L’Afghanistan 20 anni dopo l’occupazione e la guerra di USA e NATO, descritta dall’attivista e scrittrice Malalai Joya. Dal 2003 vive sotto scorta per aver denunciato “signori e criminali di guerra”. Da quel momento la sua vita è sotto protezione, con tutti i limiti di chi è minacciato di morte. Le sue parole sono un atto di accusa, il racconto di cosa sia l’esportazione della democrazia a stelle e strisce.
Che cosa significa vivere in Afghanistan al giorno d’oggi?
In tutto il paese la situazione in fatto di sicurezza è complessa, tutti i cittadini vivono nel terrore. I talebani, l’Isis, i signori della guerra, le truppe d’occupazione. Tutte queste forze sono responsabili delle condizioni di vulnerabilità che affliggono gli afgani. Nelle grandi città come Kabul sono frequenti episodi di violenza, terrorismo e kamikaze, e a rimanerne vittima sono sempre i più poveri. Chi esce di casa non sa se vi farà ritorno sano e salvo. L’Afghanistan, per farla breve, era un posto decisamente più sicuro quando era ancora sotto l’egemonia talebana nel 2001. Mentre al tempo a opprimere gli abitanti era un solo nemico, nel corso degli ultimi 20 anni se ne sono avvicendati sempre di più, con signori della guerra, talebani e altri gruppi terroristici a farla da padrone nelle aree rurali e senza dimenticare la presenza di droni del governo statunitense e della NATO. Se non siamo al sicuro neanche a Kabul, non ci si può aspettare di esserlo nei villaggi isolati. Ad esempio, il 21 aprile 2021 tre bambini sono stati brutalmente decapitati nella loro abitazione a Kabul. Oggi il mio popolo è vittima di ingiustizie, corruzione, disoccupazione, povertà, dipendenze da droghe, violazioni di diritti umani etc.
Potrebbe dirci qualcosa di più su questa guerra? Crede che le ragioni individuate dai media siano quelle giuste?
In seguito all’attacco terroristico dell’11 settembre 2021, gli USA/Nato hanno invaso l’Afghanistan con il pretesto di una guerra al terrorismo, ma in realtà gli ultimi 20 anni hanno raccontato un’altra storia. I terroristi oggi sono decisamente più forti di prima, e quella si è dimostrata in realtà una guerra ai poveri. In centinaia di migliaia hanno perso la vita a causa dei gruppi terroristici o dei bombardamenti nei villaggi.
Nelle ultime due decadi, gli Stati Uniti sono stati coinvolti direttamente o indirettamente nell’uccisione di circa un milione di afgani, hanno sganciato MOAB, usato bombe a grappolo e munizioni al fosforo bianco, creato la mafia, corrotto il sistema economico, inquinato il paese e reso l’Afghanistan uno svincolo nel traffico di droghe. Ogni aspetto della nostra vita oggi è tragico. Il paese occupa le ultime posizioni delle classifiche mondiali su diritti delle donne, giustizia, aspettativa di vita, libertà di stampa, sviluppo umano, istruzione, salute, prosperità etc. Per questo reputo lo slogan della cosiddetta “guerra al terrorismo” la più grande menzogna di sempre. Sono due i nostri principali nemici: l’imperialismo e il fondamentalismo islamico. Sono come due lati della stessa medaglia e hanno trasformato negli ultimi 20 anni il paese in un cimitero.
Cosa ha comportato la presenza degli americani? In un’intervista per il giornale italiano “Left” ha parlato anche delle truppe italiane presenti su territorio afgano. Cito testualmente: “Anche gli italiani non sono esenti da colpe. Anche i vostri soldati hanno commesso omicidi. Ho delle prove di come i fondi pubblici vengano utilizzati per finanziare i signori della guerra e farli vivere nel benessere. Il vostro governo ne è a conoscenza, lo stesso dicasi delle truppe della NATO. Posso anche dimostrare come venga coperto il traffico di cocaina.”
