficie terrestre è stata danneggiata. Ogni anno si perdono 24 miliardi di tonnellate di terreno fertile, soprattutto a causa di pratiche agricole insostenibili, a ciò si aggiungono le emissioni di gas serra prodotte per il 18,4% direttamente da agricoltura e silvicoltura.
Cos’è davvero l’ecologia? Una domanda irrinunciabile a cui è importante rispondere. Per comprenderlo appieno dobbiamo fare qualche passo indietro e considerare la visione olistica dell’Ecologia della mente introdotta dall’antropologo inglese Gregory Bateson (1904-1980), un tentativo di integrare funzioni della mente diverse come apprendimento, memoria, linguaggio. L’ecologia della mente ha alla base una visione olistica dell’uomo, una visione d’insieme che a sua volta sta alla base dell’ecologia come rapporto dell’uomo con l’ambiente. In parole povere, siamo tutti collegati e chi ad esempio inquina in Oriente provoca ripercussioni in Occidente e viceversa: dobbiamo imparare a pensare e a vedere oltre il nostro steccato. Mancando questa visione o rifiutandola si è giunti vicini alla strada del non ritorno da cui dobbiamo allontanarci. Siamo tutti collegati, ripeto, questa è l’ecologia che ci ha mostrato Bateson, a partire dalla mente: per lo studioso anche le idee sottostanno alla legge dell’evoluzione, alcune sopravvivono altre no, e chissà che non rimanga in vita la migliore: la visione ecologica, quella che potrà salvarci.
In occasione della Giornata della Terra delle Nazioni Unite, Future Food Institute e Fao e-learning Academy organizzano ‘Food for earth’, la maratona digitale globale di 24 ore sulla Sostenibilità dove scienziati, politici, imprenditori, giornalisti…ma anche agricoltori di tutto il mondo si confronteranno su sistemi alimentari sostenibili. Ripensare l’agricoltura vuol dire ripensare il nostro modo di alimentare ed alimentarci, significa prendere in esame la nostra stessa esistenza: siamo tutti collegati de l’impegno deve partire da noi come individui se si vuole curare il tutto. Ad una visione plurale non legata al nostro individualismo, ad una visione sostenibile perché prima di tutto olistica. Il termine sostenibile, ripetuto ad libitum negli ultimi anni, deve essere implementato in tutti campi delle azioni umane, dall’arte, ai trasporti, al riscaldamento, alla mobilità… all’agricoltura.
A tutto ciò è collegata, non dimentichiamolo, la questione rifiuti, non solo quelli prodotti sulla Terra e negli oceani, ma anche i migliaia e migliaia di satelliti che orbitano attorno a noi a pochi chilometri dal suolo: molti non funzionanti mettono a rischio quelli attivi e utili alle attività umane. Ci sono ancora dubbi sul fatto che siamo tutti collegati? L’essere umano, il più abile ed intelligente animale terrestre, rischia, distruggendo, di scomparire dal Pianeta: forse per questo la mitologia ci tramandò una divina madre immortale come origine della vita stessa.