Sabato 10 aprile, ancora una volta davanti al Trivulzio di Milano, un presidio organizzato da Società della Cura, Medicina Democratica, il comitato dei familiari Anchise, il Coordinamento nazionale dei familiari: striscioni, bandiere, volantini. Un altro tassello in questa settimana che ha visto insistere affinché nessuna multinazionale speculi sui vaccini, perché la sanità sia pubblica, perché si riformi un sistema sanitario che ha prodotto quello che sappiamo (e che forse non sappiamo), in Lombardia soprattutto.
Presidi oggi in varie città, davanti a ospedali o RSA, per cercare di far sentire la propria voce a un palazzo sordo e arroccato che non vuole mettersi in discussione, ammettere errori e limiti, rivedere, girare pagina.
Fredde giornate a Milano, ma oggi è uscito anche un timido sole. Si aspetta, si aspetta che venga un bel caldo, che si aprano le porte delle RSA, che si risalga la china di un deserto affettivo che avrà fatto anche i suoi morti. In quest’anno abbiamo imparato ad aprire bene le finestre per cambiare aria, eppure in certi palazzi l’aria è sempre quella.
Tra i tanti striscioni esposti più volte che chiedono una modifica radicale della legge regionale 23, una sanità pubblica, preventiva, sul territorio, i Distretti, le Case della Salute e difendono la qualità dei servizi, ne spunta uno mai visto prima: “Solidarietà al medico K. Katarachiàs”. Nessuno capisce, molti chiedono… Si tratta di un medico greco licenziato nei giorni scorsi ad Atene per il suo attivismo. Per un attimo proviamo a immaginare cosa stia avvenendo ai fratelli e alle sorelle greche. Un po’ di vecchio e sano internazionalismo non fa mica male.
Ecco il video che racconta cosa è successo da quelle parti: https://vimeo.com/533609826
Foto di Andrea De Lotto e Pino Petita