Se dovessimo ripensare ai trascorsi degli Stati Uniti in Afghanistan fin dalla guerra fredda, ci renderemmo conto di come non siano mancati innumerevoli bagni di sangue e atti di barbarie. Durante la guerra fredda gli Stati Uniti hanno formato, nutrito e rafforzato forze estremiste brutali quali jihadisti (signori della guerra, talebani, ISIS) e altri. Tra l’altro, questo tipo di politiche esistono ancora oggi. Sfortunatamente, gli USA e la NATO non hanno commesso crimini di guerra solo in Afghanistan, ma anche in Iraq, Siria, Libia, Yemen etc.
Nelle ultime due decadi hanno reso il nostro paese un paradiso per i terroristi, cercando di far sì che questi ultimi si spingessero fino in Cina e Asia centrale per destabilizzare i loro rivali. Gli Stati Uniti non vogliono davvero sconfiggere i gruppi terroristici in Afghanistan poiché sono loro funzionali per portare avanti la propria politica estera in Asia. La Casa Bianca è padrina del terrorismo islamico. Hanno compiuto innumerevoli massacri e versato centinaia di milioni di dollari dei contribuenti nelle tasche di signori della guerra assetati di sangue e dei talebani.
L’Afghanistan è responsabile di più del 90 % della produzione di oppio a livello mondiale. Gli Stati Uniti hanno fatto in modo che il nostro paese si specializzasse nella produzione di questo medicinale poiché così possono ricavarne ogni anno miliardi di dollari, e nel frattempo la vita dei più poveri viene distrutta. Credo che l’oppio sia più pericoloso di Al-Quaida o del terrorismo, e reputo anche che causi più vittime rispetto alla guerra.
Il neopresidente deli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato recentemente il ritiro delle truppe dal vostro paese. Quali sono i possibili scenari che potrebbero concretizzarsi dopo che le forze americane avranno abbandonato questo pantano che io definirei “il nuovo Vietman”, sempre che lei mi dia il permesso di definirlo così?
In Vietnam gli Stati Uniti hanno fronteggiato delle forze progressiste che lottavano per la libertà e l’indipendenza guidate dai comunisti. Tuttavia, da noi hanno giocato al gatto e topo con i talebani, una potenza creata dalla Casa Bianca con l’aiuto dei servizi d’intelligence pakistana. Pertanto, credo che le due situazioni non possano essere paragonate. Al di là del ritiro delle loro truppe, penso che la presenza degli Stati Uniti a livello economico, politico etc. rimarrà forte per molti anni a venire. Creeranno uno stato fantoccio che ne curi gli interessi. Non abbandoneranno completamente l’Afghanistan, visto e considerato che la nostra situazione geo-politica gli tornerà ancora utile nella lotta contro i loro rivali, in particolare Cina e Russia.
Se potesse avere un confronto diretto con il governo americano, che tipo di intervento chiederebbe nel suo paese?
Gli chiederei di procedere al totale ritiro delle loro truppe il prima possibile e di smetterla di finanziare i gruppi fondamentalisti. Chiederei anche alla popolazione statunitense di portare in tribunale i suoi governanti per aver commesso dei crimini di guerra in Afghanistan e aver dato inizio al conflitto più lungo a cui abbiano mai preso parte con il solo fine di salvaguardare i profitti delle grandi multinazionali.
Qual è la situazione delle donne in Afghanistan? Penso soprattutto alla sanità e all’istruzione
Sotto l’egemonia del regime talebano, un regime ignorante e misogino, la condizione della donna era catastrofica. Rispetto ad allora non è cambiato nulla. I media occidentali presentano alcune afgane come veri e propri “simboli nella lotta per l’emancipazione femminile”, ma in realtà la maggior parte di loro è parte del problema ed è legata in qualche modo a delle pericolose bande; per questo non possono rappresentarci tutte. La prostituzione, lapidazioni, violenze sia pubbliche che private da parte di talebani, signori della guerra locali e dell’ISIS, la tossicodipendenza, i matrimoni forzati, spose bambine, attacchi con acidi, violenze domestiche, attacchi contro studentesse… Sono tutti fenomeni che stanno esplodendo nel paese. Per esempio, recentemente una donna è stata fustigata pubblicamente nella provincia di Herat, quattro giovani giornaliste sono state uccise nella provincia di Jalalabad e il 23 marzo 2021 una bambina di 9 anni, che studia in una scuola religiosa, è stata brutalmente violentata. Potrei citare migliaia di esempi simili, a dimostrazione di come le donne afgane vivano un inferno.
Parliamo ora della sanità. L’anno scorso un terrorista talebano ha attaccato una clinica ostetrica a Kabul, togliendo la vita a molti innocenti, a donne in gravidanza e a neonati.
Parlando poi di istruzione, la situazione non è meno dolorosa. Forse ha sentito che il 4 novembre 2020 l’università di Kabul è stata attaccata in pieno giorno e circa 40 studenti, soprattutto studentesse, sono rimasti uccisi. Inoltre, il governo fantoccio di Ashraf Ghani persegue politiche misogine. Un paio di settimane fa il ministro dell’istruzione (una donna che ha studiato negli Stati Uniti) ha annunciato che le studentesse di più di 12 anni non potranno più cantare durante le cerimonie formali. Fino a quando questi estremisti, nascondendosi dietro la maschera della democrazia, rimarranno al potere, non permetteranno mai ai nostri cittadini di emanciparsi. L’istruzione è uno strumento fondamentale nella lotta all’occupazione e al fondamentalismo, oltre che un lasciapassare per l’emancipazione dell’Afghanistan.
Com’è la sua vita quotidiana?
Come in passato, la mia vita è continuamente a rischio. Devo vivere sottoterra e devo lasciarmi accompagnare dalle guardie del corpo ogni volta che vado da un luogo a un altro. Tuttavia, nonostante tutte le sfide, le difficoltà e gli ostacoli, non sono mai rimasta in silenzio perché sono convinta che il mio contributo, per quanto minuscolo, possa essere un seme che germoglierà per le future generazioni, affinché possano vivere in un paese indipendente, pacifico e laico.
Se dovesse volgere lo sguardo al futuro, qual è il percorso che le piacerebbe che il suo paese imboccasse?
Desidero che il mio paese sia libero da ogni forma di fondamentalismo e occupazione. Voglio che tutti possano essere emancipati grazie all’istruzione. Sogno una democrazia vera e propria, la pace e la giustizia sociale per il nostro futuro, un futuro roseo.
Un’opinione pubblica informata e consapevole potrebbe influenzare notevolmente le scelte politiche del paese. Cosa le piacerebbe dire al governo britannico e a quello statunitense relativamente al caso di Julian Assange? E cosa le piacerebbe dire ai giornalisti, ai media e ai personaggi pubblici che non dedicano tempo e parole né al suo caso né alle occupazioni nel Medio Oriente?
A nome dei cittadini afgani condanno con forza quanto fatto dal governo statunitense, da quello britannico e da altri governi stranieri a Julian Assange. Le loro sono state azioni antidemocratiche, delle infrazioni della libertà di parola. Julian Assange e tutti coloro che rischiano e hanno rischiato le loro vite smascherando i crimini di guerra e gli errori commessi dai loro governi rappresentano la sana consapevolezza dell’umanità.
La sua voce è la nostra voce e chiedo solidarietà internazionale affinché venga liberato il prima possibile, poiché credo che Assange e chi come lui ha svelato importanti verità siano un simbolo di coraggio e libertà di parola. Il suo arresto dimostra come i media non siano liberi, ma siano anzi uno strumento nelle mani dei guerrafondai per fare propaganda e nascondere la realtà dei fatti. Per quanto riguarda le occupazioni atlantiche nel Medio Oriente, le condanno severamente: la democrazia non è mai figlia di colpi di pistola, invasioni o guerre.
Nessuna nazione può donare la libertà a un’altra; le ultime due decadi della nostra storia lo hanno dimostrato. Ogni qualvolta gli Stati Uniti sono intervenuti, ecco che hanno portato con sé morte e distruzione. Pertanto, spero che tutti i movimenti, gli individui, i partiti e gli attivisti di sinistra del mondo, amanti della pace e della giustizia, uniscano le forze e facciano sentire forte la loro voce contro guerre e corruzione e a favore di pace, democrazia e giustizia sociale.